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Da laboratorio a patrimonio: la Pinsa Romana di Corrado Di Marco ora è Prodotto Agroalimentare Tradizionale del Lazio

La Pinsa Romana, “inventata da Corrado Di Marco”, è entrata a far parte dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali (Pat) del Lazio con il decreto ministeriale dell’11 marzo 2025

Da laboratorio a patrimonio: la Pinsa Romana di Corrado Di Marco ora è Prodotto Agroalimentare Tradizionale del Lazio

Oggi la Pinsa Romana viene servita non solo nei ristoranti di Tokyo e nei bistrot di New York, ma anche nelle pizzerie di Londra, Sydney e Parigi: un’intuizione tutta italiana che ha conquistato il mondo, restando saldamente ancorata alla sua terra. Non si tratta di un’antica ricetta di famiglia, ma di una vera rivoluzione nata nel 2001 nel laboratorio di Corrado Di Marco, alle porte di Roma. Qui la tradizione si fonde con l’innovazione in un impasto unico, realizzato con un mix segreto di farine di frumento, riso e soia, un’alta idratazione e una lunga lievitazione fino a 72 ore, per una base croccante fuori, morbida dentro, leggera e altamente digeribile.

Da curiosità a simbolo della panificazione italiana contemporanea

Questa combinazione ha trasformato la Pinsa Romana in un prodotto che, dopo anni di curiosità e scetticismo (“Pinsa? Non sarà un errore di battitura?”), è diventato un vero simbolo della panificazione italiana contemporanea. Ora, grazie al decreto ministeriale dell’11 marzo 2025, la Pinsa Romana è ufficialmente riconosciuta come Prodotto Agroalimentare Tradizionale (Pat) del Lazio, un sigillo di qualità e cultura che ne certifica il legame con il territorio.

L’inserimento della Pinsa tra i Pat del Lazio, come previsto dal dm 350/1999, significa molto più di un semplice bollino di qualità: “La Pinsa viene così ufficialmente annoverata tra i prodotti agroalimentari italiani tradizionali che costituiscono espressione, oltre che dell’ingegno e dell’inventiva, del processo di evoluzione socioeconomico delle collettività territoriali italiane, anche delle tradizioni e della cultura delle regioni.” In altre parole, non solo è buona: è anche un simbolo di cultura e identità.

La lunga strada verso il riconoscimento

Ottenere questo riconoscimento non è stato immediato. Come spiega Alberto Di Marco, figlio di Corrado e amministratore delegato dell’azienda di famiglia: “Per ottenere il Pat servono 25 anni di attività dimostrata. All’inizio ci mancava un anno, perché mio padre ha registrato il marchio ‘Pinsa Romana’ 24 anni fa. Ma grazie a una ricerca storica, siamo riusciti a dimostrare che la produzione era iniziata prima.”

Per Di Marco Spa, questo traguardo rappresenta però una nuova partenza: “L’ingresso della Pinsa Romana tra i Pat non è un punto di arrivo, ma un nuovo stimolo a custodire con orgoglio l’identità di un prodotto che è oggi più che mai simbolo di tradizione, creatività e italianità,” ha dichiarato Di Marco.

Tradizione artigianale e crescita industriale

Oggi l’azienda è a capo di un gruppo con 300 dipendenti e 60 milioni di euro di fatturato, con oltre 40 milioni di pinse vendute ogni anno in 72 Paesi. Una crescita costante che coinvolge grande distribuzione, Horeca, export e linee “free-from”, comprese quelle dedicate al senza glutine.

Nonostante i numeri da grande azienda, la produzione resta sorprendentemente artigianale: nello stabilimento principale di Guidonia, vengono prodotte fino a 200mila pinse al giorno, tutte stese a mano, senza presse meccaniche, mantenendo un’idratazione dell’85%. Gli operatori modellano manualmente gli iconici avvallamenti che garantiscono la tipica alveolatura interna. Dopo una cottura rapida, le basi vengono confezionate in vaschette rigide che preservano forma e caratteristiche, incluse le celebri “bolle”.

Fondamentale nella ricetta è la farina di riso, che crea una crosta croccante e un interno soffice. Dal riso è stata sviluppata anche la pasta madre, elemento chiave di tutte le linee, compresa quella gluten-free, per garantire masticabilità, leggerezza e digeribilità.

La struttura produttiva è in continua espansione: oltre alla sede di Guidonia, è attiva una nuova sede inaugurata a marzo 2025, un impianto sulla Tiburtina per la lavorazione delle miscele, un altro stabilimento sotto Tivoli, un polo dedicato al senza glutine e un nuovo centro a Parma, appena acquisito per il segmento free-from. Per il 2026 è già previsto un ulteriore sito produttivo.

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