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Banca d’Italia inaugura la Sala Orientale con la collezione di Gualino

Presso la sede della Banca d’Italia a Palazzo Koch, a Roma, è stata inaurata la “Sala Orientale”, contenente la collezione d’arte di Riccardo Gualino. L’evento ha visto anche la partecipazione di Dario Franceschini, il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo.

Banca d’Italia inaugura la Sala Orientale con la collezione di Gualino

La Banca d’Italia ha aperto da giovedì 28 novembre le porte della nuova Sala Orientale, nella propria sede a Palazzo Koch, a Roma. Questa iniziativa offre ai cittadini la possibilità di apprezzare le opere d’arte provenienti dall’antica eredità di Riccardo Gualino, imprenditore piemontese, protagonista dell’economia italiana del Novecento.

Per molti anni parte della collezione artistica di Gualino, soprattutto quella appartenente al nucleo orientale, è stata custodita al primo piano del Palazzo.

Diversi sono i motivi che hanno portato la Banca d’Italia, insieme ai funzionari delle diverse Soprintendenze del Museo delle Civiltà, a dedicare una sala esclusiva alla raccolta di Gualino: da una parte la necessità di rendere omaggio a questi capolavori, dall’altra incrementare la tutela per la loro conservazione. Lo spazio scelto, in base anche all’ottimizzazione climatica della sale, è quello adiacente alla biblioteca del Palazzo, che ne permette una valorizzazione anche sotto il profilo descrittivo attraverso l’inserimento di pannelli esplicativi e testi descrittivi riguardo le tecniche utilizzate. Si è provveduto anche alla messa in sicurezza del locale e alla ripulitura dell’ambiente, tra cui pareti, pavimenti e finestre.

Riccardo Gualino, insieme alla moglie Cesarina Gurgo Salice, dà vita a una delle collezioni considerata tra le più importanti dell’epoca. Il suo amore per l’arte gli consente di mettere insieme una collezione di opere occidentali e orientali, di epoche e culture diverse, diventando il suo tratto distintivo. Tuttavia, la crisi del ’29, costringe Gualino a consegnare la sua amata collezione allo Stato. Inoltre, essendosi mantenuto estraneo al fascismo, viene condannato al confino dallo stesso Mussolini e i suoi beni confiscati, di cui una parte viene assegnata alla Regia Pinacoteca di Torino, l’altra ad uno dei suoi maggiori creditori, la Banca d’Italia.

Con lo scoppio della Seconda guerra mondiale la priorità di proteggere tale patrimonio diviene primaria. In questo modo la Banca entra in possesso delle opere orientali esposte oggi nella sua sede centrale. Purtroppo, durante il trasferimento a Roma, l’autotreno che trasportava tali beni prese fuoco sulla via Aurelia, danneggiando irrimediabilmente il carico. Ad esempio, il Leone ruggente della Dinastia Han, esplose in migliaia di frammenti, subendo i danni peggiori. Il Direttore dell’Istituto Centrale del Restauro, Cesare Brandi, cercò subito di salvare le antichissime opere e grazie alla collaborazione con la Banca d’Italia avvenne il miracolo: quasi tutte vennero ripristinate, tra cui il Leone, ora esposto al primo piano di Palazzo Koch, nella Sala dei Leoni.

La Sala Orientale è stata allestita secondo criteri storico-geografici, realizzando le teche per la conservazione delle opere, descrizioni lungo le pareti e un video che riproduce in 3D i leoni in pietra non presenti nella sala, a causa della loro dimensione. Nella sezione della Cina, si può trovare “Fang hu”, il contenitore quadrangolare per fermentati alcolici, della dinastia Han. Per quanto riguarda l’India, si può ammirare lo Shiva danzante sul demone dell’ignoranza Apasmara Purusha, del XI-XII secolo, in cui nella mano sinistra superiore reca una lingua di fuoco che evoca la distruzione dell’universo e in quella di destra stringe un tamburo, associato al Suono, veicolo della parola e rivelazione, con cui il dio batte il ritmo della danza e della creazione. Per lo spazio dedicato alla Persia si può, invece, ammirare il Pavone in parata nuziale con ruota decorata da corolle floreali, del XIII-XIX secolo. Per la parte del Sud-Est Asiatico, vi sono alcune teste di Buddha, con occhi socchiusi rivolti verso il basso e una capigliatura con larghi riccioli piatti in file simmetriche che coprono la protuberanza cranica, uno dei segni distintivi del Buddha, simbolo di sapienza. Infine, tra queste preziose opere, si trovano anche alcuni dipinti, come “thangka”, raffigurante cinque divinità femminili, del XVIII-XIX secolo, appartenente all’area himalayana. Uno splendido dipinto con pigmenti naturali su cotone, impreziosito da una cornice in sete damascata. Queste sono solamente alcune delle opere che si possono ammirare nella nuova sala espositiva, frutto dell’eredità di Riccardo Gualino. La collezione dell’imprenditore torinese, soprattutto per quanto riguarda le sculture cinesi, è stata una delle più importanti raccolte europee, acquistate dallo stesso nei primi anni del Novecento, sul mercato di Parigi.

Questa iniziativa testimonia che la Banca d’Italia, da sempre impegnata nella promozione culturale delle opere custodite al proprio interno, offre la possibilità ai cittadini una fruizione più agevole del patrimonio artistico della Banca, e di accrescere la relativa consapevolezza del valore che le testimonianze d’arte hanno per la cultura e la crescita, non solo economica, del Paese.

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