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Affitti brevi: dal primo gennaio scattano nuovi obblighi. La Corte di Giustizia Ue risponde a metà ad Airbnb

La Corte esclude dunque l’obbligo di ritenuta ostacoli l’esercizio della prestazione dei servizi. Dal primo gennaio Airbnb chiede dati fiscali.

Affitti brevi: dal primo gennaio scattano nuovi obblighi. La Corte di Giustizia Ue risponde a metà ad Airbnb

La Corte di Giustizia dell’Unione europea ha dato oggi parzialmente torto ad Airbnb nel ricorso sul regime fiscale italiano per le locazioni brevi introdotto nel 2017: lo Stato può chiedere di raccogliere informazioni e dati sulle locazioni effettuate e soprattutto di applicare la ritenuta d’imposta alla fonte prevista dal regime fiscale nazionale. Il giudice di Lussemburgo ha dato invece ragione ad Airbnb sulla parte relativa all’obbligo di designare un rappresentante fiscale introdotto dalla stessa legge n.96 del 21 giugno 2017, giudicato “una restrizione sproporzionata alla libera prestazione dei servizi”. Il provvedimento della Corte di giustizia di oggi -che teneva col fiato sospeso Airbnb da mesi- è uno dei tasselli fiscali che ruotano attorno al tema degli affitti brevi e che potrebbe modificare l’attuale situazione.

Legge italiana per gli affitti brevi: cosa stabiliva la legge in Italia

La legge stabiliva che a partire dal primo giugno 2017 i redditi derivanti da contratti di locazione non commerciali non superiori a 30 giorni sono soggetti a una ritenuta del 21%, dovuta all’erario, qualora i proprietari interessati abbiano optato per tale aliquota preferenziale, e i dati relativi ai contratti di locazione devono essere trasmessi all’amministrazione fiscale.

Quando incassano i canoni o svolgono un ruolo nella loro riscossione, i soggetti che svolgono attività di intermediazione immobiliare devono effettuare, in qualità di sostituti d’imposta, la ritenuta di cui trattasi sull’ammontare dei canoni e provvedere al relativo versamento all’Erario. I soggetti non residenti privi di una stabile organizzazione in Italia hanno l’obbligo di nominare, in qualità di responsabili d’imposta, un rappresentante fiscale. In questo contesto si inserisce l’approvazione da parte del Consiglio dei ministri, il 1° dicembre scorso, del decreto legislativo di recepimento della direttiva Dac7 (2021/514) sulla cooperazione amministrativa nel settore fiscale. Una volta ottenuto il parere necessario delle commissioni parlamentari, la direttiva entrerà in vigore dal 1° gennaio 2023.

Affitti Brevi: Cosa dice la sentenze della Corte Ue

L’obbligo di ritenuta dell’imposta alla fonte s’impone, secondo i giudici a Lussemburgo, tanto ai prestatori di servizi di intermediazione immobiliare stabiliti in uno Stato membro diverso dall’Italia, quanto alle imprese che vi hanno uno stabilimento. La Corte esclude, dunque, che sia possibile ritenere che questo obbligo vieti, ostacoli o renda meno attraente l’esercizio della libera prestazione dei servizi. Rispetto alla parte della sentenza in cui il tribunale a Lussemburgo ha dato invece ragione ad Airbnb, quella cioè sull’obbligo di designare un rappresentante fiscale, il fatto che l’amministrazione fiscale disponga già delle informazioni ad essa trasmesse relative ai contribuenti, segnala la Corte, è tale da semplificare il suo controllo e dà ancor più rilevanza al carattere sproporzionato dell’obbligo di designazione di un rappresentante fiscale.

Airbnb: cosa cambia dal primo gennaio, chi affitta deve fornire tutti i dati fiscali

Intanto però dal primo gennaio ci saranno altre novità per i locatori iscritti alla piattaforma. L’obiettivo è sempre quello: mappare un fenomeno che spesso sfugge alla legalità.

Le nuove norme impongono ai gestori delle piattaforme l’obbligo di identificare chi vende o affitta tramite il portale web. I dati dei locatori dovranno essere comunicati trimestralmente all’Agenzia delle Entrate, insieme ai corrispettivi percepiti e al numero di operazioni effettuate. Le informazioni relative al 2023 dovranno essere inviate entro il 31 gennaio 2024 e sarà un provvedimento del direttore a definire le modalità.
Nei mesi scorsi le piattaforme hanno inviato diversi solleciti ai locatori attivi. “Le tue informazioni fiscali sono obbligatorie”, recitava l’email inviata da Airbnb a tutti gli host e co-host per richiedere la compilazione del modulo con i dati “necessari per ospitare dal 2023”.

I gestori, infatti, avranno a disposizione due solleciti e 60 giorni prima di bloccare i profili di chi guadagna oppure trattenere i corrispettivi. Airbnb, ad esempio, spiega ai propri iscritti: “Se gli host non forniscono le informazioni che devono essere comunicate alle autorità fiscali, saremo tenuti a congelare i compensi. In certi casi, Airbnb potrebbe bloccare i calendari degli host”. E aggiunge un esempio: in caso di check-in dopo il 1° gennaio 2023, se l’host non ha fornito le informazioni richieste entro il 2 marzo 2023, i pagamenti per prenotazioni con check-in a partire dal 2 marzo 2023 saranno congelati. “Dopo aver fornito le informazioni fiscali – aggiunge – i pagamenti verranno scongelati e si potrà nuovamente accettare prenotazioni sulla piattaforma”.

Restano valide le norme precedenti

Dal 1° gennaio 2023 tutti gli intermediari dovranno aggiungere (alla già obbligatoria comunicazione alle Entrate sulle locazioni brevi) anche i dati catastali degli immobili (provvedimento 86984/2022). Dal 2017 le agenzie immobiliari e quindi anche i portali online sono già tenuti a rispettare l’obbligo di ritenuta fiscale del 21% sui canoni riscossi per i locatori e a trasmettere i dati alle Entrate entro il 30 giugno dell’anno successivo a quello di conclusione del contratto, pena sanzioni da 250 a 2.000 euro (articolo 4, Dl 50/2017). Dal 2018 il decreto sicurezza ha inoltre imposto l’obbligo per i locatori di comunicare i dati degli alloggiati alla questura.

Affitti Brevi: poca chiarezza riguardo le norme locali

Da tempo è attesa una banca dati che raccolga tutte le unità destinate ad affitto breve del territorio nazionale, attribuendogli un codice identificativo alfanumerico, da utilizzare negli annunci pubblicati online (commi 4-5, articolo 13-quater, Dl 34/2019). Intanto alcune regioni si sono mosse in modo indipendente: al momento Lombardia, Puglia, Veneto, Piemonte e Campania prevedono un codice Cir obbligatorio.

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