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Berlusconi: mi dimetto fra 15 giorni, elezioni a febbraio. Poi Alfano premier, io non mi ricandido

Il premier, convinto da Napolitano a lasciare, promette di dimettersi dopo l’approvazione della legge di stabilità fra 15 giorni ma vuole decidere il corso futuro della politica italiana e dice: elezioni a febbraio con Alfano candidato premier perchè io non mi ricandido – Le opposizioni si apprestano ad accelerare l’uscita di scena del Cavaliere

Berlusconi: mi dimetto fra 15 giorni, elezioni a febbraio. Poi Alfano premier, io non mi ricandido

Silvio Berlusconi ha preso atto che, dopo il voto di ieri della Camera, il governo (fermo a quota 308) non ha più la maggioranza e così è andato al Quirinale annunciando al capo dello Stato le sue dimissioni, che però saranno operative dopo l’approvazione della legge di stabilità, sulla quale oggi dovrebbe essere presentato il famoso maxiemendamento, che, a sua volta, dovrebbe recepire le misure annunciate nella lettera di intenti e quelle ulteriori, chiesteci ancora dalla Ue in una nuova lettera del 4 novembre scorso.

A quel punto il presidente della Repubblica Napolitano aprirà le consultazioni “dando la massima attenzione alle posizioni e proposte di ogni forza politica, di quella della maggioranza risultata dalle elezioni del 2008 come di quelle di opposizione”. Le opposizioni sono intenzionate a faciltare un’accelerazione dei tempi sull’approvazione della legge di stabilità, pur non rinunciando a far valere le proprie posizioni in proposito. Quanto al capo dello Stato, Napolitano vigilerà sul fatto che non ci siano manovre dilatorie da parte della ex maggioranza e del governo. Il maxiemendamento dovrebbe essere presentato oggi in Senato, e le dimissioni di Berlusconi essere operative entro una quindicina di giorni.

In un’intervista al direttore della Stampa Mario Calabresi Berlusconi ha detto che non si ricandiderà alle prossime elezioni che, a suo giudizio, dovrebbero essere anticipate, ed apre così la strada alla candidatura di Angelino Alfano. In effetti il premier, che, dopo il colloquio al Quirinale, si è riunito con i suoi e la Lega a palazzo Grazioli, ha già detto, che, anche se alla fine deciderà il presidente della Repubblica, non ci sono alternative alle elezioni anticipate, perchè è “impensabile” che ci possa essere una maggioranza diversa da quella indicata dalle elezioni. Affermazioni queste subito stigmatizzate da Bersani che le ha considerate un’invasione di campo nelle prerogative esclusive del presidente della Repubblica. Come si vede la situazione politica resta confusa, anche se il voto della Camera e le dimissioni di Berlusconi, pur differite di una quindicina di giorni per approvare la legge di stabilità, restano un punto fermo. Ma non è certo di buon auspicio il fatto che, anche dopo il voto di ieri, lo spread con i titoli tedeschi abbia ripreso a volare raggiungendo quota 500.

Berlusconi è rimasto molto deluso del risultato del voto in aula, ha evocato ancora una volta il tradimento. E certamente non si aspettava che la maggioranza sarebbe venuta meno, tant’è che aveva ancora ieri respinto l’invito del leader della Lega Umberto Bossi a farsi da parte per favorire la formazione di un governo Alfano. Quanto alle opposizioni, dopo la soddisfazione per il risultato della Camera, è stato scelto un atteggiamento prudente per favorire il clima nel quale dovrebbe poter essere rapidamente approvata la legge di stabilità.

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