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Auto diesel e benzina: stop dal 2035, ma l’Europa si divide. Cingolani chiede realismo. Allarme dell’industria

L’Europarlamento ha approvato una proposta della Commissione che forza il passaggio all’elettrico – Allarme da industriali e sindacati: “A rischio oltre 70mila posti di lavoro”

Auto diesel e benzina: stop dal 2035, ma l’Europa si divide. Cingolani chiede realismo. Allarme dell’industria

Dal 2035 non potranno più essere vendute nell’Unione europea auto nuove con motore a combustione a diesel e benzina. Lo stabilisce una proposta avanzata dalla Commissione europea e approvata mercoledì sera dal Parlamento di Strasburgo. Il testo punta a rendere obbligatoria entro quell’anno l’immissione sul mercato Ue di auto e furgoni nuovi a zero emissioni, quindi completamente elettrici, decretando sostanzialmente la fine dei veicoli a combustione interna. È però passata un’importante deroga: le nuove regole non valgono per ora per i produttori di nicchia fino a 10 mila vetture l’anno. Si salvano così Ferrari e Lamborghini.

Il Parlamento europeo si spacca sul voto contro diesel e benzina

L’Europarlamento, comunque, ha votato il provvedimento in modo tutt’altro che compatto: 339 sì, 249 no e 24 astensioni. E il corto circuito è stato evidente: i socialisti di S&D hanno votato insieme ai due gruppi di destra per rinviare il testo alla Commissione Ambiente dell’Europarlamento. Si è registrata una spaccatura verticale del Pse, dello stesso Pd e anche dei liberali di Renew. La preoccupazione di molti è che un’evoluzione ecologica troppo veloce possa danneggiare l’occupazione e far chiudere molte imprese.

Il Ppe aveva proposto un emendamento che prevedeva una riduzione delle emissioni di CO2 del 90% anziché del 100%, il che avrebbe consentito di utilizzare anche i carburanti sintetici, ma non è stato approvato.

Cingolani: “Regaliamo a tutti un’auto elettrica?”

Il ministro italiano della transizione ecologica, Roberto Cingolani, era sostanzialmente d’accordo con l’emendamento dei popolari: “Penso che chi sta correndo sull’elettrificazione non voglia i carburanti sintetici, che decarbonizzano fino al 90 per cento e sono totalmente compatibili con le pompe di benzina che abbiamo sulle nostre strade e con i motori a combustione interna. Di questi carburanti noi siamo i secondi produttori al mondo. Secondo me potrebbe essere una soluzione soprattutto nella fase di transizione”. Soluzione che però l’Europarlamento ha bocciato.

“Se ho un’auto vecchia – continua Cingolani – e non mi posso comprare un’elettrica o un’ibrida, me la tengo perché non ho i soldi per cambiarla non perché mi piace inquinare! Se il carburante sintetico incentivato (incentivato perché altrimenti costerebbe di più) mi consente un livello di inquinamento paragonabile al miglior ibrido in circolazione, e posso andare avanti ancora qualche anno, perché non farlo? Ma scusate, la transizione green non doveva essere anche giusta? Vogliamo veramente raccontare che regaliamo un’auto elettrica a tutti? Quando sappiamo che non abbiamo ancora l’energia elettrica verde per ricaricarla e quando sappiamo che, con lo stop totale ai motori termici, ci renderemmo ancora di più dipendenti da quelle batterie che sono costruite in un solo paese (la Cina, ndr) e non esiste nemmeno l’infrastruttura per ricaricare le auto?”.

Unione Industriali di Torino: “A rischio 70mila posti di lavoro”

Giorgio Marsiaj, presidente dell’Unione Industriali di Torino, parla invece di “un durissimo colpo per il settore automotive: il voto del Parlamento Europeo che mette al bando i motori termici dal 2035 ribadisce un’impostazione ideologica a favore dell’elettrico e pone in serio rischio la filiera dell’auto italiana e continentale. Una scelta, quella dei parlamentari europei, che non prende in considerazione un comparto produttivo fondamentale e strategico per le economie europee e che mette in serio pericolo – come evidenzia Anfia e come ribadiamo da tempo – 70 mila posti di lavoro. Ci uniamo all’appello del comparto affinché gli altri Organismi comunitari che devono ancora esprimersi si rendano conto che non è questa la strada della ragionevolezza”.

Fim Cisl: “Serve un tavolo ministeriale dell’automotive” 

Sulla stessa linea anche Ferdinando Uliano, segretario nazionale del sindacato dei metalmeccanici Fim Cisl: “Se vogliamo evitare contraccolpi gravissimi in termini di licenziamenti e la distruzione di un settore industriale fondamentale per il nostro Paese, ora il Governo deve rendere disponibile per le imprese del settore, da subito, gli investimenti di 8 miliardi stanziati con il fondo dell’automotive e insediare un apposito comitato scientifico che indirizzi le politiche di vantaggio nei settori strategici della mobilità del futuro. Gli incentivi all’acquisto dei veicoli sostenibili recentemente deliberati dal governo italiano per i prossimi tre anni sono necessari ma non devono prosciugare le risorse indispensabili ad accompagnare la fase di transizione. Chiediamo pertanto l’immediata convocazione del tavolo ministeriale dell’automotive”.

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