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Ubi Banca: “Il nuovo bancario? Laureato ed esperto digitale”

Intervista a Marco Fardin, Responsabile Selezione ed Employer Branding di Ubi Banca, la banca che da anni non assume più diplomati: “Il nuovo bancario è under 30, laureato in Economia o Giurisprudenza” – “La riqualificazione del personale già in organico avviene attraverso 500mila giornate di formazione previste dal piano” – “Nel 2018 assumeremo 330 persone e probabilmente supereremo le 1.100 previste dal piano a fine 2019”.

Ubi Banca: “Il nuovo bancario? Laureato ed esperto digitale”

Dal ragioniere al data scientist, si potrebbe dire forzando un po’ la mano. Perché nella banca del domani (e già in quella dell’oggi) saranno sempre più presenti profili come gli informatici o i matematici finanziari sebbene le professionalità più tradizionali continueranno ad essere centrali e anzi rafforzate grazie ai nuovi strumenti resi disponibili dall’evoluzione tecnologica. Il lavoro del bancario, sia esso un neo assunto o una risorsa già in organico da tempo, sta infatti cambiando: nei ruoli commerciali per esempio è sempre più richiesta la figura del consulente e la tecnologia rappresenta un supporto imprescindibile per gestire con efficienza tutti i processi. Per questi motivi si cercano laureati in economia o in giurisprudenza, nativi digitali, anche per ruoli di filiale e a contatto con la clientela, una volta affidati ai diplomati. Le attività più operative sono ora eseguite dalle macchine, mentre il lavoro umano può specializzarsi soprattutto in funzioni di tipo relazionale. 

“Guardiamo soprattutto ai neolaureati”, racconta a FIRSTonline Marco Fardin, Responsabile Selezione ed Employer Branding di Ubi Banca. “Il piano industriale 2019/20 prevede su scala triennale (dal 2017 al 2019) 1.100 assunzioni. Prevede inoltre 500mila giornate di formazione per i dipendenti, il 60% delle quali dedicate proprio alla riqualificazione del personale e alla digitalizzazione. E non è tutto: l’80% di questi corsi di formazione è tenuto da docenti interni. Anche questa rappresenta, in qualche modo, una nuova caratteristica del bancario: la capacità interdisciplinare, grazie alla quale vengono trasferite competenze e informazioni tra colleghi”. 

Quali sono le nuove professioni bancarie? 

“Il settore bancario, dopo quello pubblico, è quello che investe maggiormente in tecnologia. Dunque la transizione è sempre più veloce e strutturale: si assiste a un ricambio generazionale, la clientela evolve, cambiano le modalità di relazione. Ci sono innanzitutto una serie di nuovi mestieri legati alla tecnologia e agli aspetti quantitativi, come calcoli, previsioni, analisi dei dati. Questi sono ancora minoritari nell’organico di una banca ma sono strategicamente i più importanti. Per questo tra i profili ritenuti di maggiore interesse per UBI Banca ci sono laureati in statistica, informatica, fisica, che andranno a coprire sia ruoli nelle unità di indirizzo e coordinamento commerciale, sia ruoli nelle aree di governo e supporto della banca come Compliance, Risk Management, IT, Customer Analytics, in cui saranno valorizzati profili come i data scientist o gli analisti quantitativi”. 

E come vengono invece aggiornate le professioni “tradizionali”? 

“Se il ruolo del bancario sta cambiando e molte operazioni sono ormai digitalizzate, assumono più rilievo figure come il consulente, capace di interagire e supportare i clienti anche padroneggiando la tecnologia e la multicanalità. Le filiali non spariranno, soprattutto per una banca come Ubi che è molto radicata sul territorio, ma saranno più concentrate. Non c’è più la necessità della prossimità fisica nelle operazioni quotidiane. C’è e ci sarà sempre di più bisogno di figure consulenziali che valorizzino la relazione con le diverse tipologie di clienti, dei remote advisor, cioè consulenti specializzati che prestano il loro supporto a distanza rendendo sempre più flessibile la relazione commerciale attraverso il potenziamento della multicanalità, e ancora degli specialisti di customer journey management, ovvero esperti che migliorano l’esperienza di contatto, acquisto e di post vendita del cliente”. 

A che punto è il piano delle assunzioni? 

“Nel 2017 UBI Banca ne ha già effettuate 700 e altre 330 sono previste da qui a fine 2018, di cui 200 già finalizzate. Con molta probabilità saranno superate le 1.100 assunzioni previste nel piano. Il 75% dei neo assunti sarà un under 30 alla prima esperienza professionale importante, per il restante 25% la Banca cerca figure esperte e specializzate”. 

Infografica Ubi Banca (foto interna al pezzo, dimensioni sbagliate)

E per gli oltre 20mila dipendenti già in organico, come avverrà questa transizione? 

“Attraverso le 500mila giornate di formazione previste nell’arco triennale del piano. Il piano di razionalizzazione degli organici previsto dal Piano Industriale e condiviso con le organizzazioni sindacali, ha visto la realizzazione di Banca Unica, l’incorporazione delle bridge banks e l’evoluzione del modello distributivo, progettualità raggiunte con successo ed accompagnate da un significativo investimento nelle azioni di formazione orientata allo sviluppo delle competenze digitali e alla riqualificazione professionale dei colleghi”. 

Alcuni dei quali appartengono alla “vecchia guardia”, magari non sono né laureati né tanto meno nativi digitali. 

“Proprio per questo la banca li sta accompagnando nell’assunzione di ruoli e capacità diverse, più adatte a quello che oggi una banca deve fare. Per le operazioni quotidiane il supporto viene dalla tecnologia, il bancario deve essere uno specialista a disposizione del cliente. C’è ancora molto bisogno di lui: dal punto di vista quantitativo, infatti, la maggior parte delle nuove assunzioni riguarda la rete commerciale, sia per sostituire il personale in uscita sia per potenziarne la forza”. 

Per essere pronti alle sfide tecnologiche del sistema bancario. Fino a che punto cambieranno gli scenari? 

“Oggi sono molto importanti i Big Data, anche nell’attività di una banca. Se domani Google, Amazon o Facebook decidessero di fare il loro ingresso nel banking, rappresenterebbero una sfida importante da affrontare per il settore. Tra l’altro la nuova direttiva PSD2 in via di perfezionamento autorizzerà gli istituti a gestire, seppur dietro consenso, i dati dei clienti, il cui utilizzo, ancora da valutare, potrebbe rappresentare un potenziale asset strategico per i soggetti che sapranno valorizzarlo, e richiederà un’ ulteriore spinta verso i ruoli e le competenze generate dalla digitalizzazione”.

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