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ACCADDE OGGI: Argentina, nel ’55 un colpo di Stato depone Perón

Il 19 settembre del 1955 le Forze armate argentine realizzarono, con l’appoggio di conservatori e socialisti, il colpo di Stato che rovesciò il controverso presidente Juan Domingo Peron che nel 1946 aveva dato vita al cosiddetto peronismo, un movimento ora di destra e ora di sinistra che portò l’inflazione alle stelle e che sta per tornare al potere a Buenos Aires

ACCADDE OGGI: Argentina, nel ’55 un colpo di Stato depone Perón

19 settembre 1955 le Forze Armate argentine, guidate dal generale Eduardo Lonardi e sostenute da dirigenti civili radicali, conservatori e socialisti e anche da alcuni settori della Chiesa realizzarono un colpo di Stato che rovesciò il presidente Juan Domingo Perón.

Perón stava affrontando il suo secondo mandato come presidente dell’Argentina. La prima elezione, avvenuta nel 1946, segnò la nascita del peronismo, il periodo più noto e controverso della storia di Buenos Aires. 

Il peronismo fu un movimento politico sostenuto, almeno in origine, dai descamisados (“scamiciati”]) un nome che indica la genesi popolare e sociale dell’iniziativa. Portò avanti una politica eterogenea che univa al suo interno populismo, socialismo, patriottismo, la terza via economica del fascismo. Perón si ispirò al New Deal di Roosevelt, realizzando una politica carratterizzata da un forte interventismo statale e un welfare assistenziale portato avanti tramite la Fondazione Eva Perón. Scelse di sostenere il distacco dell’Argentina dall’influenza storica degli Usa, portando avanti una politica di non allineamento. 

Nell ‘51, dopo la seconda vittoria di Perón alle elezioni, l’Argentina venne esclusa dal piano Marshall e cominciò ad avvicinarsi all’URSS. L’economia del paese cominciò a risentirne aprendo la strada alla crisi economica, mentre sul piano politico iniziò una vera e propria guerra tra il presidente e la Chiesa che si concluse con la scomunica (poi ritirata) di Perón.

Nel 1955 la tensione salì alle stelle. Il 16 giugno, l’aviazione navale bombardò Plaza de Mayo allo scopo di uccidere Perón. Il presidente si salvò, ma morino centinaia di civili.  

Perón cambiò ministro dell’interno e della Marina e tentò una democratizzazione, autorizzando i vecchi partiti a servirsi dei media, ma i malumori non si placarono e la cosiddetta “Revolución Libertadora”, sostenuta dai settori antiperonisti portò ad un nuovo colpo di Stato, realizzatosi il 19 settembre 1955. 

Perón andò in esilio. Prima in Paraguay e poi a Madrid, dove il dittatore fascista Francisco Franco gli concesse asilo politico. 

Riuscì a tornare in argentina solo nel ‘73 e il 23 settembre dello stesso anno trionfò con un’ampia maggioranza nelle elezioni a doppio turno, riuscendo a farsi eleggere per la terza volta.. Morì meno di un anno dopo, il 1° luglio del 1975 nella sua villa di Quinto de Olivos, lasciando il potere nelle mani della vicepresidente: la terza moglie Isabel. 

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