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Banche, allarme sofferenze: 1 euro su 5 prestati si è deteriorato

L’Area Studi di Mediobanca ha presentato a un convegno promosso dalla Fondazione La Malfa un rapporto inedito sugli Npl e sulle sofferenze di 490 banche italiane da cui risulta che i crediti deteriorati ammontano a 176 miliardi di euro (pari a 4 volte quelli delle banche europee, che però sono spesso piene di derivati) e le sofferenze nette a 76,2 miliardi che, se cedute in blocco, abbatterebbero il patrimonio del sistema bancario del 17%.

La Fondazione Ugo La Malfa ha presentato ieri al Senato un Rapporto inedito dell’Area Studi di Mediobanca sul sistema bancario italiano focalizzato sull’emergenza dei crediti incagliati e delle sofferenze che zavorrano gli istituti di credito. In apertura dei lavori, Paolo Savona e Giorgio La Malfa della Fondazione hanno affermato che nel corso degli ultimi mesi sono emerse le difficoltà e i problemi di un certo numero di banche di medie e di grandi dimensioni che hanno sollevato il quesito di quali siano le condizioni generali del sistema bancario italiano.

Le banche in difficoltà sono una eccezione o sono invece la punta dell’iceberg di un problema molto più grave? Questo è il tema sul quale la Fondazione Ugo La Malfa ha da tempo concentrato la sua attenzione in rapporto al tema più generale della ripresa economica italiana.

La situazione delle banche è un elemento che condiziona profondamente la possibilità di una ripresa dell’attività economica italiana. Le condizioni particolarmente favorevoli dei tassi di interesse garantiti in questi anni dalla Banca Centrale Europea costituiscono una condizione necessaria per la ripresa. Ma esse non sarebbero sufficienti qualora il sistema bancario italiano ereditasse dal passato una condizione di grave difficoltà. Per questo è molto interessante la ricerca predisposta dall’Ufficio studi di Mediobanca sul sistema bancario italiano e le sue componenti.

Il tema odierno, hanno precisato Savona e La Malfa, riguarda un aspetto sul quale si è concentrata l’attenzione del mercato e delle autorità italiane ed europee: lo stato delle sofferenze in relazione ai fabbisogni di capitale. Il problema delle sofferenze non può essere trattato con formule meccaniche che non tengano conto delle difficoltà generali in cui si dibatte il Paese. Su questi aspetti è intervenuto anche il presidente della Commissione Industria del Senato, Massimo Mucchetti, che ha indicato come meritorio il modo in cui Unicredit, in occasione del recente aumento di capitale, ha pensato di smaltire i propri crediti incagliati.

Al centro del convegno della Fondazione La Malfa è stato il rapporto elaborato dall’Area Studi Mediobanca e presentato dal suo direttore, Gabriele Barbaresco, che ha raccolto un insieme di dati di bilancio a fine 2015 relativi a oltre 490 banche italiane che rappresentano il 96% del sistema. In particolare, sono stati rilevati dati per singolo istituto relativi alla consistenza dei crediti deteriorati, alle loro tipologie e alle garanzie che li assistono, Il database analitico sarà reso disponibile gratuitamente nei prossimi giorni sul sito www.mbres.it.

Queste le principali evidenze del rapporto relative al|’intero sistema bancario italiano:
– Nel 2015 Popolari e Bcc segnano la maggiore incidenza di costi operativi sui ricavi: cost income ratio al 79% perle Bcc, al 78% perle Popolari, le S.p.A. sono al 68%. Nelle Bcc il 65% dei ricavi viene dal margine di interesse, il 34% dalle commissioni, nelle S.p.A. il 42% viene dal margine, il 44% dalle commissioni. La svalutazione dei crediti incide di più sui ricavi delle Bcc (48%) e delle Popolari (44%) che su quelli delle S.p.A. (24%). ll risultato corrente è quindi negativo per Bcc (-27% dei ricavi) e Popolari (-23%), positivo per le S.p.A. (+8%). Inoltre: la ’scorta liquida’ (e.g. titoli di Stato) rappresenta il 35% de|l’attivo nelle Bcc e il 23% nelle Popolari, il 15% nelle S.p.A.

– Un euro su cinque prestati dalle banche italiane si è deteriorato; di essi il 58% versa nella situazione peggiore (sofferenze). Popolari e Bcc non mostrano migliore capacità di selezionare il credito (sempre 1€ : 5), ma per esse la quota di crediti in sofferenza è più bassa: 52% e 53% contro il 62% delle S.p.A.

– l tassi di copertura dei crediti deterioratì sono diversi: 36% per le banche d’investimento, 38% per le Popolari, fino al 48% delle S.p.A. Dipende dalla diversa incidenza delle sofferenze, ma anche osservando le sole sofferenze le coperture sono disperse: dal 51% delle banche d’investimento, al 52% delle Popolari, fino al 61% delle S.p.A.; per gli scaduti/sconfinanti si va dal|’8% delle Bcc al 21% delle S.p.A.

– Una parte dei crediti deterioratì netti è assistita da garanzie: si tratta dell’82% del loro valore di libro, il 75% ha una garanzia totale (100% del valore di libro), il 7% una garanzia parziale che copre il 78% del valore di libro. Il 18% dei crediti deterioratì netti non  coperta da alcuna garanzia. Si tratta di 34 miliardi di euro, pari al 17% del Core Tier 1 e al 16% del capitale netto tangibile (22% e 20% perle Popolari)

– Le garanzie totali sono composte da beni reali per |’83% (81% i soli immobili), per il 16% sono garanzie personali; le garanzie parziali sono composte da beni reali per il 47%, personali per il 43% (il resto sono titoli)

– Il valore contabile delle sofferenze è pari al 42%, in linea con il valore medio di realizzo (43% tra 2006 e 2015). La gestione in house da parte della banca comporta un realizzo del 47%, quella con cessione a terzi del 23%. Molto dipende dalle garanzie, dal prenditore (famiglie vs imprese), dalla capacità delle singole banche (+/- 15 punti attorno alla media)

– Il prezzo di cessione a terzi può essere elevato abbattendone il tasso di rendimento atteso (15%- 25%), anche attraverso un migliore corredo documentale dei crediti deterioratì e delle loro garanzie. Una cessione in blocco dei 176 mld. di crediti deterioratì alla metà del loro prezzo contabile abbatterebbe il patrimonio netto tangibile del 40% circa (del 17% considerando le sole sofferenze).

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