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ACCADDE OGGI – Crisi russa del ’93: Eltsin contro il Parlamento

Ventotto anni fa il Presidente russo sciolse il Parlamento, che rispose destituendo Eltsin e mettendolo in stato d’accusa – Fu l’inizio di uno scontro che si risolse nel sangue

ACCADDE OGGI – Crisi russa del ’93: Eltsin contro il Parlamento

Il 21 settembre del 1993, in Russia andò in scena una grave crisi costituzionale. Lo scontro vide fronteggiarsi il presidente, Boris Eltsin, e il Parlamento. Poiché all’epoca mancava una chiara definizione delle rispettive sfere di competenza, il contrasto fra i due poteri fu inevitabile. E così Eltsin, non riuscendo a superare l’ostruzionismo del Parlamento, esattamente 28 anni fa decise di scioglierlo (o meglio, di sciogliere il Congresso dei Deputati del Popolo e il suo Soviet Supremo), indicendo nuove elezioni per dicembre.

La Costituzione russa però non dava al Presidente il potere di sciogliere il Parlamento, che quindi non accettò il provvedimento e rispose destituendo Eltsin, che fu messo in stato d’accusa.

La crisi precipitò al punto che pochi giorni dopo, il 3 ottobre, alcuni sostenitori del Parlamento presero d’assalto il Municipio di Mosca e la sede della televisione.

Tuttavia, dopo un’iniziale fase di sbandamento, Eltsin riuscì a recuperare il controllo della situazione e decretò lo stato d’emergenza. Appena 24 dopo, reparti speciali delle forze armate espugnarono il Parlamento con un copioso spargimento di sangue (i morti furono un centinaio) e arrestarono i capi della rivolta.

Una volta ristabilito l’ordine, a dicembre Eltsin cercò di rafforzare il proprio potere varando una nuova costituzione di forte stampo presidenziale. Quello stesso mese, però, si tennero le elezioni politiche, che decretarono la sconfitta delle forze riformatrici, segnando invece una forte crescita delle forze ultranazionaliste e una buona affermazione degli ex comunisti, che avrebbero voluto ricostituire la vecchia Unione Sovietica.

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