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Alberto Vacchi: la nuova politica industriale si fa per filiere

Vacchi spinge per un cambio di marcia dell’organizzazione imprenditoriale dell’Emilia e del Centro Italia attraverso la valorizzazione di 20 filiere con tre obiettivi principali di politica industriale

Alberto Vacchi: la nuova politica industriale si fa per filiere

Confindustria Emilia Area Centro cambia registro e mette in campo “un meticoloso piano di politica industriale”. Parola del presidente Alberto Vacchi, che indica la strada da percorrere per valorizzare e sviluppare le imprese del territorio. Questa passa anche attraverso una nuova organizzazione per filiere dell’associazione.

La sede emiliana è la prima del sistema Confindustria ad adottare questo nuovo schema. Le filiere saranno 20: Agroalimentare, Automotive, Carta & Stampa, Chimica & Farmaceutica, Costruzioni & Infrastrutture, Digital, Elettronica & Meccatronica, Energia, Facilities, Home, Macchine, Mobilità & Logistica, Moda & Lusso, Packaging, Plastica, Metalli, Salute, Servizi professionali, Turismo & Cultura e Veicoli industriali. Dal 2018 si comincerà a lavorare a un osservatorio, che fornirà report dettagliati con indicazioni di performance, aggiornando costantemente la fotografia dei vari settori.

“Il nostro Paese – spiega Vacchi – è una costellazione di distretti e filiere, in cui collaborano grandi imprese e PMI. Le filiere sono uno strumento per restare competitivi, un sistema che ha favorito, nel tempo, non solo la crescita di aziende di piccole dimensioni, ma anche di gruppi industriali di medie dimensioni. La globalizzazione ha determinato alcuni cambiamenti strutturali, come la frammentazione dei sistemi produttivi territoriali e l’evoluzione verso vere e proprie ‘catene del valore’ internazionalizzate. I dati ci dicono che nel futuro ciò che conterà sarà proprio l’appartenenza a una filiera in grado di competere nel mercato mondiale”.

Da questa premessa discendono le scelte strategiche di lungo periodo. “Sulla nostra area vasta – annuncia Vacchi – lavoreremo con un meticoloso piano di politica industriale che deve avere tre fini principali”. In primo luogo, valorizzare l’esistente e fare formazione. Sorgeranno quindi delle ‘Academy di filiera’ che, dopo gli istituti tecnici, saranno sede di formazione continua e aggiornamento per chi lavora o deve riqualificarsi. “Il secondo scopo sarà quello di sviluppare e sostenere la contaminazione tra nuove imprese e manifattura esistente. Già a settembre siamo partiti con ‘Emilia 4.0 – 1° Wave Tour’ un primo progetto pilota che ha fornito un parterre di 75 nuove imprese, delle quali una trentina sono in fase di prototipazione e 16 generano flussi di ricavi”.

Un lavoro che verrà presentato nel prossimo trimestre nelle diverse aree del territorio alle filiere di riferimento: Agritech, Robotica, Elettromedicale e Industrial IoT. “Il terzo obiettivo – aggiunge l’imprenditore – è attrarre multinazionali, che ci riconoscano la qualità del saper fare e possano trovare nei nostri territori i loro migliori laboratori di ricerca applicata”. Ogni filiera, entro la prima metà del 2018, avrà un presidente, cioè un ambasciatore nel mondo con il compito di renderla attrattiva, valorizzando quella “parte di manufacturing e progettazione  che ancora rende forte il nostro territorio”.

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