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Auto, Enel e Acea: pioggia di mega-multe dall’Antitrust

L’Autorità ha deciso di sanzionare i più importanti gruppi automobilistici per aver fatto cartello sui servizi finanziari finalizzati alla vendita. Multe salate anche per Enel e Acea per presunti abusi commerciali. Ma Enel fa subito ricorso al Tar: “Abbiamo rispettato le regole”.

Auto, Enel e Acea: pioggia di mega-multe dall’Antitrust

Una pioggia di pesanti multe è arrivata dall’Antitrust. Nel mirino, i finanziamenti per l’acquisto di automobili da un lato, e le pratiche per assicurarsi il passaggio dal mercato regola a quello libero dei clienti elettrici. L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, il 20 dicembre 2018, ha portato a termine un’istruttoria, avviata nei confronti delle principali captive banks e dei relativi gruppi automobilistici operanti in Italia nel settore della vendita di automobili attraverso prodotti finanziari, nonché delle relative associazioni di categoria. In base alla gravità e alla durata dell’infrazione, l’Autorità ha inflitto sanzioni per circa 678 milioni di euro.

PRATICHE COMMERCIALI ENEL E ACEA NEL MIRINO

L’annuncio è arrivato oggi, mercoledì 9 gennaio, ma la decisione è stata presa a metà dicembre. Sempre in quella stessa riunione, l’Antitrust ha deciso di sanzionare per oltre 93 milioni di euro il gruppo Enel e per oltre 16 milioni di euro il gruppo Acea per aver abusato della propria posizione dominante nei mercati della vendita di energia elettrica. Nella sostanza, l’Antitrust ha stabilito che entrambi i gruppi operavano in modo di “traghettare” i propri clienti vincolati verso contratti sul libero mercato. Tutto ciò, per assicurarsi il pacchetto dei clienti in vista della scadenza del 1° luglio 2020, data in cui terminerà il servizio di maggior tutela – che oggi interessa oltre il 60% delle famiglie – per lasciare il posto ad un unico mercato nazionale della vendita di energia elettrica completamente liberalizzato. Lo stesso giorno l’Autorità ha valutato le condotte commerciali del gruppo A2A negli stessi mercati, non riscontrando elementi probatori sufficienti per accertare l’infrazione anche nei confronti di tale operatore.

In particolare, l’istruttoria ha accertato che sia Enel (da gennaio 2012 a maggio 2017), sia Acea (dal 2014 fino a tutto il 2017) hanno raccolto i consensi privacy dei clienti serviti in maggior tutela ad essere contattati a scopo commerciale e hanno poi utilizzato tali liste “consensate” (cioè sulle quali era stato espresso il consenso) per formulare agli stessi clienti tutelati offerte mirate, volte a far stipulare loro un contratto sul mercato libero. “Visto che nessuno dei concorrenti è in grado di replicare – afferma il documento pubblicato dall’Antitrust – nelle aree in cui i due gruppi svolgono in esclusiva il servizio di maggior tutela, la descritta operazione, risulta illegittima e idonea ad amplificare artificialmente il vantaggio concorrenziale di cui tali gruppi già godono per motivi storico/regolamentari e legati alle caratteristiche della domanda”. Enel riferisce che “ritiene di aver sempre agito nel  pieno rispetto delle normative vigenti ed è convinta di poter dimostrare la correttezza del proprio operato dinanzi al Tribunale Amministrativo Regionale al quale farà immediatamente ricorso”.

Inoltre, riguardo a Acea, il procedimento ha evidenziato come, nella definizione delle proprie strategie commerciali, Acea Energia si sia avvalsa di una serie di informazioni privilegiate e dettagliate sull’andamento delle quote e sul posizionamento dei concorrenti nelle aree geografiche in cui il gruppo svolge il servizio di distribuzione, fornite dalla società di distribuzione Areti. Queste condotte, è la conclusione dell’Antitrust, risultano idonee ad alterare le dinamiche competitive nei confronti dei venditori non integrati.

STANGATA SULL’AUTO

Riguardo alle auto, l’istruttoria è stata avviata a seguito di una domanda di clemenza da parte delle società Daimler AG e Mercedes Benz Financial Services Italia S.p.A, si è conclusa accertando l’attuazione di un’intesa unica e complessa avente ad oggetto lo scambio di informazioni sensibili relative a quantità e prezzi, anche attuali e futuri.

L’Autorità ha accertato che le società Banca PSA Italia S.p.A., Banque PSA Finance S.A., Santander Consumer Bank S.p.A., BMW Bank GmbH, BMW AG, Daimler AG, Mercedes Benz Financial Services Italia S.p.A., FCA Bank S.p.A., FCA Italy S.p.A., CA Consumer Finance S.A., FCE Bank Plc., Ford Motor Company, General Motor Financial Italia S.p.A., General Motors Company, RCI Banque S.A., Renault S.A., Toyota Financial Services Plc., Toyota Motor Corporation, Volkswagen Bank GmbH, Volkswagen AG., nonché le associazioni di categoria Assofin ed Assilea, hanno messo in atto un’intesa restrittiva della concorrenza, tra il 2003 e il 2017, funzionale a modificare le dinamiche concorrenziali nel mercato della vendita di automobili dei gruppi di appartenenza attraverso finanziamenti erogati dalle rispettive captive banks. Le captive banks sono delle istituzioni intese a fornire servizi bancari a un promotore e ai suoi associati. Solitamente, una banca captive è interamente controllata da un gruppo multinazionale di società.

In base alla gravità e alla durata dell’infrazione, l’Autorità ha imposto delle sanzioni pecuniarie, per un totale complessivo, di circa 678 milioni di euro. L’Autorità inoltre, ha riconosciuto il beneficio dell‘immunità totale dalla sanzione a favore delle società Daimler AG e Mercedes Benz Financial Services Italia SpA che, in qualità di leniency applicant (programmi di clemenza concepiti per incentivare i membri di un’impresa a prendere l’iniziativa di confessare e quindi di aiutare le forze dell’ordine), hanno evitato l’imposizione di una sanzione superiore a 60 milioni di euro.

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