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ACCADDE OGGI – 30 anni fa l’addio a Scirea, il campione gentiluomo

Il leggendario difensore della Juventus e della Nazionale morì in un tragico incidente stradale in Polonia il 3 settembre 1989: la notizia, diffusa dalla Domenica sportiva in tv, sconvolse non solo i tifosi ma tutta l’opinione pubblica che amava il campione.

ACCADDE OGGI – 30 anni fa l’addio a Scirea, il campione gentiluomo

Uno dei più grandi difensori italiani della storia, ma soprattutto un campione gentiluomo. Il 3 settembre del 1989 se ne andava, nei pressi della città polacca di Lodz, Gaetano Scirea, giocatore simbolo della Juventus negli anni ’70 e ’80 e campione del mondo con la Nazionale italiana (con la quale vanta 78 presenze) nel 1982. Quel giorno di esattamente 30 anni fa, il libero nato a Cernusco sul Naviglio da famiglia umile (il padre era un emigrato siciliano e lavorava alla Pirelli a Milano) si era già ritirato dal calcio giocato: si trovava in Polonia in veste di allenatore in seconda della Juventus. Scirea andò in Polonia a visionare i prossimi rivali dei bianconeri in Coppa UEFA, il Górnik Zabrze. Lo fece per scrupolo personale, malgrado l’allenatore della Juve di allora e suo grande amico, il mitico Dino Zoff, gli avesse detto che quel viaggio non fosse essenziale e che ne poteva fare a meno. Invece si rivelò fatale.

Di domenica pomeriggio, Scirea stava tornando a Varsavia, da dove avrebbe dovuto prendere il volo per Torino, Scirea fu accompagnato da un autista locale, da un interprete e da un dirigente del Górnik: la vettura su cui era a bordo fu tamponata da un furgone nei pressi di Babsk, prendendo fuoco anche a causa di quattro taniche di benzina che erano state stipate nel bagagliaio in caso di necessità. Dei quattro occupanti si salvò solo il dirigente della squadra polacca che, seduto sul sedile anteriore, ed essendosi aperto lo sportello alla sua destra durante il tamponamento, poté uscire dal veicolo. Per Scirea, l’autista e l’interprete il rogo fu letale, visto che, in base agli esiti dell’autopsia, non avevano riportato lesioni nell’impatto. Scirea fu soccorso e trasportato presso un ospedale vicino ma i medici non poterono fare altro che constatarne il decesso, all’età di 36 anni. La notizia fu data in Italia solo in serata, in diretta alla Domenica Sportiva, e sconvolse tutti, a partire dal figlio tredicenne Riccardo, oggi dirigente della Juventus, che appresè nel modo più crudelle della scomparsa dell’amato padre.

Da giocatore, Scirea fu considerato uno dei più grandi, anche per il suo stile in campo e fuori: nella sua lunga carriera, nonostante il ruolo da difensore, non fu mai espulso e tutti lo hanno sempre celebrato per la sua signorilità, che si esprimeva nel suo carattere discreto e silenzioso e nelle ineguagliabili movenze sul rettangolo di gioco. Scirea infatti aveva un’eleganza tranquillamente paragonabile a quella di un altro campione dell’epoca, del calibro di Franz Beckenbauer. Di lui Gianni Brera diceva: “Il povero Scirea era dolce e composto, di una moderazione tipica del grande artista. Non era difensore irresistibile né arcigno, era buono, ma completava il repertorio con sortite di esemplare tempestività, a volte erigendosi addirittura a match winner“.

Gianni Mura ha invece ricordato che “da ragazzino Scirea sognava Suárez e Rivera, la maglia numero 10, la direzione d’orchestra. Ci è arrivato ugualmente, con la maglia numero 6: direzione della difesa e appoggio al centrocampo e all’attacco”. Forse ancora migliore la sintesi di Mario Sconcerti: “Un trequartista nella sua area di rigore”. Per Enzo Bearzot, suo ct a lungo in Nazionale, era “un angelo”, mentre per Trapattoni, allenatore della Juventus degli anni ’80, Scirea era “il leader con il saio”.

La carriera di Gaetano Scirea in Serie A inizia nel 1972 all’Atalanta, dove in due stagioni colleziona 58 presenze e 1 gol. Poi inizia la sua lunga era alla Juventus, dal 1974 al 1988, un anno prima della sua morte: 377 presenza complessive, nobilitate da 24 gol. In maglia bianconera il campione gentiluomo ha vinto 7 scudetti, due Coppe Italia, e ognuna delle competizioni internazionali per club, una volta ciascuna: Coppa Uefa, Coppa dei Campioni, Coppa delle Coppe, Supercoppa europea e Coppa intercontinentale. Indimenticabile la sua presenza, da titolare, nella Nazionale campione del mondo del 1982: partecipò giocando tutte le partite della cavalcata trionfale degli azzurri.

Per celebrare il trentennale di una morte ancora così difficile da accettare e da metabolizzare, la Juventus ha deciso di omaggiare il campione antidivo per eccellenza con una inedita mostra fotografica al Juventus Museum.

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