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Accordo CETA: dal prosciutto al Parmesan, cosa cambia per l’Italia

Buone notizie per il nostro export agroalimentare, dall’accesso dei prodotti sensibili all’eliminazione dei dazi ad valorem – Il prosciutto di Parma potrà finalmente entrare in Canada, anche se dovrà coesistere con le imitazioni – La bilancia commerciale italiana tocca un surplus da 51,6 miliardi nel 2016, ai livelli più alti da 25 anni a questa parte.

Accordo CETA: dal prosciutto al Parmesan, cosa cambia per l’Italia

Il voto del Parlamento Europeo sull’Accordo CETA con il Canada apre delle prospettive di assoluto interesse per il nostro Paese, come sottolineato anche dal ministro Carlo Calenda. I vantaggi per l’Italia saranno numerosi, soprattutto sul fronte del mercato agroalimentare: dall’accesso dei prodotti sensibili (ad iniziare dai formaggi che godranno di una quota aggiuntiva), eliminazione dei dazi ad valorem sui prodotti a base di zuccheri o cacao, pasta e biscotti, frutta e verdura e l’eliminazione tariffaria e rimozione di altre importanti barriere tariffarie per vini e liquori.

Ma l’abbattimento di dazi avrà un impatto anche su beni di rilievo per il nostro export come macchinari industriali (fino al 9,5%), mobili (fino al  9,5%), calzature (fino al 20%) e riconoscimento (sebbene con alcune differenze di trattamento) per 41 IIGG italiane (su un totale di 171 europee).

Tutto questo avrà importanti ricadute in termini di crescita e occupazione per il nostro Paese se si considera che l’Italia è stata nel 2015 l’ottavo fornitore del Canada con un volume dell’interscambio bilaterale di circa 6 miliardi di euro e una crescita delle esportazioni del +13% su base annua.

Parmesan sì ma non Made in Italy

Sul fronte dell’agroalimentare, uno studio della Coldiretti sintetizza gli effetti principali dell’accordo. Secondo quanto riporta l’associazione, il Canada continuerà a produrre e vendere sul proprio mercato il Parmesan e continuerà a produrre e vendere Gorgonzola, Asiago, Fontina ma dovrà aggiungere l’indicazione Made in Canada.

Il Canada potrà iniziare a produrre e vendere prodotti non presenti prima come ad esempio lo “squacquerone di Romagna” ma dovrà aggiungere il termine style o imitazione. Potranno, però, entrare finalmente sul mercato canadese alcuni prodotti finora esclusi, come il prosciutto di Parma Dop, che dovrà coesistere con il Prosciutto di Parma canadese, marchio registrato dalla Maple Leaf Foods. Sul prosciutto, infatti, la situazione finora è stata paradossale: la denominazione da diversi decenni, prosegue Coldiretti, “è stata usurpata dalla società Maple Leaf Foods, la più grande industria alimentare canadese, che ha registrato il marchio “Parma” e quindi può regolarmente commercializzarlo. La conseguenza è che il vero prosciutto di Parma Dop non può essere al momento venduto in Canada ma per essere comunque presente su quell’importante mercato, il prodotto italiano viene commercializzato con il nome “Prosciutto originale”, e sugli scaffali dei negozi si trova acconto al “Parma” canadese, senza poter portare il suo vero nome”. D’ora in poi, se non altro, ci sarà più trasparenza a tutela della qualità del prodotto italiano e dei suoi consumatori.

Cresce la bilancia commerciale italiana

In generale, dunque, si tratta di un accordo positivo per il commercio italiano che, secondo i dati diffusi oggi dall’Istat, ha registrato un surplus di 51,6 miliardi nel 2016, il dato più alto da 25 anni a questa parte, in crescita di quasi 10 miliardi rispetto ai 41,8 miliardi del 2015. L’avanzo della bilancia non energetica, invece, è stato pari a 78 miliardi di euro.

Il saldo della bilancia con i Paesi Ue nel 2016 è stato pari a 11,698 miliardi, a fronte dell’avanzo di 8,585 miliardi registrato nel 2015. A dicembre il surplus è stato di 5,798 miliardi di euro, a fronte di un avanzo di 5,586 miliardi nello stesso mese del 2015.

Nel 2016, i mercati di sbocco più dinamici sono stati Giappone (+9,6%), Cina e Repubblica Ceca (+6,4% entrambe), Spagna (+6,1%) e Germania (+3,8%). L’Istat segnala inoltre la forte crescita nell’anno delle vendite all’estero di articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (+6,8%), autoveicoli (+6,3%), mezzi di trasporto, autoveicoli esclusi (+4,6%) e prodotti alimentari, bevande e tabacco (+4,2%). Risultano in forte calo gli acquisti dalla Russia (-26,3%), così come quelli di gas naturale e di petrolio greggio (rispettivamente -28,5% e -20,4%).

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