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Arriva il Def modello Renzi: più spazio agli obiettivi politici

Il Governo presenterà il Def, Documento di economia e finanza previsto dalla legislazione italiana sulla finanza pubblica, tra martedì e mercoledì della prossima settimana. Lo ha annunciato il presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Il Def dovrà essere trasmesso subito alla Commissione europea, che dovrà ratificare la manovra economica italiana.

Arriva il Def modello Renzi: più spazio agli obiettivi politici

Sarà una terza tabella del Def, oltre alle due ordinarie sui conti a legislazione vigente e sulle misure correttive già avviate, a sostenere la fattibilità degli annunciati sgravi Irpef per i lavoratori dipendenti. Una tabella “politica”, nella quale il Governo inserirà non soltanto i numeri consentiti dalle leggi e dalle regole di contabilità, ma anche quelli che dovrebbero derivare dalla politica economica “espansiva”, che l’Esecutivo guidato da Matteo Renzi intende realizzare. 

E’ questa la soluzione che il capo del Governo intende adottare per dimostrare come le preannunciate misure di alleggerimento fiscale e di snellimento del mercato del lavoro, insieme con le altre in procinto di essere adottate sulla riduzione della spesa pubblica, siano non soltanto compatibili con le risorse a disposizione del bilancio dello Stato, ma anche utili e positive per il rilancio della crescita economica.

Le prime due tabelle sono quelle redatte secondo le regole di contabilità. In esse non sarà inserito lo sgravio Irpef per i dipendenti. Ma ci saranno gli effetti dei tagli della spending review, derivanti dal decreto legge che sarà adottato contestualmente dall’Esecutivo, l’impatto a livello economico del decreto legge sui contratti di lavoro, già vigente, il risparmio derivante dai minori interessi sul debito pubblico già conseguiti grazie alla riduzione dei tassi di remunerazione.

Nella terza tabella, non prevista dalla legislazione, il Governo indicherà i propri obiettivi economici, non derivanti da quanto già fatto, bensì da quanto intende fare nei prossimi mesi. I numeri di questa terza tabella, naturalmente, saranno migliori di quelli delle altre due. La più importante differenza sarà il tasso di crescita dell’economia, che si collocherà di qualche decimale sopra l’uno per cento di aumento del Pil, a fronte di uno 0,8 che probabilmente stimerà la crescita a legislazione vigente (peraltro già superiore allo 0,6 per cento delle stime attualmente in circolazione).
Grazie al più elevato aumento del Pil, il rapporto tra disavanzo pubblico e prodotto interno lordo risulterà più basso e tollererà, quindi, le minori entrate conseguenti allo sgravio Irpef per i lavoratori dipendenti, che Renzi ha annunciato di volere operare a partire dalle buste paga di maggio.

Con la soluzione della terza tabella, Renzi raggiungerà anzitutto l’obiettivo di esporre agli italiani gli effetti della politica economica che intende adottare, liberata dagli stretti vincoli delle regole europee. Poi, di rappresentare all’Europa l’opportunità di una valutazione “dinamica” dei conti italiani, non ancorata soltanto al rigore dell’aritmetica; al fine di ottenere il via libera per le iniziative di alleggerimento fiscale già programmate.

Dal punto di vista strettamente contabile, ciò che Renzi vorrebbe essere autorizzato a fare è finanziare parte degli sgravi Irpef in deficit, cioè aumentando il debito pubblico anziché tagliando spese o aumentando altre entrate. E da un punto di vista macroeconomico, così finanziato lo sgravio fiscale produrrebbe il maggiore stimolo possibile per la crescita economica: una misura di tipo keynesiano, volta ad aumentare in modo netto la spesa per consumi, senza strette contestuali.

Si tratta di operazioni non più possibili nell’attuale sistema europeo di governo dei bilanci pubblici e della moneta, dei quali, tuttavia, si sente sempre più la mancanza. Qualcosa, in Europa, sembra stia cambiando nell’atteggiamento iper-rigorista, che ha condannato il nostro continente ai più bassi tassi di crescita economica nel mondo; complici, forse, anche recenti risultati elettorali. La Commissione Ue, dunque, potrebbe essere indotta a guardare con occhio più morbido le politiche di bilancio degli Stati europei. E Renzi ci spera.

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