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Asia euforica: record del Nikkei in Giappone

Per la prima volta dal 2000 l’indice Nikkei è salito oltre quota 20mila: è l’effetto Abe, che annuncia l’ingresso del Cfo di Toyota nel board di Bank of Japan mentre i profitti aziendali crescono – Conta anche la svolta espansiva della Cina – Record in vista per il Nasdaq – L’Italia soffre l’incognita della Grecia dove i rendimenti sono vicini al 30%

Asia euforica: record del Nikkei in Giappone

Procedono in ordine sparso le Borse. Euforica l’Asia, contrastati i listini Usa, frenati dal calo del greggio. In altalena l’Europa, variamente condizionata dalla sindrome greca. Quasi immune la Germania, colpita più di tutto l’Italia, assai più della Spagna; un segnale inquietante, in attesa di verifiche. 

Il peso di Atene, per ora, si sente poco o nulla in Asia, dove si raccolgono i frutti della nuova svolta espansiva della Cina: sale Shanghai +1,1%, fa meglio Shenzhen +2,2%. A Tokyo l’indice Nikkei (+1,1%) ha stabilito un nuovo record, per la prima volta sopra quota 20 mila (20.123) dall’aprile del 2000 sulla spinta degli ottimi dati commerciali: il Sol Levante ha registrato marzo il primo attivo commerciale dal giugno 2012.

Gli analisti attendono con fiducia la prossima campagna dei conti societari. Le corporations, grazie agli stimoli dell’Abenomics (e al calo dello yen) promettono utili record. A sottolineare l’alleanza tra il premier e i Big dell’industria arrivano poi la notizia che Abe intende candidare nel board della Bank of Japan il direttore finanziario di Toyota.

NASDAQ SOPRA 5 MILA. STOP ALLE BOMBE IN YEMEN, OIL IN CALO

A confermare la rinnovata aggressività dell’export made in Japan ci pensano i conti di Harley Davidson (-10,5%). Il gigante a due ruote prevede un anno difficile, vista la forte concorrenza delle moto giapponesi. 

Anche sui mercati Usa, però, si profila un nuovo record: il Nasdaq (+0,39%) è tornato ieri oltre quota 5 mila. Contrastati gli altri listini: l’indice Dow Jones è sceso dello 0,47%, lo S&P 500 dello 0,16% mentre il Nasdaq è salito dello 0,39%.

Sotto i riflettori la nuova battaglia dei giganti nel pharma. L’israeliana Teva, leader mondiali dei farmaci generici, ha annunciato un’offerta ostile nel confronti di Mylan, valore 41 miliardi di dollari. Subito dopo l’annuncio la Perigo, altro colosso del settore, ha annunciato di aver rifiutato un’offerta (29,8 miliardi) in arrivo proprio da Mylan, stavolta nelle vesti di cacciatore.

Debole il greggio: il Brent arretra a 61,6 dollari dopo l’annuncio della fine delle operazioni dell’aviazione saudita in Yemen. 

Ieri hanno ceduto un po’ ovunque i petroliferi. A Milano Saipem -2,6%, Tenaris -1,5%. Eni arretra dello 0,4%.

FRANCOFORTE AVANZA, NONOSTANTE LA GRECIA

In generale, ieri è stata una giornata in altalena per i listini europei, sotto la pressione delle indicazioni contradditorie sul fronte della crisi greca. Piazza Affari ha chiuso in ribasso, unica, tra le grandi Borse europee in territorio negativo. L’indice Ftse Mib ha perso lo 0,4% dopo aver toccato un massimo intraday a quota 23.525 punti e un minimo a 22.969 punti. Londra ha guadagnato lo 0,2% e Parigi lo 0,1%. Meglio di tutti ha fatto Francoforte: +0,5% in chiusura dopo aver veleggiato con guadagni superiori all’1% in mattinata prima della pubblicazione dell’indice Zew

Pochi movimenti nel settore del debito: il rendimento dei Btp si colloca attorno all’1,46%, in lieve calo lo spread sotto i 140 bp.

I tassi interbancari a tre mesi nella zona euro sono scesi per la prima volta sotto lo zero a -0,001% influenzati dall’eccesso di liquidità indotto dal programma di quantitative easing della Banca centrale europea.

STRETTA BCE SU ATENE: RENDIMENTI VICINI AL 30%

Vacilla quel che resta della finanza greca. La Borsa di Atene ha perso il 3% anche a seguito delle indiscrezioni sulla possibilità che la Banca Centrale Europea limiti l’accesso delle banche greche al programma di emergenza di fornitura di liquidità. Intanto continuano a salire i rendimenti dei titoli di Stato ellenici (quasi il 30% l’obbligazione a due anni, 13,25% il decennale).

Sembra ormai scontato che il vertice di Riga non produrrà un accordo sugli impegni che la Grecia dovrebbe, a detta di Bruxelles, assumere per ricevere i 7,2 miliardi necessari per fronteggiare l’emergenza finanziaria. Il presidente dell’Eurogruppo, Jeroem Djissembloem, non dispera in un accordo nelle prossime settimane sottolineando che se la Grecia abbandonasse “la zona euro ci sarebbe una instabilità molto pericolosa”.

I numeri parlano chiaro. Scrive Giuseppe Sersale, strategist di Anthilia: “Con 2,7 miliardi uscite (tra stipendi pubblici, e pagamenti al Fmi) entro il 15 maggio (cui si aggiungono 2 aste Tbills da 1,4 miliardi l’una), sembra assai improbabile che il Governo greco possa giungere a giugno onorando tutti gli impegni. Quindi, se l’11 maggio non si raggiunge un accordo, è facile che la Grecia salti un pagamento al Fmi. Ciò non si traduce automaticamente in un default, dal momento che è previsto un periodo di grazia di 2 mesi, ma un evento del genere condurrebbe facilmente ad un’accelerazione della fuga dei depositi, che sarebbe con ogni probabilità affrontata con l’istituzione di controlli sui capitali, in attesa che Tsipras decida se ammorbidire la linea, eventualmente con un rimpasto, un referendum o nuove elezioni, oppure tentare la strada del default”.

BANCHE ITALIANE SOTTO TIRO 

Poco mosso ieri il settore bancario a livello europeo, sostenuto dalla buona congiuntura dell’Eurozona. Il Crédit Suisse (utile del primo trimestre in crescita del 23%) ha aumentato il sovrappeso a livello globale sul settore delle banche al 12% dal 10%.

Diversa la situazione per il credito del Bel Paese: lo stoxx italiano cede l’1,42% a conferma della vulnerabilità del sistema in caso di crisi dell’area euro. Solo Intesa (-0,8%) e Ubi (invariata) limitano i danni. Al contrario, arretrano le Popolari. Banca Popolare di Milano (-3,74%) è il titolo bancario peggiore di Piazza Affari. Malgrado la caduta la banca di piazza Meda resta il miglior titolo dell’indice Eurostoxx Banks con un progresso del 65%. In forte calo anche Banco Popolare (-2,76%), Monte Paschi (-2,05%) e Unicredit (- 1,93%).

Deboli ieri anche le società del risparmio gestito: Azimut -0,9%, Anima -2%. Mediolanum -1,7%. 

NOKIA TORNA NEGLI SMATPHONE, STM VOLA

La nota più lieta della giornata arriva da Stm, la miglior blue chip di giornata con un guadagno del 4% a 9 euro. Due le notizie che possono spiegare la reazione, arrivata dopo aver perso il 4,5% nell’arco della settimana scorsa. La riscossa del settore tech europeo (+2,5% l’indice di settore) dopo che SAP+2,6%, miglior titolo di Francoforte ad un passo dal record storico del 2000, ha annunciato risultati trimestrali positivi favoriti dalla svalutazione dell’euro, un fattore che dovrebbe favorire anche Stm. 

Ancor più rilevante il traino di Nokia, +3,5% a Helsinki sulle indiscrezioni che anticipano un suo rientro nel settore della produzioni di smartphone. Stm, è stato un fornitore storico della società oggi nell’orbita di Microsoft. Il titolo guadagna oltre il 40% da inizio 2015.

LUSSO, JP MORGAN E UBS SPINGONO FERRAGAMO E TOD’S

Altra nota positiva arriva dal comparto lusso, immune dal contagio greco. A favorire i rialzi è stata una serie di promozioni sui singoli titoli da parte di diversi broker. Salvatore Ferragamo ha chiuso la seduta in rialzo del 4,1% a 30,44 euro. JP Morgan ha confermato il giudizio Neutral, ritoccando il target price a 25,50 euro da 24,50 euro. Gli analisti di Ubs hanno alzato il prezzo obiettivo sul titolo a 29 euro dai 21,5 euro precedenti, confermando però il rating Neutral. Si è ridotta al 22% la percentuale degli analisti censiti da Bloomberg (23) che raccomanda l’acquisto del titolo. Il target price medio è fissato a 29,5 euro, un prezzo in linea con la quotazione di Borsa che segna un progresso del 49% dal primo gennaio.

Tod’s ha chiuso in rialzo del 3,5% a 86,40 euro, rimediando in parte alla perdita complessiva del 5% della scorsa settimana. JP Morgan ha ribadito la raccomandazione Neutral, ritoccando il prezzo obiettivo a 82 euro da 80 euro. Gli analisti di Ubs hanno alzato il prezzo obiettivo sul titolo a 85 euro dai 62 euro precedenti. Il giudizio è migliorato a Neutral da Sell. 

MEDIOBANCA “ESALTA” FINMECCANICA 

Tra gli industriali da segnalare il recupero di Cnh Industrial (+2,9%) che ha già recuperato il dividendo staccato lunedì. Fiat Chrysler Automobiles +0,7%. Sale Finmeccanica (+0,7%) dopo la convinta promozione da parte di Mediobanca che ha alzato il giudizio a Outperform da Neutral. Il target è quasi raddoppiato, a 13,90 euro da 7,80 euro.

Continua la corte di Ei Towers a Rai Way (ieri +1,26%). Giorgio Barbieri, ad della controllata del Biscione ha detto che l’integrazione tra le due società “è un progetto che ha così senso che un arrivederci è d’obbligo”. Gina Nieri, consigliere di amministrazione di Mediaset ha detto che la partita “non è finita perché l’operazione ha molto senso industriale e, come tutte le cose che hanno senso, prima o poi si farà'”.

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