Il secondo trimestre di quest’anno sarà condizionato dalle alterne decisioni dell’Amministrazione Trump che freneranno principalmente export e investimenti, tenendo alta l’incertezza e bassa la fiducia. Lo dice la “congiuntura flash” di maggio realizzata dal Centro studi di Confindustria. Di positivo c’è la riduzione del prezzo dell’energia a causa delle minori attese di crescita, il chè agevolerà il taglio dei tassi in Europa.
Nel primo trimestre il Pil italiano, segnala il Centro studi, è cresciuto più del previsto con un +0,3% e l’industria ha interrotto il suo lungo calo: nel solo mese di marzo la produzione è aumentata dello 0,1%, chiudendo il primo trimestre in recupero dello 0,4%, dopo 5 trimestri in calo. Proprio l’industria tuttavia è a rischio a causa dei dazi e i primi dati di aprile, post-dazi, sono misti: il Pmi segnala che la flessione si è quasi esaurita (49,3 da 46,6), ma la fiducia scende per il secondo mese di fila, su valori bassi.
Nel 2026 il Pil riprenderà slancio con un +1,0%
Il Pil italiano nel 2025 è atteso crescere dello 0,6% con una revisione al ribasso di 0,3 punti percentuali ascrivibile, in larga parte dice CsC, alla debolezza della seconda metà del 2024 e al peggioramento del quadro macroeconomico nel quale si contrappongono forze di segno opposto. Nel 2026, invece, è atteso riprendere slancio, al +1,0%.
La reintroduzione dei dazi Usa su acciaio e alluminio al 25%, secondo Confindustria, porterà ad un calo medio di circa -5% dell’export di acciaio e alluminio negli Stati Uniti, con un impatto macroeconomico minimo (circa -0,02% dell’export italiano di beni).
Il Centro studi individua lo scenario peggiore caratterizzato da un’eventuale escalation protezionistica che comporti un persistente, invece che temporaneo, innalzamento dell’incertezza (+80% sul 2024), l’imposizione di dazi del 25% su tutte le importazioni Usa, comprese quelle dall’Europa, e del 60% dalla Cina e l’applicazione di ritorsioni tariffarie sui beni di consumo Usa esportati. In quel caso si avrebbe un impatto cumulato negativo sul Pil italiano, misurato come scostamento rispetto allo scenario base, del -0,4% nel 2025 e del -0,6% nel 2026.
Commissione Europea vede Pil Italia 2025 a +0,7%, ma il debito continua a crescere
Anche la Commissione europea, nelle sue stime di primavera pubblicate oggi, intercetta gli stessi timori per l’economia della zona euro dovuti ai dazi di Trump. In particolare per l’Italia vede una riduzione del deficit, ma un aumento del debito, sempre per via dei generosissimi sussidi edilizi del governo Conte II (2019-2021). Il Pil italiano è visto a +0,7% nel 2025 e a +0,9% nel 2026 (nelle stime di novembre erano rispettivamente all’1,0 e all’1,2%). Il disavanzo dovrebbe scendere sotto al 3% del Pil nel 2026 (al 2,9%), mentre il debito pubblico dovrebbe continuare ad aumentare, dal 135,3% del Pil nel 2024 al 136,7% nel 2025 fino a salire al 138,2% nel 2026. A titolo di confronto il debito francese dovrebbe aumentare dal 113,0 (2024) al 118,4% (2026).
“L’economia europea sta dimostrando capacità di resilienza in presenza di forti tensioni commerciali e di un aumento dell’incertezza globale – ha spiegato in un comunicato il commissario all’Economia Valdis Dombrovskis, pubblicando il rapporto odierno -. Ciò detto, non possiamo permetterci di essere compiacenti. I rischi economici restano inclinati verso il basso, quindi l’Unione europea deve intraprendere un’azione decisiva per rilanciare la sua competitività”.
La Commissione prevede un Pil della zona euro dello 0,9% nel 2025 con un’accelerazione all’1,4% nel 2026. L’inflazione dei prezzi al consumo dovrebbe scendere, da una media annua del 2,4% nel 2024, al 2,1% nel 2025 fino a toccare l’1,7% nel 2026. Rispetto alle previsioni di autunno, le stime di crescita della zona euro sono state riviste al ribasso, per via della politica commerciale americana (nel 2025 dall’1,3 allo 0,9%, nel 2026 dall’1,6 all’1,4%). Nel suo rapporto l’esecutivo comunitario precisa che le premesse sono di un dazio americano sulle merci euro pee del 10% (ad eccezione delle auto, dell’alluminio e dell’acciaio, al 25%). La Commissione europea ha anche ipotizzato che i dazi bilaterali tra Stati Uniti e Cina restino sufficientemente elevati da portare a una riduzione significativa degli scambi di merci tra Stati Uniti e Cina. In questo contesto, Bruxelles considera che l’export europeo nel 2025 crescerà appena dello 0,7%.