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Aziende pubbliche locali: una su 3 è in perdita

Lo rileva la Corte dei Conti, sottolineando che solo il 6,3% dei servizi risulta affidato con gare pubbliche – Negli ultimi cinque anni i prezzi dei servizi locali sono aumentati del 12,1% rispetto ad una crescita media dell’1,9% dell’indice dei prezzi al consumo

Aziende pubbliche locali: una su 3 è in perdita

Lo Stato imprenditore non sa vincere: spesso è perdente. Non è proprio una buona notizia, ma i giudici della Corte dei Conti hanno detto che nelle aziende pubbliche locali le cose vanno così. Verifiche scrupolose hanno stabilito che il 32 % delle imprese che offrono servizi di ogni genere è in perdita. Poco entusiasmo tra quanti presidiano alla gestione di queste aziende. Il governo e la ministra della Pubblica amministrazione, Marianna Madia, stanno cercando di riformare tutto nel profondo. Gli esiti, però, sono ancora in progress.

I giudici contabili hanno appurato che le aziende pubbliche locali danno lavoro a 232 mila dipendenti per energia, acqua, rifiuti, trasporto, sanità e servizi sociali. Ogni anno fatturano 60 miliardi di euro per tutto ciò che offrono. Sono cifre che appassionano i vertici di aziende che erogano servizi alle persone ed alle imprese. Ma il capitalismo italiano ha sempre tenuto conto di queste realtà molte legate a vicende locali e di legami con il territorio. È la storia economica italiana che ha fatto coesistere due dimensioni industriali così diverse e uniche in Europa.

Eppure, soltanto il 6,3% dei servizi gestiti nei comuni e nelle aree extraurbane risulta affidato con gare pubbliche. Se non è una rendita di posizione, poco ci manca, giacché nei servizi essenziali la concorrenza da anni è la regola. Per il governo questo punto andrà rimosso con la riforma. Secondo altri economisti, siamo di fronte ad un caso di nanismo industriale in settori strategici.

Altro tema connesso alla verifica della Corte dei Conti, i prezzi. Negli ultimi cinque anni i prezzi dei servizi offerti dalle aziende pubbliche locali sono aumentati del 12,1% rispetto ad una crescita media dell’ 1,9% dell’indice dei prezzi al consumo. Se la strada europea di miglioramento della qualità delle prestazioni e dei costi di gestione è la competitività, dobbiamo aspettarci piani di razionalizzazione, di dismissione e di ulteriore apertura al mercato.

Sul tema specifico interviene anche la Confartigianato. Per il Responsabile dell’Ufficio Studi, Enrico Quintavalle, nelle 2.558 società con capitale possedute dagli enti, 747 vanno verso la dismissione,118 sono alle prese con operazioni di fusione e 785 potrebbero non avere più gli enti locali tra gli azionisti. Un cammino complessivamente non facile.

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