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Il sovranismo a trazione trumpiana ridisegna la Ue: Polonia a destra, governo dimissionario in Olanda 

Tusk perde in Polonia: Nawrocki guida la svolta sovranista filo-Usa. Intanto, il vento sovranista soffia su più Stati europei, mentre l’Italia cerca equilibrio tra sovranismo e integrazione

Il sovranismo a trazione trumpiana ridisegna la Ue: Polonia a destra, governo dimissionario in Olanda 

L’immagine del premier polacco ed ex presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, che poche settimane fa insieme a Emmanuel Macron, Keir Starmer e Friedrich Merz viaggiava sul treno diretto a Kiev per incontrare il presidente ucraino Volodymyr Zelensky potrebbe rimanere chiusa per molto tempo in un archivio.

Polonia: la sconfitta di Tusk e la vittoria sovranista di Nawrocki

In quella foto, Tusk mostrava plasticamente la necessità per il suo Paese di trovarsi nel vagone di testa dell’Unione (al posto proprio dell’Italia della Meloni), affiancato alla cosiddetta coalizione dei “volenterosi”, pur essendo scettico sulla possibilità di inviare truppe in Ucraina. Con le ultime elezioni presidenzialipolacche, la speranza di vedere ancora Varsavia partecipare da protagonista al processo di integrazione europea rischia di rimanere però delusa. Gli elettori polacchi, smentendo le previsioni della vigilia, hanno scelto Karol Nawrocki, sovranista, candidato del partito Diritto e Giustizia (PiS) del presidente uscente Andrzej Duda, rispetto allo sconfitto Rafal Trzaskowski, europeista, sindaco di Varsavia e candidato della coalizione di Tusk. Una vittoria di stretta misura, 51% contro poco più del 49%.

Nawrocki sfida Tusk e punta sull’alleanza con gli Usa

Nawrocki ha manifestato subito il suo programma: “Salveremo la Polonia – ha detto – non permetteremo a Donald Tusk di avere il monopolio del potere. Un cattivo governo che non si cura delle finanze pubbliche e ci priva dei grandi sogni e delle nostre aspirazioni”. Da parte sua, il primo ministro polacco Donald Tusk ha annunciato che chiederà un voto di fiducia in Parlamento: “Voglio che tutti vedano, compresi i nostri oppositori, in patria e all’estero, che siamo pronti per questa situazione, che comprendiamo la gravità del momento, ma che non abbiamo intenzione di fare un passo indietro”. Entusiasta la reazione di Trump su Truth, secondo il quale in Polonia “vince il leale alleato di Trump sconvolgendo tutta l’Europa”. E Nawrocki ha dichiarato che una forte alleanza con gli Stati Uniti è la sua massima priorità.

Da Mosca, il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha commentato la vittoria alle presidenziali polacche di Karol Nawrocki, dubitando che in Polonia “arrivi al potere un politico” che “comprenda la necessità di pensare alla normalizzazione delle relazioni con i vicini, in primo luogo con la Federazione Russa”. Alla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen che si era complimentata con il nuovo presidente Nawrocki ha ricordato che “l’Unione europea è una comunità di Stati indipendenti e sovrani, basata sul rispetto della sovranità nazionale”.

Il vento sovranista scuote Europa e Nato

Una vittoria quella del candidato del PiS che si inserisce nel quadro di quel sovranismo a trazione trumpiana finora guidato dall’ungherese Orban. Il vento sovranista soffia su almeno due Stati membri di nuova adesione (2004), come Ungheria e Polonia, mentre in Olanda l’uscita dalla maggioranza del partito PVV di estrema destra di Gert Wilders, per i ritardi nelle politiche migratorie, ha indotto il premier Dick Schoof ad annunciare, dopo poco più di un anno, le dimissioni del governo. Una crisi che colpisce un Paese che dovrà ospitare il 24 maggio il vertice dei capi di Stato e di Governo della NATO all’Aja. Wilders si è detto frustrato da quella che ha definito la lentezza nell’introduzione della “politica sull’immigrazione più restrittiva di sempre”, concordata con i partner della coalizione dopo la sua vittoria elettorale nel novembre 2023. Non è affatto scontato, tuttavia, che in caso di nuove elezioni il partito di Wilders possa bissare il risultato del 2023. Ma segnali poco incoraggianti si avvertono anche in alcuni degli Stati membri fondatori della Ue. In Francia, Jordan Bardella, dopo che Marine Le Pen è fuori gioco, avrebbe il favore dei sondaggi quando il presidente in carica non potrà più presentarsi. A Berlino la coalizione ha incluso la SPD per evitare uno scivolamento a destra verso la AfD, partito con simpatie neonaziste. Il richiamo ad un passato oscuro non turba evidentemente gli elettori del nuovo presidente di Polonia.

L’Italia tra sovranismo e europeismo

Quanto all’Italia, il governo ha una componente sovranista e filo-trumpiana. La corrente europeista, di cui sono gelosi custodi il Quirinale e la Farnesina, ha ammorbidito finora l’oltranzismo atlantico della Meloni. Una corrente che si pone l’obiettivo di stare dentro il processo d’integrazione europea come Paese fondatore e di influenzare il corso degli eventi, senza apparire gregari dell’asse franco-tedesco. Attitudine che si è manifestata prima con la scelta di aderire alla banda stretta del Sistema Monetario Europeo negli anni Settanta e poi con l’ingresso nell’euro.

La sfida dell’Europa oggi viene dall’esterno, dalla guerra sul territorio europeo e dal distacco americano dall’Europa, specie dopo la dichiarazione del presidente Trump che il conflitto in Ucraina è in definitiva un affare fra europei. Sarà quella la cartina di tornasole per misurare la capacità dell’Europa di camminar da sola senza più il sostegno dell’alleato americano.

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