Azioni RCS MediaGroup, quotazioni del titolo RCS in Borsa

Tutto quello che c’è da sapere per rimanere aggiornati sul mercato finanziario. Informazioni, andamento e grafico in tempo reale sulle quotazioni in borsa dei maggiori titoli sui listini mondiali.

Rcs palazzo
Sede RCS

Codice ISIN: IT0003039010
Settore: Servizi al consumatore
Industria: Editoria: giornali


Le azioni di RCS MediaGroup sono quotate alla Borsa di Milano con il ticker RCS.

Guarda lo storico della quotazione del titolo alla Borsa di Milano

Descrizione Azienda

RCS MediaGroup (Rizzoli-Corriere della Sera Media Group S.p.A.) è un gruppo editoriale italiano. È uno dei principali gruppi editoriali italiani, attivo sia a livello nazionale che internazionale (principalmente in Spagna). RCS è attiva in tutti i settori dell’editoria: quotidiani, periodici, televisione, web e raccolta pubblicitaria.

Tra i vari marchi che possiede RCS MediaGroup troviamo:

Quotidiani

  • La Gazzetta dello Sport
  • Corriere della Sera
  • Corriere del Veneto
  • Corriere di Verona
  • Corriere del Mezzogiorno
  • El Mundo (Spagna)
  • Marca (Spagna)
  • Expansion (Spagna)

Case Editrici

  • Solferino

Riviste

  • Amica
  • Dove
  • Io Donna
  • Style Magazine
  • Oggi
  • Living
  • Abitare
  • Sette
  • Sport Week
  • Telva (Spagna)
  • Marca Motor (Spagna)
  • Actualidad Economica (Spagna)
  • Papel (Spagna)
  • Yo Dona (Spagna)
  • Golf Digest
  • Metropoli (Spagna)
  • Fuera de Serie (Spagna)

Canali Televisivi e Radio

  • Corriere TV
  • Caccia e Pesca
  • Radio Marca (Spagna)

Digicast, che possedeva diversi canali tv tra cui Lei, Dove TV e Gazzetta TV è stata incorporata in RCS e ha chiuso i canali televisivi. La sezioni libri di RCS, con tutti i marchi posseduti, è stata ceduta al Gruppo Mondadori nel 2016.

RCS MediaGroup è quotato alla Borsa di Milano nell’indice FTSE Italia Small Cap. Il Capitale sociale della società è pari a Euro 270.000.000,00. RCS è tornata sotto il controllo di un unico azionista di riferimento dopo oltre 30 anni. Dal 2016 la società è controllata da Urbano Cairo. Cairo, nel maggio 2016, ha lanciato un’OPAS (offerta pubblica di acquisto e scambio azioni) arrivando al 59,69% delle azioni RCS. Il 3 agosto 2016 viene nominato presidente e amministratore delegato del gruppo.

L’azionariato è così composto:

  • Urbano Cairo, (tramite azioni proprie e Cairo Communication Spa), 59,7%
  • Mediobanca, 9,93%
  • Diego Della Valle, 7,62%
  • Gruppo UnipolSai, 4,89%
  • China National Chemical Corporation, (tramite Pirelli & C.), 4,73%

Le principali partecipazioni e controllate del gruppo sono:

  • Unidad Editorial, 96,48%
  • Veo Televisión S.A, 100%
  • RCS Sport – 100%
  • RCS International Advertising BV – Amsterdam (Paesi Bassi) – 51%
  • m-dis Distribuzione Media S.p.A. – 100%

Approfondimento economico e finanziario dell’azienda

Le origini di RCS risalgono al 1927 quando Angelo Rizzoli apre la “A. Rizzoli & C.” ed inizia la propria attività editoriale.

Nel 1929 la Rizzoli viene trasformata in società di capitali assumendo la denominazione «Rizzoli & C. Anonima per l’arte della stampa».

Nel 1949 nasce la Biblioteca Universale Rizzoli (Bur), che pubblica a basso costo.

Nel 1952 la società cambia la propria denominazione sociale in “Rizzoli Editore S.p.A.”. Vengono aperte librerie a Roma, Milano e New York.

Dal dopoguerra Rizzoli comincia una nuova fase di espansione che la porta a diventare una delle maggiori case editrici d’Italia. Entra nel mercato dei cinegiornali fondando la «Compagnia Italiana Attualità Cinematografiche» che dal 1965 assumerà il nome di Rizzoli Film S.p.A..

Nel 1956 viene fondata la società di produzione cinematografica Cineriz.

Nel 1970 Angelo Rizzoli muore; alla guida della casa editrice sale il figlio Andrea.

Nel 1974 acquisisce il 100% di Editoriale Corriere della Sera S.a.s., società editrice del “Corriere della Sera” primo quotidiano italiano. Il pacchetto azionario dell’Editoriale Corriere della Sera era ripartito fra tre soggetti: famiglia Crespi, Angelo Moratti e famiglia Agnelli. Il costo dell’operazione fu intorno ai 40 miliardi di lire. Viene cambiato il nome in “Rizzoli-Corriere della Sera”.

Nel 1976 acquista la rete tv Telemalta e Il Mattino, maggiore quotidiano del sud.

Nel 1977, la Rizzoli-Corriere della Sera compra N.E.S. S.p.A. (Nuove Edizioni Sportive), proprietaria de La Gazzetta dello Sport, e diventa il maggiore gruppo editoriale italiano. Acquisisce anche il controllo azionario di due giornali locali, Alto Adige e Il Piccolo di Trieste.

Alla scadenza del pagamento della quota acquisita dalla famiglia Agnelli per rilevare il Corriere, che a causa dell’indicizzazione dei tassi d’interesse, era lievitato da 13,5 a 22,475, Rizzoli fu costretto a cercare dei finanziamenti. Ottenne l’aiuto di Roberto Calvi (presidente del Banco Ambrosiano), tramite la mediazione della loggia massonica P2 di Licio Gelli. Il debito con Fiat fu estinto e Banco Ambrosiano procedette ad un’aumento di capitale. Roberto Calvi ottenne in pegno da Rizzoli l’80% delle quote di RCS. Rizzoli avrebbe potuto riscuotere queste quote dopo tre anni, ma al valore, maggiorato, di 35 miliardi.

Nel 1978 acquisisce il quotidiano genovese Il Lavoro. Venne lanciato un nuovo quotidiano popolare, L’Occhio, che si rilevò un fallimento. Questa operazione fece perdere al gruppo miliardi di lire e la società fu costretta ad una nuova ricapitalizzazione, attraverso l’Istituto per le Opere di Religione (IOR).

Il gruppo si ritrovò in notevole deficit; Rizzoli non riuscì a riscattare le azioni di Calvi. Fu così istituito da Calvi un piano, detto “il pattone”, per salvare il gruppo. Il piano prevedeva un secondo aumento di capitale per ripianare l’intero deficit: Rizzoli sarebbe rientrato in possesso del 50,2% di azioni detenute in pegno da Calvi mentre il restante 40% sarebbe passato definitivamente in mano al Banco Ambrosiano al prezzo di 150 miliardi. Una volta avuta la liquidità, Rizzoli Editore avrebbe pagato i 35 miliardi necessari al riscatto del vecchio 80%, mentre il resto sarebbe servito per sottoscrivere l’aumento di capitale. Ad aprile 1981 una società dell’Ambrosiano, la «Centrale Finanziaria S.p.A.» effettua l’acquisto del 40% di azioni Rizzoli.

Nel 1981 lo scandalo della P2 e il crac del Banco Ambrosiano portarono a gravi ripercussioni su RCS; vennero chiusi L’Occhio e il Corriere d’Informazione e venduti Il Piccolo, l’Alto Adige e Il Lavoro. Tra i passivi della Banca, figurarono il debito di 150 miliardi verso la casa editrice e anche verso lo stesso Rizzoli ( il precedente aumento di capitale mai versato).

Nel 1982 Rizzoli era in possesso del 52% del capitale di RCS tramite azioni proprie e società di capitali (Italtrust e Finriz). mantenendo la maggioranza dell’azienda. Rizzoli decide di porre la società in amministrazione controllata per avere tempo di ripianare i debiti. Il nuovo presidente del Banco, Giovanni Bazoli, chiede al gruppo l’immediato rientro dei fidi facendo passare la Rizzoli da posizione di creditrice a quella di debitrice insolvente.

Tra il 1982 e il 1983 Angelo Rizzoli non riesce a risolvere la situazione debitoria venuta a crearsi e viene arrestato con l’accusa di bancarotta patrimoniale societaria in amministrazione controllata. Finisce così l’era della famiglia Rizzoli nell’editoria.

RCS rimane in amministrazione controllata fino al 1984 riuscendo a risollevare le sorti del gruppo. Il Nuovo Banco Ambrosiano, proprietario del 40% attraverso la “Centrale Finanziaria”, offre l’azienda alla Fiat. La Fiat, con la regia di Mediobanca decide di effettuare l’operazione attraverso la società finanziaria Gemina che gestisce una cordata.

I nuovi azionisti formano un patto parasociale (detto «sindacato di blocco azioni Rizzoli editore»). Il patto prevedeva che le decisioni del sindacato di blocco erano prese con il voto favorevole di quattro quinti dei membri della direzione.

Nel 1985 i nuovi proprietari della Rizzoli decidono di vendere “Il Mattino”. Gemina aumenta la partecipazione in RCS dal 46,28% al 62,5%, raggiungendo la maggioranza assoluta.

Nel 1986 il gruppo viene ristrutturato. Viene modificata la denominazione sociale in “RCS Editori S.p.A.”. Sotto la capogruppo vengono istituite cinque società operative: RCS Libri, RCS Quotidiani, RCS Periodici, RCS Pubblicità e dalla cartiera. Entrano a far parte del gruppo i marchi Bompiani, Fabbri Editori, Sonzogno, Sansoni ed Etas.

Nel 1990 RCS Editori entra nel capitale sociale con il 96,1% di Unidad Editorial S.A, gruppo editoriale spagnolo.

Nel 1995 avviene la fusione con Fabbri Editori che si rileva un pessimo affare. I soci di minoranza escono dal capitale sociale e il gruppo passa sotto il controllo completo di Gemina.

Nel 1997 Gemina decide di scorporare le partecipazioni industriali (tra cui la RCS Editori) conferendole in una nuova società, denominata «H.d.P.» (Holding di Partecipazioni Industriali). HdP Spa detiene il 100% delle azioni RCS Editori. Viene stipulato un nuovo patto di sindacato di blocco e consultazione con regole e nomre più complesse. Questo serviva per non far emergere un dominatore all’interno del patto.

Nell’ottobre 2001, compra la casa editrice francese Editions Flammarion, uno dei maggiori gruppi editoriali del paese.

A maggio 2002 nasce il nuovo marchio Rizzoli Corriere della Sera MediaGroup S.p.A., abbreviato in “RCS MediaGroup S.p.A. o RCS S.p.A.. Il gruppo viene quotato in Borsa.

Nel 2004 Mediobanca rileva il pacchetto azionario di Gemina salendo all’11,61 e superando Fiat come maggiore azionista.

Ad aprile 2007 viene perfezionata l’acquisizione del gruppo spagnolo Recoletos, attraverso la controllata Unedisa, per 1,1 miliardi di euro. Entra nel capitale sociale con una quota di minoranza (34,6%) in Finelco Group.

Nel 2008 Unicredi esce dal patto cedendo le quote possedute tramite Capitalia Partecipazioni. Compra, tramite Unidad Editorial, VEO Television di cui deteneva già il 55,4%.

Tra il 2008 e il 2009 acquista il 100% di Digicast, società che sviluppa e gestiva canali televisivi tematici. Nel 2019 Digicast verrà fusa per incoporazione da RCS Mediagroup.

Nel 2012 Diego Della Valle esce dal patto dopo 10 anni di permanenza, mantenendo comunque le proprie quote. Vende al Groupe Madrigall il gruppo Flammarion per circa 251 milioni di euro.

Nel 2013 per far fronte ai debiti viene varato un nuovo aumento di capitale di 600 milioni di euro. Il debito che grava sul bilancio di RCS derivava dal miliardo speso per acquisire Recoletos. Ad ottobre 2013 i componenti del patto di sindacato decidono di non rinnovarlo ulteriormente.

Nel 2015 avvia una riorganizzazione delle attività non legate alla pubblicistica. A settembre 2015 viene ceduta la quota di partecipazione del 44,45% nel Gruppo Finelco, proprietaria di diverse emittenti radio. L’anno successivo viene perfezionata la cessione dell’intera partecipazione di RCS Libri ad Arnoldo Mondadori editore.

Nel 2016 Fiat decide di disimpegnarsi da RCS e azzera le sue azioni. Durante l’anno la Cairo Communication, società guidata da Urbano Cairo, lancia un’OPAS delle azioni RCS raggiungendo il 59,7%. Il 3 agosto 2016 Cairo assume le cariche di presidente e amministratore delegato del gruppo.

A novembre 2019 RCS ricorre ad un arbitrato a Milano per chiedere l’annullamento della vendita al fondo americano Blackstone Group, avvenuta alla fine del 2013 per 120 milioni di euro, del complesso immobiliare di cui fa parte lo il palazzo del Corriere della Sera. Secondo Cairo il prezzo di vendita, avvenuto in un periodo di crisi di RCS, era troppo basso rispetto al valore reale.

Nel dicembre 2020 Cairo Communication e Rcs stringono un accordo per un’operazione di collaborazione societaria e commerciale: nasce CairoRcs Media dai rami d’azienda di raccolta pubblicitaria Rcs e Cairo Pubblicità.

A maggio 2021 arriva il lodo definitivo sul caso Blackstone dando ragione al fondo americano. Il Tribunale Arbitrale dà torto a Cairo confermando la correttezza del prezzo di vendita.

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