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5G, tv, cinema: Covid-19 rivoluziona anche tlc e audiovisivi

Il Coronavirus ha messo in discussione tutto il sistema di produzione e le tlc giocano un ruolo centrale in questa complessa battaglia – Ecco cosa succederà a banda larga, digital divide, big data, big server, tv, cinema, pubblicità

5G, tv, cinema: Covid-19 rivoluziona anche tlc e audiovisivi

Siamo precipitati in una nuova era dove è difficile intravedere come e quando se ne potrà uscire. Tutto non sarà più come prima, in Italia e nel resto del mondo: il Covid19 ha rimesso in discussione strutture e modelli di produzione, di relazioni tra società, individui e collettività. L’emergenza oggi è anzitutto sanitaria ma subito dopo viene il riassetto sociale e quindi l’economia e il sistema delle telecomunicazioni sembra essere uno dei luoghi centrali dove si gioca una complessa battaglia strategica. Non vi è dubbio, infatti, che il possesso e il controllo delle grandi reti di connessione multimediale, come pure la capacità di utilizzare big data e big server potrà costituire un vantaggio competitivo di dimensioni planetarie. Nel nostro Paese i temi “banda larga”, “digital divide” e “aree a fallimento di mercato” hanno evidenziato tutta la fragilità di un’architettura tecnologica che in Europa ci vede agli ultimi posti e questa debolezza si è evidenziata proprio nell’emergenza Coronavirus.

Nonostante il forte stress cui sono state sottoposte, le nostre reti infrastrutturali sembrano, per il momento, reggere bene il peso di un incremento di traffico eccezionale come quello di questi giorni mentre è tutta da verificare l’efficienza, la fattibilità e la sostenibilità di trasferimenti “in blocco” di intere attività produttive sia nel versante software quanto hardware.  

Questo ragionamento ci porta dritti al cuore del problema: dove si dovranno concentrare i prossimi investimenti, dove si dovranno collocare le scelte strategiche necessarie per uscire da questa crisi? 

L’agenda digitale del nostro Paese aveva segnato il 2020 come l’anno di avvio del mercato 5G e le compagnie telefoniche che avevano acquistato i diritti di utilizzo delle frequenze  a caro prezzo (Tim, Vodafone, Fastweb, tra le principali aggiudicatarie dell’asta, hanno versato allo Stato oltre 6,5 miliardi di Euro) stavano già scaldando i motori. Le imprese, da parte loro, erano e sono tuttora fortemente interessate a dare avvio alla nuova generazione di AI e IOT: per il 2021 era previsto una specie di break down per il 4G, la generazione precedente non più in grado di reggere l’impetuoso sviluppo del mercato TLC. La catastrofe del coronavirus potrebbe aver cambiato però radicalmente le carte in tavola. Da una fase di relativo sviluppo complessivo si corre il rischio di entrare in una di stagnazione se non di recessione. Tutti i modelli di previsione e i piani di sviluppo delle aziende potrebbero saltare e il 5G potrebbe non essere più una priorità strategica nonostante la sua indubbia capacità di sostenere e implementare gli adeguamenti di processi di ristrutturazione tecnologica interni alle aziende.

A questo tema si collega direttamente la transizione al DVB-T2 della quale abbiamo scritto su FIRSTonline che interessa tutto il perimetro delle comunicazioni audiovisive. Per il Servizio Pubblico, la Rai, la road map verso questa nuova dimensione di broadcast potrebbe evidenziare un significativo “cedimento” di pubblico e ascolti a favore del broadband. Non sarà facile convincere milioni di famiglie a spendere denaro per un nuovo Tv Set senza avere adeguata contropartita in termini di nuovi prodotti o servizi come invece avvenuto nella precedente transizione digitale.

In questo contesto si può leggere il recente Rapporto TV Sets Market Tracker di Omdia dove si afferma che per il 2020 è prevista una riduzione delle vendite di nuovi televisori di circa il 20 milioni di pezzi. Tra i motivi che hanno determinato questo brusco cambiamento di rotta rispetto a previsioni di vendita positive viene registrato anche l’annullamento  dei Campionati europei di calcio e le Olimpiadi di Tokio. Conclusione: anche in questo ambito non sarebbe improbabile dover rimettere mano alla tabella di marcia prevista per il 2020 come, peraltro, è avvenuto in alcuni paesi dell’Europa centrale (Croazia e Repubblica Ceca).

Altra nota di grande interesse che riguarda il settore audiovisivo è la pubblicità. Per un verso l’obbligo di rimanere in casa e aumentare la quantità di tempo spesso di fronte al televisore ha fatto felici molti inserzionisti che, a parità di costo, hanno visto crescere il numero dei contatti. Per altro verso, secondo un sondaggio effettuato da Brand News con 260 professionisti del settore, è stato evidenziato che “…Per la maggior parte dei quali – il 75% – gli investimenti subiranno un calo superiore al -20%: per il 31% il calo si aggirerà tra il -20% e il -30% ma per il 44,4% si andrà oltre -30%. Coloro che indicano un calo tra -10 e -20% sono il 19,5% mentre il 5% prevede un calo contenuto entro il -5%”. 

Infine, da non sottovalutare l’impatto negativo che il Covid19 sta producendo in tutto il perimetro dello spettacolo e dell’intrattenimento a partire dal cinema. La chiusura delle sale sta infliggendo un colpo micidiale ad un settore che già da tempo era in sofferenza mentre la concorrenza dei film in streaming si fa sempre più serrata. Non è un caso che, per  quanto ha riportato il Sole24 Ore nei giorni scorsi, Netflix che pure paventava un momento di crisi dovuto all’impatto sempre più aggressivo dei suoi concorrenti ha riportato nei giorni scorsi, in piena emergenza Coronavirus “risultati da incorniciare, con 170 milioni di abbonati, ricavi a oltre 20 miliardi di dollari (e incrementi annui a doppia cifra), utile operativo al 13%”. Ancora sul cinema: il noto critico Paolo Mereghetti, sulle colonne del Corriere, ha posto l’interrogativo: “Quale futuro? I dati sono vicini alla catastrofe”. Quando e come si potrà tornare a vedere un film sul grande schermo? Con le mascherine sul volto e con la dovuta “distanza sociale” tra gli spettatori? Purtroppo, tutto questo, non è fantascienza.

Infine, opportuno sgombrare  il campo da una storia che gira in rete da alcuni giorni: Gunter Pauli, il consigliere economico del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha rilasciato recentemente un tweet dove ha affermato che “However science first observes correlations: phenomena that are apparently associated. Let’s apply sceince logic. Which was the 1st  city in the world blanketed in 5G Wuhan! Which is the 1st European Region? Northern Italy !”. In questo modo è stata messa in relazione la diffusione del Coronavirus con lo sviluppo delle nuova tecnologia di telecomunicazioni. Non è necessario essere virologi o ingegneri informatici per capire come virus e frequenze radio non dialogano tra loro. Questa affermazione però la dice lunga sullo scontro geopolitico in atto tra i molteplici soggetti che direttamente o indirettamente, oggi per domani, potrebbero trarre vantaggi competitivi negli scenari che si disegneranno al temine di questa crisi. 

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