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Banche alla svolta: le ricette di Padoan, di Bankitalia e dei banchieri

Al convegno sulle banche organizzato a Milano da Bloomberg, il ministro dell’Economia Padoan sostiene che sulle banche occorre un miglior coordinamento tra Ue e Bce, come s’è visto in occasione di Mps e banche venete – Gli interventi di Salvatore Rossi (Bankitalia), Bini Smaghi (SocGen), Messina (Intesa), Nagel (Mediobanca) ed Ermotti (Ubs)

Banche alla svolta: le ricette di Padoan, di Bankitalia e dei banchieri

L’Italia non allenta la tensione sulla riduzione del debito pubblico, pur sostenendo la crescita, e sulle banche serve una maggiore coordinazione tra i vari strumenti dell’Ue e la Bce. Questi i concetti chiave dell’intervento del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan alla conferenza sulle banche organizzata da Bloomberg a Milano, alla Fondazione Feltrinelli. “Non c’è spazio per allentare la tensione”, ha messo in guardia Padoan parlando a una platea nella quale sono intervenuti anche diversi banchieri italiani, da Carlo Messina di Intesa Sanpaolo a Alberto Nagel di Mediobanca, fino a Lorenzo Bini Smaghi di Societe Generale, Sergio Ermotti di UBS e Salvatore Rossi, direttore generale della Banca d’Italia.

Nella cornice Ue, ha detto Padoan, c’è “abbastanza flessibilità per salvare depositi e posti di lavoro”. Ma serve una migliore coordinazione: “I casi di Banca Marche, Etruria, Cariferrara e Carichieti hanno rivelato che la Brrd (Bank Recovery and Resolution Directive, ossia la direttiva Ue sulla risoluzione delle crisi bancarie) deve essere meglio coordinata con le regole Ue sugli aiuti di Stato“. Anche il caso Mps, ha sottolineato Padoan, “ha mostrato la necessità di una miglior integrazione” delle regole bancarie nella cornice legislativa europea. “La ricapitalizzazione di Mps – ha spiegato ad esempio il ministro – ha mostrato che c’è da migliorare il rapporto fra Bce e Ue perché è stato necessario ritardare la soluzione, per chiarire il quadro legale”.

Sulle banche Padoan ha anche parlato degli Npl, il cui mercato quest’anno secondo l’analisi di Banca IFIS supererà i 100 miliardi, avviando verso la fine questa fase di ristrutturazione dei conti bancari, appesantiti in questi anni dai crediti deteriorati: “Il flusso di Non performing loans si è ridotto nel 2014, grazie anche alla ripresa economica. Nel secondo trimestre 2017 gli Npl hanno toccato un valore simile a quello pre-crisi finanziaria. Nel 2016 ne sono stati venduti sul mercato 8 miliardi e altrettanti sono stati trasferiti ai veicoli. Si prevedono cessioni per più di 66 miliardi fra fine 2017 e l’inizio del 2018. Questi sviluppi sono stati accelerati anche dalle disposizioni del governo”.

Tornando poi sull’attualità politica, il ministro dell’Economia ha detto che “in Europa l’incertezza politica rischia di fermare gli sforzi di riforma. Per l’Italia è cruciale trovare un equilibrio tra la riduzione del debito e il sostegno della crescita. Questa politica economica può essere definita come un sentiero stretto: la questione del debito deve essere affrontata ma la ripresa deve essere sostenuta e rafforzata. Sforzi in questa direzione sono stati fatti negli ultimi anni e saranno fatti nella prossima Legge di Bilancio. La crescita in Italia sta accelerando anche se più lentamente rispetto ad altre zone Ue, e questo a causa della bassa produttività, ancora da migliorare. Servono sforzi strutturali e bisogna rimuovere gli ostacoli agli investimenti”.

Sul palco della Fondazione Feltrinelli hanno poi preso la parola i banchieri. Tra i primi interventi quello del Ceo di UBS Ermotti, nel pieno di una discussione relativa al futuro delle banche e alle crescenti necessità di digitalizzazione. Il Ceo ha innanzitutto ribadito la necessità di modificare l’esperienza del cliente e di creare così una sinergia strutturale tramite l’integrazione della digitalizzazione. “È un’opportunità da abbracciare senza paura”, ha poi aggiunto Ermotti il quale ha altresì posto l’accento sull’utilizzo dei dati.

Poi ha parlato Carlo Messina di Intesa Sanpaolo, lanciando senza giri di parole l’assalto al mercato assicurativo: “L’obiettivo principale che abbiamo è diventare una delle prime compagnie assicurative sui Danni in Italia, sul Vita siamo già la numero uno indiscutibilmente. Vogliamo entrare nel settore Protection, Property and Casualties e Danni e su questo riuscire a diventare una delle prime compagnie nei prossimi 4 anni e la prima nei 4 anni successivi. Un progetto molto importante che si basa sul rafforzamento della fabbrica di prodotto e sull’assunzione di persone per sostenere il flusso di vendita sulla nostra rete”, ha aggiunto Messina. “Se replichiamo quello che abbiamo fatto sul Vita e sull’asset management possiamo diventare i leader in Italia”.

Tornando alle banche e al loro futuro, Messina è anche intervenuto sulla questione relativa a Brexit e alla fuga dei grandi istituti finanziari da Londra: “Se altre grandi banche continueranno ad uscire dal Regno Unito, Intesa Sanpaolo sarebbe pronta ad entrare”, ha detto il Ceo. Intervento a tutto campo quello di Lorenzo Bini Smaghi: “In Europa dobbiamo fare delle scelte: che tipo di modello vogliamo avere come sistema europeo e come promuovere”. Il manager di Société Générale ha anche ammesso che “la fine del QE non aiuterà le banche europee” e che il ruolo delle banche nella ripresa è fondamentale: “Dopo la crisi, le persone devono riconoscere che le banche aiutano l’economia a crescere e le banche devono aiutare i propri clienti”.

Sulla necessità di una effettiva unione bancario sono convenuti tutti, compreso Alberto Nagel di Mediobanca: “Non abbiamo un mercato unico come negli Usa. Negli Stati Uniti ci sono quattro banche nel settore delle banche di investimento, hanno sostegno governativo, allora sì che le banche americane possono essere profittevoli. I prestiti con il QE (in Europa, ndr) non sono convenienti, neanche verso imprese buone”. “C’è bisogno di aggregazione”, conferma Bini Smaghi nel botta e risposta, anche se poi Messina torna subito al punto: “Creare sinergia è difficile, oltre alle difficoltà date dalle regolamentazioni”.

L’intervento di Salvatore Rossi era invece tutto incentrato sulla blockchain e il bitcoin, rispondendo alla domanda “Ci sono più opportunità o rischi?”. “Le criptomonete – ha detto il direttore generale della Banca d’Italia – sono solo una delle applicazioni della blockchain. Ci sono sia rischi che opportunità che devono essere studiati attentamente dai regolatori e dai politcy makers delle banche centrali. Il Bitcoin, ad esempio, è denaro di nessuno”.

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