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Arte e nudo: dalla bellezza delle grandi opere d’arte al glamour-trash delle immagini social

Il nudo nell’arte, storia di bellezza, sensualità e trasgressione fino alla contemporaneità e la sua diversa e distorta interpretazione

Arte e nudo: dalla bellezza delle grandi opere d’arte al glamour-trash delle immagini social

La rappresentazione del corpo umano è stato uno dei temi principali della storia dell’arte sin dalla preistoria. Infatti, tra i dipinti che hanno segnato la storia, molti sono nudi di corpi, più precisamente di donna nuda.

La rappresentazione del corpo femminile nella pittura occidentale fin dal Medioevo ha portato fama ad alcuni dei più grandi artisti del mondo. A volte religiosi e sacri, a volte disinibiti e libertini, gli artisti hanno rappresentato il nudo femminile in mille modi. A seconda del periodo, il nudo può simboleggiare l’innocenza o l’umiliazione di Eva, la bellezza di un’antica divinità o il libertino del 18° secolo.

Ripercorriamo un po’ di storia per comprendere meglio il vero significato del nudo nell’arte e la sua evoluzione fino all’epoca moderna. E infine, la fotografia professionale , da non confondere con l’esasperazione della pubblicazione di scatti personali soggetti a post produzione e proposti attraverso i social media in forma glamour-trash.

Nel corso dei secoli e attraverso i movimenti, i dipinti di nudo hanno creato un’estetica del corpo e della bellezza. Al di là del soggetto rappresentato, i pittori creano immagini del corpo umano, spesso molto personali e talvolta anche contro le regole artistiche del loro tempo. Il genere del nudo può essere assimilato a un gran numero di soggetti pittorici, i più famosi tra cui “la nascita di Venere” di Botticelli le “odalische” di Matisse e Ingres, le “bagnanti” di Renoir e molti altri ancora.

Nel medioevo la Chiesa usava il nudo per mostrare la vulnerabilità dell’uomo, consapevole dell’importanza dell’immagine nell’insegnamento della religione agli analfabeti. La Chiesa incaricò artisti di dipingere affreschi, sculture e dipinti per decorare le loro chiese e manoscritti religiosi. Contemporaneamente, l’arte era principalmente per scopi religiosi, con il nudo considerato peccaminoso. Si riferiva alla condizione mortale e imperfetta dell’uomo. I dipinti di nudo erano così rappresentati per ragioni iconografiche. Ad esempio, personaggi nudi si trovano sui timpani delle chiese che alludono agli Inferi. Le figure bibliche Adamo ed Eva sono sinonimo di nudità e peccato. Sono spesso rappresentati nella loro forma più semplice, con serpenti o foglie che coprono i loro genitali. Questi corpi nudi, sebbene visivamente molto vicini ai nudi profani, sono in realtà al servizio del sacro.

Dall’epoca rinascimentale in avanti, i dipinti di nudo cominciarono a perdere il loro carattere iconografico e divennero apprezzati esclusivamente per le loro qualità estetiche e sensuali. Durante questo periodo, la riscoperta dell’Antichità e l’interesse per la bellezza plastica hanno portato gli artisti a valorizzare il nudo stesso, che è diventato una fonte fondamentale di ispirazione. Gli artisti hanno dipinto il corpo umano utilizzando modelli dal vivo rispettando le proporzioni. Hanno ripreso il corpo ideale inventato dai greci, ma hanno aggiunto una muscolatura maschile più realistica.

Botticelli nella sua “Nascita di Venere” regala un gioco tra ciò che nasconde e ciò che espone, ed è questa idea che introduce una dimensione erotica nel dipinto. La sua posizione è ispirata all’antico “contrapposto” in cui una delle gambe è distesa, l’altra leggermente piegata. Questo serve a sottolineare i suoi fianchi e la sua figura snella. Contrariamente ai ritratti più classici in cui i piedi sono ben ancorati al suolo, l’equilibrio di Venere appare instabile. La sua Venere è un nudo aggraziato, elegante, lontano da ogni pretesa sacra e religiosa, lontano dalla tradizione del medioevo.

Botticelli “La nascita di Venere”

È durante il periodo manierista del XVI e XVII secolo che i dipinti di nudo si sono veramente liberati da ogni vincolo o considerazione religiosa. Il manierismo offriva una grande libertà nella rappresentazione del corpo. Tra l’esagerazione della forma e la distorsione corporea emergeva un forte senso di erotismo.

“Susanna and The Elders”
Alessandro Allori (Firenze, 31 maggio 1535 – Firenze, 22 settembre 1607)

Il movimento rococò invece rifiuta sia i canoni antichi che il pensiero classico, per glorificare gli arabeschi e l’artificiosità. Lo stile rococò è stato anche fonte di ispirazione per gli artisti del nudo. In effetti, i pittori rococò celebravano la bellezza del corpo meglio di chiunque altro attraverso i loro audaci dipinti di nudo.

François Boucher, Venere consola Amore, 1751

Nel barocco troviamo Diego Velázquez, la cui passione per l’arte italiana lo spinse ad intraprendere un secondo viaggio in Italia, nel 1649. Non a caso, nel 1650 l’artista realizza una delle sue opere più famose, la Venere allo specchio ( conosciuta anche come Venere Rokeby per via del palazzo in cui era custodito il dipinto). In quest’opera è chiara l’influenza dell’arte di Tiziano e della sua venere di Urbino (a cui si ispireranno anche Ingres, Manet e Goya)

Venere allo specchio, 1648 circa, Londra, National Gallery – Diego Velasquez

Con il romanticismo nasce il desiderio di ritrarre la realtà, anche se senza esitare a drammatizzarla. Questo periodo segna l’arrivo dell’esotismo e della fantasia degli harem. I dipinti di nudo si sono quindi liberati e hanno persino iniziato a evocare la sessualità. Il romanticismo rompe così i legami con il classicismo e il neoclassicismo rifiutando le convenzioni formali. Non erano più le forme e i soggetti ad essere evidenziati, ma l’intensità dei colori, dei contrasti e della luce.

Hayez Francesco “Susanna al bagno”

Mentre i pittori realisti, il cui massimo esponente era il francese Gustave Courbet, si concentravano spesso su nudi tratti dalla loro vita quotidiana. I loro modelli provenivano dalle cosiddette classi sociali inferiori: prostitute, attrici o amanti. Courbet rifiutava la pittura accademica e le sue versioni idilliache e idealizzate del nudo. La sua pittura ha sempre sfidato i limiti del presentabile.

Gustave Courbet “L’Atelier du peintre

Con l’Impressionismo, ai pittori viene attribuito il merito di aver rivisitato il nudo. Rimuovendo i bordi e i contorni del corpo, si concentrano sul colore e sulle pennellate per dare energia e vitalità ai corpi. È all’interno della pittura impressionista che i nudi hanno causato più scandalo. Molti artisti dipingevano donne normali, di solito nella loro forma più semplice. Prendiamo ad esempio Edgar Degas, le cui figure nude sono al centro del lavoro. Il nudo è il suo soggetto preferito perché è il genere in cui innova di più: questi nudi riflettono la varietà di tecniche che Degas coglie. Impiegò il disegno e la pittura, ma soprattutto il pastello, che apprezzava per la velocità di esecuzione e per la possibilità di copiare il dipinto senza l’essiccamento del pastello.

Edgar Degas

Diversamente Cézanne non riusciva a convincersi a invitare donne vere a posare nude per lui. Alcuni critici ritengono che Cézanne in alcuni dipinti abbia voluto rappresentare la sua paura delle donne, come una sorta di molestia di questi corpi femminili che lo mettono a disagio.

Più recentemente con il movimento espressionista, i nudi sono quasi dei tormenti. Il più scabroso del primo ‘900 è stato Egon Schiele, uno dei maggiori pittori espressionisti. Il suo lavoro è caratterizzato da un’intensa sessualità, che si scontra con il classicismo e le convenzioni borghesi dell’epoca. Il suo stile molto singolare è riconoscibile dalle forme contorte del corpo e dalle linee espressive. I nudi di Schiele sono legati alla psicoanalisi, che in quel periodo stava prendendo piede. Il corpo nudo è il veicolo dell’angoscia esistenziale dell’artista. I suoi soggetti trasmettono la dualità del corpo, sia fonte di impulsi sessuali che simbolo di morte. All’inizio del 20° secolo, Schiele era descritto come un pornografo, uno psicopatico e persino un demone a causa dei suoi nudi, che erano considerati fin troppo scandalosi.

Egon Schiele

Dopo la seconda guerra mondiale, gli artisti si sono riappropriati del nudo in modo molto individualizzato. Un artista americano e figura di spicco del movimento Pop Art, ha creato nudi femminili utilizzando immagini ritagliate da riviste e oggetti trovati. Si tratta di Tom Wesselmann, le cui sue opere sono diventate vere e proprie icone erotiche, emblematiche degli anni Sessanta. Una volta disse “il nudo, credo, sia un buon modo per essere aggressivo, in senso figurato. Voglio suscitare reazioni intense ed esplosive da parte degli spettatori. “

Nell’arte contemporanea il nudo ci appare ancora frutto di retaggi passati e spesso di costruzione troppo accademica – specie nella scultura – oppure sintesi di tecniche di ritocco dell’immagine a fare da filtro tra noi e la figura, andando a incidere sul vero concetto di bellezza immortale.

E infine, la fotografia, quella del nudo di Helmut Newton, un grande fotografo sfida il pudore che iniziò la sua carriera con Playboy, per poi diventare uno dei più riconosciuti talenti della sua arte.

Oggi con la superbia spesso dei social e la pubblicazione di immagini al confine tra sensuale ed erotico siamo in qualche modo assuefatti alla nudità e difficilmente ci scandalizziamo. Ma è altresì vero che l’esibizionismo non è arte ma solo un’espressione esasperata di frustrazioni che devono necessariamente comunicate al mondo, che il bello non è più velato ma acclamato dal popolo. Perché una fotografia senza veli che non abbia dietro idee, tecnica, e il giusto feeling con il soggetto, è solo pornografia di bassa qualità: “Dal nudo bellezza al Glamour-trash”.

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