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Accadde Oggi – 14 luglio 1948: l’attentato a Togliatti e la vittoria di Bartali al Tour che salvò l’Italia dal caos

Il 14 luglio 1948 l’Italia rischiò la guerra civile dopo l’attentato a Palmiro Togliatti. Ma Gino Bartali, vincendo al Tour de France, contribuì a calmare un Paese in ebollizione. Una pedalata che cambiò il corso della storia

Accadde Oggi – 14 luglio 1948: l’attentato a Togliatti e la vittoria di Bartali al Tour che salvò l’Italia dal caos

Il 14 luglio, in Francia, è la data della presa della Bastiglia, l’inizio della Rivoluzione che ha cambiato il corso della storia europea. Ma anche l’Italia ha avuto il suo 14 luglio. Solo che, nel 1948, la rivoluzione fu sul punto di scoppiare e non scoppiò.

Quel giorno, Palmiro Togliatti, leader del Partito Comunista Italiano, venne ferito da quattro colpi di pistola in pieno centro a Roma, all’uscita dalla Camera dei deputati. Il paese, ancora scosso dalle ferite della guerra, tremò. Le piazze si riempirono, le fabbriche vennero occupate, le armi cominciarono a circolare. L’Italia si trovò a un passo dalla guerra civile.

Eppure, mentre il caos montava, un uomo a centinaia di chilometri di distanza saliva su una bicicletta e scriveva un’altra storia. Gino Bartali, impegnato nel Tour de France, trasformò una corsa a tappe in un’operazione di salvataggio nazionale. Quel giorno non si scalò solo l’Izoard ma si risalì anche dal precipizio della violenza.

Attentato a Togliatti: un colpo al cuore della Repubblica

Roma, ore 11:30 del 14 luglio 1948. Palmiro Togliatti sta uscendo da Montecitorio quando viene raggiunto da quattro colpi di pistola. A sparare è Antonio Pallante, un giovane siciliano, anticomunista. Il segretario del Pci cade a terra ferito gravemente. La notizia corre veloce, e con essa si incendia l’Italia.

Nel giro di poche ore, operai e militanti scendono in piazza. A Torino e Genova le fabbriche vengono occupate, in molte città partono scioperi generali. Gli ospedali si riempiono di feriti. I binari ferroviari vengono bloccati. La tensione è altissima e l’Italia rischia l’insurrezione armata. Le forze dell’ordine vengono allertate ovunque, il governo teme il peggio.

Il Presidente del Consiglio, Alcide De Gasperi sa che servono nervi saldi, e (forse invoca) anche un miracolo.

Bartali, l’uomo giusto nel giorno sbagliato

Proprio in quelle ore, in Francia, Gino Bartali sta pedalando nel Tour de France. È un veterano, 34 anni, lontano dai favoriti. Quel giorno deve affrontare la tappa alpina Cannes-Briançon, con l’ascesa del temibile Col d’Izoard. Nessuno si aspetta l’impresa. Ma dalla politica arriva una richiesta inusuale. Secondo quanto tramandato da numerose fonti (o forse una leggenda), De Gasperi riesce a far recapitare a Bartali un messaggio: “Fai qualcosa per l’Italia”.

Bartali non è uno qualunque. È un simbolo del Paese, uomo di fede, sportivo amato, già vincitore del Tour nel 1938. Sa che quel giorno la sua corsa può diventare altro. E lui risponde come sa fare: con le gambe e con il cuore.

Bartali attacca. Pedala in solitaria per ore. I favoriti crollano, lui rimonta. A pochi chilometri dal traguardo è sfinito, ma qualcuno dal bordo della strada gli allunga tre banane. Le mangia in corsa. Riparte. Vince la tappa, anzi stravince. Recupera 18 dei 21 minuti di distacco in classifica e si rilancia nella corsa alla maglia gialla.

La radio e i giornali diffondono la notizia della sua impresa. Il paese, che fino a poco prima sembrava pronto a lacerarsi, si ferma. Si distrae. Si unisce. Si aggrappa a quell’eroe popolare.

Bartali non si ferma più. Vince anche le due tappe successive e in tre giorni, il Tour cambia volto e secondo molti, cambia anche il destino dell’Italia. L’attenzione si sposta così dal sangue in via della Missione alla maglia gialla che torna sulle spalle di un italiano.

L’impresa di Bartali placa gli animi, infonde un sentimento di orgoglio nazionale e ridimensiona, almeno momentaneamente, la rabbia di una base comunista pronta a reagire con forza.

La rivoluzione che non fu

Intanto, Togliatti sopravvive. Dal letto d’ospedale invita i suoi a mantenere la calma. Il Partito Comunista frena l’insurrezione. Il rischio di una guerra civile si allontana. L’Italia resta in piedi, sull’orlo del cratere ma salva.

Certo, a distanza di anni, qualcuno dirà che l’impresa di Bartali fu ingigantita. Che l’Italia non sarebbe davvero esplosa. Ma è certo che la sua vittoria aiutò milioni di persone a sentirsi unite, a distrarsi, a respirare. In un’Italia lacerata, serviva un collante. E quel giorno lo sport lo fu, più di ogni altro strumento.

Parigi val bene una Repubblica

Il 25 luglio, Gino Bartali trionfa a Parigi. Vince il secondo Tour della sua carriera, dieci anni dopo il primo. Nessuno come lui. Ma la vera vittoria non è solo sportiva. Fu un’impresa che andò oltre la classifica generale diventando un simbolo di unità nazionale.

“È la più bella avventura della mia vita”, dirà. E un intero Paese, ancora in bilico tra rabbia e speranza, gli crederà.

Il 14 luglio, in Francia, si celebra la rivoluzione. In Italia, invece, si ricorda quella che non scoppiò. E in quel giorno, se non si prese la Bastiglia, si evitò di prendere le armi. Anche grazie a un uomo in sella a una bicicletta. Perché, a volte, anche le gambe possono fare la storia.

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