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Banche, 5 ragioni per sperare: attesa per cedole e stress test

Banche, 5 ragioni per sperare: attesa per cedole e stress test

L’economia italiana va bene” sillaba Mario Draghi in avvio della conferenza stampa sul green pass. Incalza Christine Lagarde: “Per la prima volta dallo scoppio della pandemia osserviamo che le imprese stanno tornando a chiedere credito per fare investimenti in conto capitale e questo è un segnale importante di fiducia per il futuro”. Insomma, si profila un clima positivo se non ideale per puntare sulla ripresa del sistema bancario dopo anni di Quaresima caratterizzati da: a) tassi di interesse (e redditività) molto bassi, b) crediti ammalorati e da smaltire attraverso cessioni e svalutazioni; c) vincoli più stringenti di rafforzamento del capitale, erosi nel frattempo dalle perdite. 

A favorire l’ottimismo, poi, ci penserà il ritorno ai dividendi, a partire dalla fine del terzo trimestre del 2021, già anticipato da Andrea Enria, il responsabile della Vigilanza della Bce. Come spiega Johann Scholtz di Morningstar: “Man mano che le banche inizieranno a comunicare gli utili del secondo trimestre e il mercato avrà un’idea più precisa dei rendimenti sul capitale ottenuti, potrebbe arrivare una spinta maggiore ai prezzi delle azioni”. Le autorità bancarie europee, inoltre, annunceranno i risultati dei loro stress test alla fine di luglio. “Anche questo fornirà agli investitori un quadro più dettagliato su quali banche sono nella posizione migliore”.

Senza trascurare la cautela perché il presidente dell’Autorità bancaria europea (Eba), Josè Manuel Campa, ha invocato prudenza, alla luce del fatto che in Europa “gli npl sono aumentati in maniera significativa e potrebbero continueranno a farlo, anche se a ritmi inferiori”. 

Ma a tanta cautela può essere opposta una buona dose di ottimismo. Pierpaolo Breganti, direttore della ricerca di Wisdom Tree Europe, ritiene che il 2021 ed i prossimi anni, possono rappresentare un momento di svolta, per almeno 5 ragioni:

1. I tassi di interesse dovrebbero tornare a crescere, in parte lo stanno facendo, e con loro il margine di interesse, ovvero il margine derivante  dall’attività bancaria “carattteristica storica” della cosiddetta “gestione denaro”. E’ il mestiere piu’ storico ed ovvio delle banche, fatto, da un lato, di raccolta da clientela al tasso piu’ basso possibile e, dall’altro, di impieghi ai clienti, nel modo piu’ remunerativo e meno rischioso. La graduale risalita dei tassi attivi e la difesa, per ora facile, di una provvista (funding) a costo zero, dovrebbe essere ragionevolmente possibile. 

Il costo della raccolta, prevalentemente “a vista” e sempre meno dipendente da emissioni obbligazionarie, resta per ora stabilmente basso, a 0,33%5 mentre la liquidità del “sistema” e’ sempre sovrabbondante, con saldi liquidi sui depositi di conto corrente che segnano il record storico di Euro 1.357 miliardi. 

2. È atteso un aumento dei ricavi da servizi, tipicamente remunerati su base commissionale, e principalmente da servizi di pagamento, incasso e riscossione, intermediazione di titoli, trading di titoli, asset management e forme previdenziali.

3. Gli analisti prevedono un calo dei costi operativi, come esito della cura dimagrante su reti di sportelli, personale (in numero, età media e retribuzione), e degli investimenti in fintech, che ha reso i clienti sono sempre più autonomi con l’”home banking”1.

4. È previsto un calo degli accantonamenti e delle rettifiche sui crediti, grazie al lavoro di “pulizia di bilancio” degli anni scorsi, che ha drasticamente ridotto i crediti non performanti nell’attivo delle banche e della maggiore selettività nelle nuove erogazioni.

5. Sugli utili dei prossimi anni, per alcune banche quotate, è immaginabile un livello di tassazione più leggero, grazie al “recupero fiscale” delle perdite sofferte nei passati esercizi.

 A queste considerazioni industriali se ne possono aggiungere altre più politiche: 

  • Le banche possono, come già accennato, tornare a pagare dividendi, superando i limiti attualmente in vigore sino al 30 settembre 2021 (per effetto della moratoria sui debiti).
  • Il Governo italiano, su spinta della Ue spingono per una maggior concentrazione nel settore. In particolare che il governo italiano possa ridefinire ed ampliare i vantaggi fiscali in caso di aggregazioni e fusioni bancarie, a cominciare dalle cosiddette DTA (Deferred Tax Assets), volti anche a facilitare la cessione della quota di maggioranza assoluta detenuta dello Stato Italiano nella Banca Montepaschi di Siena, che dovrebbe aver luogo entro la fine del 2021. In un’immaginaria fusione che coinvolge Unicredit/Banco Popolare e MPS, la storica banca senese, pur essendo il partner più piccolo, sarebbe quello che porta in dote il massimo vantaggio in termini di DTA, calcolabile in un “abbattimento” ante-imposte di circa Euro 3 miliardi.
  • La Banca Centrale, come ribadito ieri da Christine Lagarde, continuerà a garantire al sistema del credito denaro in abbondanza e a costo zero o negativo. 

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