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Assosim: sgravi fiscali a chi investe per 3 anni nelle Pmi

Il presidente di Assosim (associazione degli intermediari mobiliari), Michele Calzolari, annuncia la preparazione di un paper da presentare al Governo in cui si chiede la valorizzazione della Borsa italiana specie dopo le nuove fusioni internazionali e incentivi fiscali per favorire l’investimento azionario di lungo periodo nelle Pmi italiane.

Assosim: sgravi fiscali a chi investe per 3 anni nelle Pmi

“Credo che ci sia spazio per un piano che valorizzi la piazza finanziaria italiana, non voglio dire un Financial Act ma qualcosa di simile che possa dare un contributo al rilancio”. Lo ha anticipato oggi Michele Calzolari, presidente di Assosim, in un incontro con i giornalisti in occasione dell’assemblea annuale dell’associazione che ha nominato i nuovi organi direttivi. L’Associazione Italiana Intermediari Mobiliari ha annunciato di essere al lavoro su una proposta da presentare al Governo che vada nella direzione di individuare gli strumenti adatti per permettere il rilancio del mercato finanziario italiano.

La riflessione, da tempo aperta, si pone ancor più alla luce del recente annuncio di fusione tra il London Stock Exchange e Deutsche Boerse. “Nasce un player con caratteristiche importanti su derivati e post trading ma non è chiaro che ruolo potrà avere la componente italiana” ha commentato Calzolari indicando come aree da valorizzare la grande tradizione sul reddito fisso e il tema small caps. L’accesso al mercato dei capitali da parte delle piccole e medie imprese che compongono l’ossatura della nostro sistema imprenditoriale è d’altra parte da tempo una grande sfida per tutto il sistema. Su questo fronte ci sono già iniziative che puntano ad avvicinare le imprese agli strumenti di mercato, come il programma Elite di Borsa Italiana. C’è però da lavorare molto anche sul fronte della domanda, ossia degli investitori. Basti pensare che, secondo i dati di uno studio Carefin citato da Assosim, il tasso di aborto di una quotazione è per le Pmi già in fase di roadshow e di booking building attorno al 50%. Una su due si ritira. Negli altri Paesi si tratta di circa una su quattro. E questo, spiega Assosim, perché non abbiamo investitori domestici.

Ed è proprio su questo fronte, sulla creazione di una domanda più solida, che si articoleranno alcune delle proposte che presenterà Assosim, al lavoro sull’elaborazione di un position paper. Una delle idee su cui si sta ragionando è la proposta di introduzione in Italia del meccanismo Isa, già utilizzato sul mercato anglosassone e che ne ha permesso la forte espansione. Si tratta di un sistema che consente a un individuo privato di allocare i propri investimenti in Pmi beneficiando dell’esenzione sulla tassazione dei dividendi e del capital gain. Il meccanismo funziona fino a un ammontare massimo di soldi investititi e a fronte di un lock up (l’impegno a non vendere le azioni) di un certo numero di anni (in Inghilterra si tratta di quattro, Assosim pensa a un arco temporale dai tre anni in su). L’incentivo potrebbe poi essere regolato negli anni a seconda della velocità di rafforzamento del mercato e potrebbe essere esteso anche ai fondi di investimento dedicati alle Pmi. “Appena il mercato azionario dovesse riprendersi – ha fatto notare Calzolari – i costi dell’incentivo verrebbero recuperati sul fronte fiscale”. Allo stesso tempo, una seconda proposta allo studio è l’introduzione obbligatoria di un corporate broker affinché ci sia un’attività di ricerca indipendente anche sui titoli delle Pmi: oggi ci sono società quotate su cui nessuno fa ricerca.

I tempi richiedono però che si apra un tavolo ben più ampio. “Abbiamo fatto una lunga battaglia sulla Tobin Tax – ha ricordato Calzolari – ma ormai c’è e oggi il tema è superare questo concetto verso una revisione complessiva del sistema”. Non solo è necessario rivedere in maniera ampia il sistema degli incentivi, ma è opportuno mettere sul tavolo la questione complessiva di una maggiore formazione finanziaria, così come il tema dello sviluppo degli operatori e degli investitori istituzionali, a partire dall’industria dei fondi pensione che dovrebbe crescere e assumere un ruolo più presente nel panorama finanziario domestico. Se da noi, ha sottolineato Assosim, la media dei fondi pensione aperti è investita in titoli domestici per meno dell’1% (in linea con il benchmark di riferimento), in altri Paesi ha svolto una funzione di supporto al mercato finanziario arrivando nei momenti di crisi, come nel caso del Giappone, ad essere investita fino al 24% sui titoli azionari giapponesi. “La Capital Markets Union (il piano dell’Unione europea per mobilitare capitali in Europa, Ndr) – ha concluso Calzolari – dovrebbe essere vista da tutti come passaggio importante a cui ciascuno deve dare un aiuto”.

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