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Ania, allarme spread: “Rischio rendimenti per 20 milioni di clienti”

Nel corso dell’assemblea annuale 2018 la presidente di Ania, Maria Bianca Farina sottolinea che le compagnie investono 300 miliardi in titoli di Stato e detengono il 15% di tutti i Btp in circolazione – Nel 2017 gli investimenti degli assicuratori italiani hanno raggiunto quota 850 miliardi, è quasi la metà del Pil italiano

Ania, allarme spread: “Rischio rendimenti per 20 milioni di clienti”

Le compagnie assicurative accendono il faro sullo spread. Tutte insieme, detengono oltre il 15% dei Btp in circolazione e proprio per questo motivo, sottolineano “il forte rischio che un sensibile allargamento dello spread comporta nel breve termine sui bilanci delle compagnie e che, nel caso di persistenza, inevitabilmente è destinato a riflettersi sui rendimenti corrisposti ai nostri 20 milioni di clienti”. Non solo: “Larga parte del risparmio assicurativo ha sostenuto il debito pubblico”.

Queste le parole con le quali la numero uno dell’Ania, Maria Bianca Farina, ha aperto la relazione all’assemblea annuale dell’associazione. “In sede normativa – ha aggiunto la presidente – si dovrà tenere conto di tale circostanza per ridurre gli effetti pregiudizievoli per i risparmiatori da un’applicazione sostanzialmente rigida delle regole contabili e prudenziali che costringono le imprese, anche in situazioni straordinarie e transitorie, a recepire perdite quando i titoli non sono effettivamente negoziati”.

L’incremento del differenziale tra Btp e Bund causato dall’incertezza politica degli ultimi mesi non deve dunque essere sottovalutato.

Nel corso della relazione, Ania ha anche fornito alcuni numeri dai quali emerge che le assicurazioni danno all’economia reale un contributo di 195 miliardi.  “Gli investimenti in obbligazioni corporate- ha spiegato Farina – sono pari a 138 miliardi mentre quelli in fondi di debito, azioni in società non collegate e in opere infrastrutturali hanno raggiunto 57 miliardi, ossia circa l’8% delle riserve”.

A livello complessivo, alla fine del 2017 gli investimenti degli assicuratori italiani hanno raggiunto 850 miliardi di euro, una cifra che corrisponde al “50% del Pil e quasi due terzi di essi sono a fronte delle polizze vita tradizionali, polizze che hanno reso, in media, il 3%”, sottolinea la presidente che ha poi chiarito: “oltre 300 miliardi sono investiti in titoli di Stato italiani”.

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In virtù di questi dati, allo scopo di sostenere l’economia reale, secondo la presidente dell’Ania “sarebbe particolarmente utile permettere agli investitori istituzionali, quali le assicurazioni con le loro gestioni separate, di acquistare, con il beneficio fiscale per il cliente, Pir con una più elevata componente di illiquidità per il finanziamento delle imprese non quotate, delle infrastrutture”.

Farina ha poi richiesto, a nome delle compagnie assicurative italiane “”una crescente attenzione del Governo” alla legislazione Ue allo scopo di far valere le istanze del mercato italiano che teme “svantaggi competitivi e costi enormi di implementazione”. Il riferimento è in particolari alla revisione della Solvency2 e alla necessità di modificare il meccanismo, volatility adjustment, che attutisce gli effetti sulle esigenze di capitale dell’eccessiva volatilità dello spread di un singolo paese rispetto alla media europea. Questo meccanismo, che dovrebbe essere efficace anche per l’Italia, secondo la presidente “Oggi non lo è”.

Per quanto riguarda la politica interna invece, Ania chiede al Governo “un trattamento fiscale uniforme per tutti gli aderenti alle forme integrative, sia collettive che individuali”. Farina ha ricordato che chi, ad oggi, decide di aderire ad un fondo collettivo ha diritto ad una deduzione fiscale di 3.615 euro l’anno “deduzione che non spetta a chi sottoscrive una polizza individuale”.

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