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iPhone 17: Apple pronta ad aumentare i prezzi per coprire i costi ma non vuole parlare di dazi

Apple prepara rincari per l’iPhone 17 a causa dei costi di produzione in crescita. In arrivo un autunno caldo, tra dazi Usa-Cina e margini da difendere, senza esplicitare il peso delle tariffe nei listini

iPhone 17: Apple pronta ad aumentare i prezzi per coprire i costi ma non vuole parlare di dazi

Apple si prepara a un autunno caldo: secondo il Wall Street Journal, il prossimo iPhone 17 potrebbe arrivare sul mercato con prezzi aumentati, in risposta alla crescita dei costi di produzione. Una decisione che il colosso di Cupertino starebbe cercando di prendere senza legarla pubblicamente ai dazi Usa-Cina, per evitare un boomerang reputazionale simile a quello che ha colpito Amazon quando aveva ipotizzato di esplicitare i costi doganali nei prezzi al consumo, scatenando le ire della Casa Bianca.

Ma la strategia comunicativa non cambia i conti: Cupertino prevede costi aggiuntivi per 900 milioni di dollari solo in questo trimestre.

Tregua sui dazi, ma resta un’imposta del 20%

Sebbene la recente intesa tra Washington e Pechino abbia sospeso gran parte dei dazi reciproci, resta in vigore un dazio del 20% sui prodotti cinesi, imposto da Donald Trump all’inizio del suo secondo mandato con la motivazione ufficiale di contrastare il traffico di fentanyl. Gli smartphone Apple, assemblati per la gran parte in Cina, sono colpiti da questa imposta, mentre altri dispositivi elettronici ne sono esenti o soggetti a tariffe inferiori.

Il problema per Apple è che la riduzione temporanea di alcuni dazi (dal 125% al 10%) non tocca gli iPhone, che continuano a essere tassati pesantemente. Una situazione che rende inevitabile il ritocco dei prezzi, soprattutto per le versioni di fascia alta.

I modelli più colpiti: iPhone Pro e Pro Max

A subire maggiormente l’impatto delle nuove tariffe saranno probabilmente i modelli di punta: iPhone 17 Pro e Pro Max, che già oggi partono rispettivamente da 999 e 1.199 dollari. Secondo la banca d’investimento Jefferies, oltre metà delle vendite di iPhone negli Stati Uniti riguarda proprio questi modelli. Il loro peso specifico sui profitti è cruciale, ed è qui che Apple ha meno margini per assorbire i costi senza intervenire sui prezzi.

Le fabbriche cinesi continueranno a occuparsi di questi dispositivi, perché l’India, pur in crescita, non ha ancora la capacità tecnica e infrastrutturale per gestire la produzione di massa dei modelli più avanzati, dotati di fotocamere sofisticate e batterie più potenti.

Nuove funzionalità per giustificare i rincari

Per rendere l’aumento di prezzo più digeribile, Apple punterà su alcune novità di prodotto. Le anticipazioni parlano di un nuovo design ultrapiatto e della possibile introduzione di un modello pieghevole, elementi che potrebbero posizionare l’iPhone 17 come un prodotto innovativo e non semplicemente più costoso.

Per non ripetere lo scivolone comunicativo di Amazon – che si vide attaccare dalla Casa Bianca dopo un’indiscrezione su una possibile trasparenza tariffaria verso i clienti – Cupertino punta a presentare quindi l’eventuale aumento come il risultato naturale del miglioramento del prodotto. L’idea è chiara: presentare i rincari come il frutto dell’evoluzione tecnologica, e non come una risposta obbligata all’instabilità della catena di fornitura o alla politica commerciale statunitense.

India e reshoring: i limiti delle alternative

Apple ha già avviato una parziale delocalizzazione della produzione in India, che oggi rappresenta circa il 13-14% delle spedizioni globali di iPhone. Tim Cook ha dichiarato che, nel secondo trimestre del 2025, la maggior parte degli iPhone venduti negli Stati Uniti proverrà da fabbriche indiane. Ma solo per i modelli base. I Pro e i Pro Max restano saldamente in mani cinesi.

Nel lungo periodo, Apple sta valutando anche un reshoring negli Stati Uniti, ma secondo il WSJ si tratta di un piano che richiederà anni per diventare operativo. Fino ad allora, Cupertino resterà esposta ai dazi e al rischio geopolitico cinese.

Un equilibrio fragile: tutelare margini senza perdere clienti

Apple si muove dunque su un equilibrio delicato: tutelare i margini di profitto senza compromettere la percezione del brand o la fedeltà dei clienti. L’aumento dei prezzi – se confermato – sarà presentato come parte di un’evoluzione naturale della linea iPhone. Ma sullo sfondo restano 900 milioni di dollari di costi extra a trimestre, da qualche parte da recuperare.

La domanda ora è se i consumatori saranno disposti a pagare di più, anche per un iPhone più sottile o con un nuovo formato, in un mercato che mostra segni di saturazione. Ma per Apple, mantenere margini elevati resta la priorità. E stavolta, non sarà la Cina il solo problema: sarà il portafoglio degli utenti.

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