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Assicurazioni e donne in Cda: troppo poche

Una ricerca pubblicata dall’Ivass dimostra quanto sia ancora bassa la presenza femminile nei board delle compagnie assicurative. Qualche miglioramento nelle quotate dopo la Legge Golfo-Mosca ma complessivamente i numeri sono ancora risibili

Assicurazioni e donne in Cda: troppo poche

Poche donne nei Cda delle assicurazioni italiane. Decisamente meno che nei board delle banche che già non brillano per inclusione e uguaglianza di genere. Nelle compagnie assicurative però i ruoli di amministratore delegato e presidente sono in larga parte ricoperti da uomini, le donne in consiglio sono in media meno di un quinto dei membri del board. Lo documenta una ricerca condotta da Diana Capone, Flaminia Montemaggiori e Sara Butera e pubblicata nei Quaderni dell’Ivass. È fondamentale, concludono le ricercatrici, che regolatori e supervisori assumano un ruolo proattivo nel sostenere diversity e inclusione nel mercato assicurativo.

La rilevazione ha riguardato 122 imprese di assicurazione per il 2015 e 108 per il 2019, numeri che rappresentano, rispettivamente, tutte le compagnie attive in Italia alle medesime date. Obiettivo dell’analisi è stato di valutare il livello di diversity non solo all’interno dei board ma anche nei ruoli apicali di presidente, direttore generale e amministratore delegato.

“Nonostante la pressione politica e sociale verso una maggiore inclusione della componente femminile nei consigli e nei ruoli apicali dell’organizzazione aziendale, il progresso spontaneo verso il rafforzamento della presenza delle donne è molto lento e non consente di raggiungere l’uguaglianza di genere.

Nel 2019, infatti, la percentuale femminile era pari, in media, soltanto al 17% del totale dei consiglieri, con un incremento limitato (7 punti percentuali) rispetto al 2015, anno in cui le donne rappresentavano un decimo del totale dei componenti i board. Inoltre, alla stessa data, circa un terzo dei consigli era ancora composto da soli uomini, un valore elevato ancorché in calo rispetto al 2015, quando la presenza femminile mancava del tutto in più della metà dei consigli. Per le figure apicali la limitatissima rappresentanza femminile porta a supporre che, anche nel settore assicurativo, il progresso delle donne verso i ruoli di maggiore responsabilità è ostacolato dalla presenza di un soffitto di cristallo, che appare ancor più resistente proprio per la mancanza di una massa critica di consigliere, che consenta loro di esercitare un’effettivainfluenza sulle dinamiche aziendali.

Fonte: Ivass – Quaderno 22 – Donne, board e imprese di assicurazione

Diversamente dalle banche, nelle assicurazioni nessuna donna risulta presidente o amministratore delegato o direttore nel periodo considerato dall’indagine. La legge Golfo-Mosca ha introdotto un vincolo per riequilibrare la distorsione di genere nei board delle società quotate: a partire dai rinnovi successivi al gennaio 2020 e ad eccezione delle società neo-quotate, almeno il 40% dei componenti deve appartenere al genere meno rappresentato. Una soglia ancora lontana nelle compagnie non quotate dove la percentuale di donne nei board arriva appena al 16% negli anni oggetto della ricerca.

Fonte: Ivass

Rimane quindi, complessivamente, la difficoltà a rompere il soffitto di vetro che consente alla presenza femminile di ascendere ai ruoli apicali. Una distorsione, rilevano le ricercatrici, che è fondamentale modificare.

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