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Air France come Alitalia? La crisi è sempre più nera

Il titolo Air France Klm sprofonda sulla borsa di Parigi dopo le dimissioni del ceo e il fallimento del referendum interno – Come accaduto mesi fa in Alitalia i dipendenti hanno rifiutato il nuovo contratto proposto dalla compagnia che oggi affronta il 14esimo giorno di sciopero dei piloti – Le proteste costano alla compagnia 25 milioni di euro al giorno

Air France come Alitalia? La crisi è sempre più nera

 Air France finirà come Alitalia? Le premesse sembrano esserci tutte dopo il No dei dipendenti all’accordo salariale proposto dalla compagnia per tentare di uscire da una tempesta che diventa di giorno in giorno più nera.

In una situazione già di per sé molto difficile ci si mette di mezzo anche il mercato che, dopo aver preso atto dei risultati deludenti e dei gravi problemi aziendali che affliggono Air France, reagisce “in malo modo” colpendo il titolo con una pioggia di vendite. Ad un’ora dall’apertura della Borsa di Parigi le azioni Air France Klm cedono oltre il 13% del loro valore, scendendo a 7,05 euro – dopo aver toccato un minimo intraday di 6,98 euro – a fronte del -0,04 del listino principale. Da inizio anno, il titolo ha perso circa il 50% contro il +3,7% registrato dall’indice di riferimento della Borsa di Parigi e del -4% dell’indice di settore europeo Stoxx 600 Travel & Leisure.

A causare il sell-off odierno contribuisce anche “la resa” dell’amministratore delegato, Jean-Marc Janaillac, che venerdì 4 maggio, ha annunciato le sue dimissioni, che – su richiesta del Board – diventeranno effettive dopo l’assemblea del 15 maggio. A questa data, “il consiglio di amministrazione incontrerà e annuncerà una soluzione di governance di transizione”, si legge in una nota pubblicata sul sito della compagnia aerea.

Alla base della decisione del quasi ex ceo, il No dei dipendenti alla proposta salariale della compagnia e il perpetuarsi dello sciopero dei piloti, arrivato ormai al 14esimo giorno.

La direzione di Air France promette di garantire “quasi l’85%” dei voli, di cui il 99% dei voli a lungo raggio, l’80% dei voli a medio raggio da e per l’aeroporto Paris Roissy-Charles de Gaulle e l’87% dei voli breve raggio a Orly e nelle province. L’ondata di proteste però è già costata alla compagnia aerea circa 350 milioni di euro.

In questo contesto, la posizione del Governo francese, dopo i primi tentativi di mediazione tra azienda e sindacati allo scopo di arrivare ad un’intesa, sembra diventare più dura. Il ministro dell’Economia Bruno Le Maire ha avvisato che “è in gioco la sopravvivenza di Air France” ma che “non sarà lo Stato a pagare i suoi debiti”.

Posizione ribadita anche nel corso di un’intervista a Bfm, nella quale il ministro ha dichiarato che se la società “non si sforza di diventare più competitiva, portandosi al livello di Lufthansa o di altre compagnie, Air France sparira”. Le Maire ha inoltre sottolineato che il Governo “è azionista di minoranza, chi pensa che qualunque cosa succeda lo Stato andrà in soccorso del gruppo e ne ripianerà le perdite si sbaglia.

Esclusa, ad oggi, la strada della ricapitalizzazione: “Una ricapitalizzazione richiede i soldi dei francesi e io non prendo i soldi dei francesi per metterli in una compagnia che non è al necessario livello competitivo”.

Ricordiamo che, attraverso una consultazione interna iniziata il 26 aprile e finita il 4 maggio, i vertici di Air France Klm hanno proposto ai lavoratori un accordo che prevedeva l’aumento di quasi il 7% dei salari per i prossimi quattro anni, di cui: +2% già nel 2018, +1,65% nel 2019, +1,54% nel 2020 e +1,65% nel 2021. A queste percentuali occorre aggiungere un +1,4% l’anno per ciascuno, aumenti che però avrebbero potuto essere modificati “in caso di cattivi risultati finanziari”. I sindacati avevano invece chiesto un aumento del 5,1% immediatamente per tutte le categorie di personale, dopo il blocco degli stipendi stabilito anni fa a causa delle difficoltà economiche dell’azienda.

I conti di Air France non sono infatti dei migliori: il vettore ha registrato una perdita di 269 milioni di euro sul primo trimestre a causa degli scioperi che, in base alle stime costerebbero alla società circa 25 milioni di euro al giorno.

Per le compagnie aeree si conferma dunque il tabù dei referendum interni. Dopo il No dei dipendenti di Alitalia è arrivato anche quello dei lavoratori di Air France Klm. In Francia adesso si spera che il resto della storia proceda diversamente altrimenti i cieli europei saranno attraversati dall’ennesima bufera che colpisce una delle sue compagnie principali.

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