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Banca Popolare Bari: al via il piano De Bustis

Nuovo piano industriale e rafforzamento patrimoniale in vista della trasformazione in spa sono sul tavolo del cda della Banca Popolare di Bari che nei prossimi giorni si appresta ad assumere decisioni vitali per uscire dall’angolo e avviare una nuova fase di sostegno dell’economia del Centro Sud in tempi in cui si riaffaccia l’incubo della recessione

Banca Popolare Bari: al via il piano De Bustis

Giornate cruciali per la Banca Popolare di Bari, la più grande banca del Mezzogiorno che, in sintonia con la Banca d’Italia, si appresta ad assumere entro gennaio decisioni vitali per il suo futuro e per i suoi 69 mila soci. Sul tavolo del consiglio d’amministrazione c’è il piano predisposto dal nuovo ad Vincenzo De Bustis, tornato solo poche settimane fa alla guida della banca pugliese, controllata dalla famiglia Jacobini.

I capisaldi del progetto di rilancio della Popolare di Bari sono principalmente due: il nuovo industriale e il programma di rafforzamento patrimoniale. De Bustis li ha prediposti insieme all’advisor Rothschild e ai manager interni ed è pronto a sotto a sottoporli all’esame del cda. Ma è evidente che piano industriale e rafforzamento patrimoniale non saranno mosse isolate ma andranno letti e attuati in relazione al progetto di trasformazione della banca in spa, che probabilmente avverrà prima della scadenza di recente allungata di un anno dal Governo.

Piano industriale, rafforzamento patrimoniale e trasformazione in spa sono i presupposti per pensare successivamente anche a nuove aggregazioni verso le quali spinge la Banca d’Italia per mettere in sicurezza le banche più esposte ai venti della congiuntura e alla tenaglia normativa della Vigilanza europea.

Il piano industriale punterà a rafforzare gli asset più profittevoli e a modernizzare la Popolare di Bari nel segno della digitalizzazione ma anche a ridurre o a parcheggiare in un apposito veicolo i crediti deteriorati che zavorrano l’andamento di una banca come poche altre radicata nel territorio di tutta la fascia adriatica meridionale e delle zone interne di Puglia, Basilicata, Abruzzo e Molise dove conta 350 sportelli.

Diverse le opzioni ancora aperte invece sul versante del rafforzamento patrimoniale che dovrebbe permettere alla banca di rastrellare una somma che oscilla tra i 200 e i 300 milioni o attraverso un aumento di capitale o attraverso l’emissione di un bond subordinato, che allo stato sembra la via più probabile almeno in prima istanza e per il quale sono in corso sondaggi con investitori sia nazionali che esteri. A favore di questa opzione milita anche la considerazione che l’aumento di capitale – oltre alle difficoltà insiste nell’operazione – finirebbe per diluire le partecipazioni dei soci, con i quali il vertice della Banca vuole rinsaldare i rapporti e risolvere in via definitiva la querelle sulla negoziabilità delle azioni e sui rimborsi in caso di recesso legato alla trasformazione della Popolare in spa. Nel piano di De Bustis figurano infatti incentivi, sotto forma di warrant, volti a soddisfare e a fidelizzare i soci, specialmente i più piccoli che hanno avuto difficoltà a vendere le loro azioni.

Se il piano sarà approvato e centrerà i suoi obiettivi per la Banca Popolare di Bari si potrà cosi aprire una nuova fase in grado di attrezzare la banca a reggere le sfide imposte dalla Vigilanza della Bce e della Banca d’Italia e soprattutto a sostenere l’economia del Centro Sud in tempi in cui tornano ad affacciarsi i venti della recessione.

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