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Alberto Orioli: “Figli di papà a chi? Storia del movimento che ha cambiato la Confindustria”

“Figli di papà a chi?”, il libro di Alberto Orioli, vicedirettore ed editorialista de “Il Sole 24 Ore”, rievoca in 377 pagine l’itinerario storico del gruppo dei Giovani Imprenditori di Confindustria con una ricca documentazione dalla fondazione ai giorni nostri, attraverso i protagonisti e le storie

Alberto Orioli: “Figli di papà a chi? Storia del movimento che ha cambiato la Confindustria”

Un club di figli di papà? Troppo facile, troppo sbagliato. Fin da quando nascono, a cavallo tra gli anni 50 e 60, i Giovani Imprenditori vogliono portare lo “spirito del tempo” nella Confindustria e aprirsi alla società. E’ quanto sostiene Alberto Orioli, vicedirettore ed editorialista de “Il Sole 24 Ore” nel suo recente libro (“Figli di papà a chi?”, 377 pagine, 25 euro, Il Sole 24 Ore editore) sulla storia del movimento dei Giovani imprenditori aderenti a Confindustria.

I giovani industriali, secondo Orioli, sono puntigliosi fino alla pignoleria, ma vedono il domani prima di altri anche a costo di polemiche e scontri. Scommettono sulla partecipazione quando impera il conflitto; sulla globalizzazione anche se in pochi usano il passaporto; sulla legalità come valore civile ed economico mentre imperversano indifferenza e ipocrisia. Sognano la moneta dell’Europa quando la lira vive ancora di svalutazioni e guardano al Mediterraneo come al mare dell’incontro tra civiltà e della Primavera araba non c’è nemmeno l’ombra. Da sempre vogliono che la cultura d’impresa sia cultura davvero, capita e apprezzata. Ma non basta essere un imprenditore giovane per essere un Giovane Imprenditore. La differenza? La scoprirete leggendo le pagine di Alberto Orioli: ci sono 50 anni di storia a dimostrarlo.

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