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Accadde oggi 6 giugno: nel 1944 il D Day con lo sbarco degli Alleati in Normandia. Che cosa disse e che cosa fece Churchill

Lo sbarco in Normandia fu una sorpresa per i tedeschi – Churchill ne parlò a mezzogiorno alla Camere dei Comuni, poi informò Stalin e il 10 giugno raggiunse la Francia: i messaggi con Roosevelt e le trattative con De Gaulle con un occhio all’Italia

Accadde oggi 6 giugno: nel 1944 il D Day con lo sbarco degli Alleati in Normandia. Che cosa disse e che cosa fece Churchill

Il 6 giugno del 1944 è passato alla storia contemporanea come il D Day. In quel giorno ebbe inizio l’operazione Overlord come venne definita lo sbarco degli Alleati in Normandia. 

6 giugno ‘44: il giorno dello sbarco in Normandia di inglesi e 1083 aerei americani. Il fronte correva da Le Havre a Cherbourg in Normandia

Alle 6.30 del mattino, tra nuvole basse e mare di onde lunghe e scure, prendono parte all’operazione: 2727 navi mercantili, 700 da guerra, 2500 mezzi da sbarco, 1136 aerei 

Una sorpresa per i tedeschi che aspettavano l’attacco sulla Manica, al Pas de Calais, tanto che pensarono si trattasse di un attacco diversivo. Cinque i punti di sbarco, classificati con nomi di fantasia: «Utah» o «Omaha» di pertinenza degli americani a occidente, «Gold», «Judno» e «Sword» per gli inglesi a oriente. 

Un giorno intero di battaglia sanguinosissima; già nelle prime 24 ore ci furono circa diecimila caduti. 

Le comunicazioni ai Comuni di Winston Churchill

Ma proseguiamo la narrazione andando direttamente alle comunicazioni (tratte dal XI volume della Storia della Seconda Guerra mondiale) che uno dei grandi protagonisti del XX secolo, Winston Churchill, svolse il giorno stesso, a mezzogiorno, alla Camera dei Comuni. 

Dopo aver illustrato il dispiegamento di forze navali, aeree, anfibie e terrestri impiegate, il primo ministro annunciò che vi era motivo per ritenere che la sorpresa fosse riuscita e la manovra stesse procedendo con efficacia. 

Si sa che Churchill aveva dei dubbi sullo sbarco e preferiva un’altra linea di condotta. Gli Alleati erano sbarcati da 11 mesi in Sicilia e stavano risalendo la Penisola. Churchill pensava che questo dovesse essere il fronte prioritario. 

Il leader inglese ricordava la drammatica esperienza dello sbarco nei Dardanelli, durante la Prima guerra mondiale: un fallimento con ingenti perdite di cui, in qualità di Primo Lord dell’Ammiragliato, portava la responsabilità. La sconfitta determinò le sue dimissioni dal Gabinetto e la decisione di indossare la divisa e recarsi a combattere in Francia.

L’apertura di un secondo fronte era una pressante richiesta di Stalin. L’Armata Rossa aveva fermato l’avanzata tedesca a Stalingrado (la battaglia si protrasse dal luglio del 1942 al febbraio dell’anno dopo) e chiedeva un intervento alleato in Europa. 

Stalin e l’offensiva d’estate

La sera del 6 giugno Churchill informò Stalin che tutto era cominciato bene e che proseguiva come previsto. Il dittatore sovietico rispose (il messaggio è pubblicato nel XI volume) subito complimentandosi e confermando che l’offensiva d’estate delle forze sovietiche, predisposta in osservanza degli accordi di Teheran, dove si era svolta la conferenza tra i capi di Stato e di governo degli Alleati, avrebbe avuto inizio verso la metà di giugno in uno dei più importanti settori del fronte, mentre alla fine di giugno e in luglio sarebbe scattata l’offensiva generale.  

Il 7 giugno Churchill inviò un lungo rapporto a Stalin sui progressi compiuti. L’8 giugno i tre capi di stato maggiore americani (era presente anche Marshall) avevano raggiunto in aereo l’Inghilterra, nella consapevolezza che dovessero essere prese delle decisioni importanti sul proseguimento dell’offensiva.

In Francia le trattative con De Gaulle

Il 10 giugno insieme a Churchill raggiunsero la Francia per vedere da vicino la situazione. 

Con Roosevelt, Churchill scambiò in quei giorni alcuni messaggi riguardanti il comportamento del generale De Gaulle e suggerì che il presidente americano accettasse di incontrarlo, anche se tra i due non correvano buoni rapporti. De Gaulle sollevò parecchi problemi che misero in difficoltà gli Alleati, allo scopo di essere riconosciuto capo della Francia libera. 

Alla data del 25 luglio le truppe alleate in Francia ammontavano a 1.450.000 uomini di cui 810.000 erano americani. 640.000 britannici e canadesi. Ad agosto fu liberata Parigi. Uno dei primi problemi che si pose fu quello della moneta. Gli Alleati volevano introdurre una valuta di occupazione in Francia, ma De Gaulle minacciava di boicottarla se non avesse contenuto l’espressione ‘’governo provvisorio della Repubblica francese’’.  

La guerra in Italia

Churchill teneva d’occhio anche il corso della guerra in Italia. Il 6 giugno gli alleati erano già entrati a Roma. Il 10 giugno Churchill – l’episodio è curioso ed è tratto dal carteggio segreto scambiato durante il conflitto tra i due alleati – scrisse a Roosevelt che considerava un ‘’grandissimo guaio’’ la sostituzione nel governo italiano del Maresciallo Pietro Badoglio da parte di ‘’un gruppo di anziani ed avidi politici’’. Badoglio – sosteneva Churchill – ‘’è stato per noi un utile strumento da quando ci ha consegnato la flotta quasi al completo nonostante la presenza del nemico’’. E continuava: ‘’Non mi sono reso conto  che in questo momento noi abbiamo concesso agli italiani – che ci sono costati tanto cari in vita umane e materiale – il potere di costituire un governo a loro piacimento senza riferimento alle potenze vincitrici e senza la minima pretesa di mandato popolare’’.

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