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Biden, le 7 priorità dell’agenda del nuovo presidente Usa

Nonostante le proteste e le minacce di Donald Trump, Joe Biden ha vinto indiscutibilmente le elezioni – Mentre l’economia boccheggia e la pandemia dilaga, il nuovo presidente dovrà affrontare una realtà durissima e dovrà farlo molto in fretta – Ecco le priorità della sua agenda e i numerosi scogli che sarà costretto a superare

Biden, le 7 priorità dell’agenda del nuovo presidente Usa

Il tempo della legittima esultanza per Joe Biden non sarà lungo. A poche ore dalla vittoria “storica” su un avversario che non intende arrendersi il nuovo presidente degli Stati Uniti è già chiamato, e pure a gran voce, a fare i conti con la realtà. Una realtà più dura e difficile di quella che qualsiasi neopresidente prima di lui abbia mai affrontato.

Una pandemia in corso, un’economia che arranca, i rapporti con gli alleati storici da ricostruire di sana pianta, un Paese spaccato letteralmente a metà che potrebbe disunirsi ulteriormente a causa delle contestazioni su una vittoria elettorale attesa per quattro giorni. E ancora: le divisioni interne al partito democratico, le attese degli ambientalisti e i timori dell’industria petrolifera, le nuove mosse sull’immigrazione e quelle sulla sanità pubblica e sulla disoccupazione. 

L’elenco di cose da fare, ma forse sarebbe meglio dire di problemi da risolvere, nei primi mesi della sua presidenza è letteralmente infinito e Joe Biden ha solo due mesi di tempo per organizzare un’agenda fitta di appuntamenti cruciali per il futuro degli Stati Uniti. A gennaio, quando si insedierà ufficialmente alla Casa Bianca, il nuovo presidente non avrà un minuto da perdere perché qualsiasi decisione sceglierà di non prendere o di rimandare potrebbe riverlarsi fatale per la tenuta sanitaria, economica e sociale del Paese. 

Se il quadro mostrato non fosse già abbastanza oscuro, bisogna tener conto che per ogni riforma, per ogni decisione, il nuovo inquilino della Casa Bianca dovrà passare per il Senato, dove però potrebbe essere in minoranza. Biden potrebbe infatti essere il primo presidente dai tempi di George Bush senior ad entrare in carica senza avere tutto il Congresso dalla sua parte. Al momento, democratici e repubblicani possono contare su 48 senatori a testa, con due Stati ancora da assegnare (Alaska e North Carolina) dove i repubblicani sembrano destinati a spuntarla. Il verdetto sul Senato arriverà a gennaio, quando in Georgia si terranno i ballottaggi che eleggeranno due nuovi senatori. Solo tra due mesi sapremo dunque chi riuscirà ad agguantare la maggioranza della camera alta, ma soprattutto riusciremo a capire quale sarà il margine d’azione del nuovo presidente.

Una momentanea consolazione per i democratici arriva dalla Camera, dove i democratici hanno riconquistato la maggioranza, pur perdendo qualche seggio rispetto al 2018. A completare lo scenario, dal punto di vista giudiziario, c’è la Corte Suprema, formata da 6 giudici di nomina repubblicana e da 3 giudici di nomina democratica, che dovrà decidere sulla costituzionalità delle leggi statali e federali, come sull’Affordable Care Act firmato dall’amministrazione Obama (il cosiddetto “Obamacare”) su cui l’Alta Corte dovrebbe esprimersi la settimana prossima.

LA PANDEMIA GESTITA DA JOE BIDEN

Per forza di cose il primo banco di prova per Joe Biden sarà, come lui stesso ha detto nel discorso di ieri notte, la pandemia di Covid-19, un’emergenza da affrontare sia dal punto di vista sanitario che da quello economico. Sul primo fronte, mentre continua la ricerca del vaccino, si prevede un netto cambio di passo rispetto alle azioni realizzate da Donald Trump. Il nuovo presidente, che archivierà velocemente il cripto-negazionismo di Trump, potrebbe come prima cosa imporre l’uso della mascherina, da sempre avversato dal suo predecessore. Potrebbe poi riabilitare il professor Fauci e aumentare il coordinamento federale per migliorare la quantità e l’accessibilità ai test anti-Covid (ricordate i “ci sono più contagi perché si fanno troppi test” di Trump?), incrementare le risorse destinate al contact tracing e in generale gli aiuti agli Stati impegnati ad affrontare spese sanitarie elevatissime per combattere la pandemia. Gli Usa potrebbero poi tornare sui loro passi e rientrare nell’Organizzazione mondiale della Sanità dopo la ritirata decisa a luglio del 2020. 

Sul’economia Biden potrebbe invece proseguire nel solco del suo predecessore repubblicano, con un nuovo pacchetto di aiuti da finanziare in deficit, un rinnovo dei sussidi per i disoccupati scaduti 4 mesi fa e delle risorse a favore delle imprese in difficoltà, di Stati e città. 

POLITICA ESTERA

Con Biden potrebbe tornare l’amore tra l’Unione Europea e gli Stati Uniti dopo le frizioni viste negli ultimi anni. Secondo le attese, uno dei primi annunci del nuovo Presidente sarà il rientro in grande stile degli Stati Uniti dentro agli accordi di Parigi sul clima. Un ramoscello d’ulivo volto a far capire agli storici alleati europei che la musica è radicalmente cambiata e che gli Usa intendono ricostruire i rapporti amichevoli messi a dura prova dalle posizioni e dalle dichiarazioni di Trump. Ci sarebbe però anche uno scopo parallelo: quello di costruire un asse comune che riesca a contrastare lo stradominio economico e commerciale cinese. E proprio la Cina sarà uno dei temi più caldi dei prossimi mesi. Con Biden la forma potrebbe cambiare (e pure parecchio), con toni più sereni e concilianti, ma la sostanza della battaglia che gli Stati Uniti stanno portando avanti potrebbe rimanere identica. 

LAVORO E TASSE

Salario minimo a 15 dollari l’ora da un lato, priorità alle aziende nazionali per ottenere le commesse pubbliche dall’altro. Questi due dei capisaldi del programma di Biden che si accompagnano alla promessa di non aumentare le tasse per chi guadagna meno di 400mila dollari l’anno, concentrando i prelievi su super ricchi e grandi imprese. 

FINANZA

Il Dodd-Frack di Barack Obama potrebbe risorgere dalle sue ceneri, prendendo una nuova forma. Il programma di Biden prevede infatti una nuova riforma di Wall Street dopo l’allentamento stabilito tre anni fa da Donald Trump che a colpi di ordini esecutivi aveva spazzato via le norme stringenti imposte dall’amministrazione Obama allo scopo di aumentare la regolamentazione e la supervisione sui grandi gruppi finanziari ed evitare una nuova crisi finanziaria come quella originata dai sub-prime nel 2008. 

Occhio anche alle possibili decisioni sulle Big dell’Hi-Tech dopo il duro attacco dei democratici della Camera contro la Silicon Valley attraverso un rapporto che propone una serie di modifiche volte a garantire la concorrenza e a porre fine ai “monopoli” di Amazon, Google & Co. Biden però è un moderato e deve fare i conti con i repubblicani, per cui restano improbabili i break up dei monopoli che la Silicon Valley teme.

AMBIENTE

Un cambiamento radicale rispetto agli ultimi quattro anni è atteso anche su clima e ambiente, un piatto sul quale Biden potrebbe mettere miliardi di dollari allo scopo di puntare sull’elettrico (creando 1 milione di nuovi posti di lavoro nell’automotive), sulle rinnovabili e sulla sostenibilità di trasporti e infrastrutture, cancellando in parallelo le liberalizzazioni volute da Trump sulle trivellazioni petrolifere e sulle tutele ambientali. Nel dettaglio Biden ha dichiarato di voler arrivare a zero emissioni di carbonio entro il 2050 con l’obiettivo di liberare il settore energetico dall’inquinamento da carbonio entro il 2035.

SANITÀ

Biden ha più volte detto di voler ampliare l’Obamacare grazie a un piano di assistenza sanitaria che affianchi alle assicurazioni private anche un’opzione statale. Nel suo programma figura l’intenzione di ridurre il costo delle medicine da prescrizione e abbassare il prezzo delle assicurazioni sanitarie a un massimo dell’8,5% del salario (oggi la soglia è al 9,86%). Proposti 775 miliardi di investimenti per le cure per bambini e anziani.

IMMIGRAZIONE

Il nuovo presidente vorrebbe cancellare le restrizioni imposte da Trump e bloccare la costruzione del muro al confine con il Messico. Nel corso del secondo dibattito presidenziale, Biden ha inoltre rassicurato i Dreamers: “con me potranno restare negli Stati Uniti, e per loro sarà identificata una strada per la cittadinanza”.

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