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ACCADDE OGGI – Draghi, 8 anni fa il “Whatever it takes” che salvò l’Europa

Con tre sole parole – Whatever it takes- Mario Draghi, allora presidente della Bce, salvò 8 anni fa l’euro e di conseguenza l’Europa assicurandoche sarebbe stato fatto ogni sforzo per salvare la moneta unica – Il Recovery Fund ne un po’ il seguito, con buona pace dei sovranisti e degli euroscettici

ACCADDE OGGI – Draghi, 8 anni fa il “Whatever it takes” che salvò l’Europa

Whatever it takes. Costi quel che costi. La famosa frase pronunciata dall’allora presidente della Bce, Mario Draghi, riferita agli sforzi che l’istituto di Francoforte avrebbe compiuto per difendere l’euro dalla crisi economica che stava colpendo l’Eurozona, compie oggi 8 anni. Era infatti il 26 luglio 2012 quando l’economista italiano, nominato nell’autunno precedente alla guida della massima istituzione monetaria europea, aprì di fatto una fase politica ed economica del tutto nuova, e che è risultata fondamentale nell’arginare le enormi difficoltà finanziarie che molti Paesi stavano affrontando in quel periodo.

Molti ricorderanno che quelli erano gli anni post-2008 e i paesi della zona euro stavano attraversano una delle congiunture più difficili dall’introduzione della moneta unica: spread a livelli altissimi in molti paesi (tra cui l’Italia), la Grecia a rischio default e un forte sentimento di euroscetticismo – che quattro anni dopo avrebbe portato alla Brexit nel Regno Unito – stava attraversano gran parte dei paesi dell’Unione europea. Draghi, durante una conferenza a Londra, con il suo “whatever it takes” ha dato l’abbrivio a un pacchetto di misure fiscali e monetarie che avrebbero protetto l’euro. Tra queste è impossibile non ricordare l’innovativo Quantitative easing (peraltro confermato da Christine Lagare, che ha preso il posto di Draghi a fine 2019) cioè un’iniezione di liquidità nel sistema bancario europeo grazie all’acquisto, molto corposo da parte della Bce, di azioni, obbligazioni e titoli di Stato.

La famosa frase di Draghi è addirittura entrata nell’enciclopedia Treccani, che la ricorda così: “Il Whatever it takes apre nella politica europea un altro orizzonte che non aveva precedenti. […] Da quel momento, si può dire che l’Europa diventi l’Europa di Mario Draghi. A posteriori, lo riconoscono sia gli estimatori, sia i detrattori”.

Inoltre quelle parole, e soprattutto la forza che si sono portate dietro negli anni, tornano più che mai attuali in questi giorni in cui l’Europa, stavolta non tramite la Bce ma in seguito a uno storico accordo conseguito dal Consiglio dei capi di governo, ha di nuovo trovato l’energia e l’unità – che a volte le sono mancate negli anni – per evitare un altro disastro economico. Se infatti Draghi intervenne, provvidenzialmente, per salvare l’Europa dopo la grande crisi finanziaria del 2008, stavolta a dettare l’emergenza e la necessità di lanciare un messaggio forte è stato il Covid-19, il virus che sta mettendo in ginocchio le economie di tutto il mondo, Europa compresa. Il Recovery Fund è, in un certo senso, la nuova versione del Whatever it takes di draghiana memoria, con buona pace dei sovranisti e degli euroscettici. Esattamente 8 anni dopo l’originale l’Europa batte un altro colpo.

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