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Whirlpool, l’uscita da Europa Emea, l’Italia: ecco le risposte dell’azienda

Parla Maurizio David Sberna, direttore Corporate communications Whirlpool Emea. E risponde su globalizzazione, logistica, stabilimenti in Italia e riorganizzazione

Whirlpool, l’uscita da Europa Emea, l’Italia: ecco le risposte dell’azienda

L’articolo che Firstonline ha pubblicato il 20 giungo scorso dal titolo “Whirlpool pronta a lasciare Europa e Emea. Chi la compra diventa leader: gara a quattro tra Cina e Turchia”, ha sollevato, come del resto era prevedibile, grande scalpore, non solo in Italia, oltre che una comprensibile preoccupazione degli oltre 5mila dipendenti italiani. E, per la prima volta, anche la reazione dell’azienda che, attraverso una corposa nota ufficiale del 28 giugno, intendeva smentire l’intenzione attribuitele di lasciare l’Europa, perché, anzi, la società “è ancora ben salda in EMEA Medio Oriente e l’Africa”.

Così ben salda che, come FIRSTonline ha riportato, il 28 giugno usciva la notizia secondo la quale il gruppo turco Arcelik  annunciava la firma di un accordo con Whirlpool EMEA per acquisire le attività nella produzione e vendita di elettrodomestici di Indesit International JSC e Whirlpool LLC in Russia, Bielorussia, Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan, Uzbekistan, Armenia, Georgia, Azerbaigian, Kazakistan . Una ennesima dismissione dopo quelle in Asia e Europa, ma particolarmente importante per le dimensioni perché ha significato cedere il 15 per cento del fatturato EMEA, una percentuale valutata intorno ai 300-400 milioni di dollari.

Quella stessa  Arḉelik, tra l’altro, alla quale aveva già ceduto nel 20201 lo stabilimento turco anche questo ex Indesit. E che rumours di ambienti finanziari internazionali considerano facente parte di una eventuale “quadriglia” di pretendenti che annovera appunto Arḉelik, insieme a Midea, Hisense e Galanz.  Secondo una comunicazione della multinazionale, invece, la società ha deciso di effettuare questa operazione a motivo dell’attuale contesto in Russia, considerando l’accordo come la migliore soluzione per i dipendenti, gli azionisti e il business. E questa transazione non sarebbe affatto indice di alcun risultato specifico o decisione futura relativa alla revisione strategica in corso dell’attività EMEA dell’azienda.

Come si concilia questa sottolineatura con la dichiarazione della stessa Whirlpool che il suo sito di produzione a Lipetsk, in Russia, continuerà a produrre elettrodomestici con i marchi Indesit, Hotpoint e Stinol anche dopo la conclusione dell’accordo? E col fatto che la turca Arḉelik (di proprietà del gigante Koḉ) è il competitor oggi più temibile?

Agitazione nelle fabbriche italiane

Immediata la reazione dei sindacati, da tempo in agitazione alle prese con uno staff dirigenziale che, su disposizione del vertice della Corporation, non risponde alle pressanti richieste di chiarimenti. E viene proclamato lo stato di agitazione nei diversi stabilimenti per l’8 e il 16 luglio. Uno stato di agitazione che data da quando venne chiuso in modo inglorioso e contrastato, lo stabilimento di lavatrici di gamma alta di Napoli dove, tra l’altro pochi mesi prima era stata trasferita la produzione delle lavabiancheria Aqualtis dagli stabilimenti marchigiani Indesit di Comunanza. Quello stesso stabilimento che inviava in Germania con il brand di fascia alta tedesco Bauknecht (di proprietà della Whirlpool) lavatrici di elevata qualità, oltre che sul  mercato Usa.

Prima di riportare interamente le risposte che Whirlpool Emea ci ha fatto avere, tramite Maurizio David Sberna, Corporate Communications, CSR and Reputation Director, EMEA at Whirlpool Corporation, ricordiamo che Whirlpool aveva annunciato, con un comunicato del 25 aprile, una revisione strategica della propria presenza in Europa, Medio Oriente e Africa – destinata a far fronte alle difficoltà derivanti dalla guerra in Ucraina e a vendite decisamente al di sotto delle previsioni. La revisione strategica – scrivevamo allora – era in realtà in atto da tempo, con dismissioni e chiusure di siti e brand e, aggiungiamo ora, lontane dai lungimiranti programmi di David R. Witwam, il Ceo che nel 1989 firmò l’acquisizione della Ignis-Philips dalla Philips e che aveva una visione profondamente etica del ruolo sociale dell’impresa, nel quadro di una profittevole internazionalizzazione del gruppo.

La globalizzazione è in arretramento, anzi, sta producendo danni sempre più evidenti e la stessa Whirlpool ha dichiarato di volersi concentrare soprattutto sulle sue attività in Nord America e questo secondo molti non è di buon auspicio per le fabbriche europee….

“Viviamo in un mondo meno globale, in cui le tensioni generali sulla supply chain sono esplose pienamente durante il periodo del covid e continuano a creare disruption sulla produzione e fornitura. Su questo, Whirlpool sta cercando di rispondere con la massima agilità possibile sia gestendo in modo integrato la produzione che la flessibilità della stessa (es. fermandosi quando mancano determinati componenti e riorganizzandosi con più rapidità quando le materie prime sono disponibili). In questo, i sindacati sono stati negli ultimi anni in Europa e in Italia un partner con cui lavorare in modo sinergico e da cui abbiamo ricevuto supporto”.

Quali scelte riguardano da vicino Whirlpool Italia?

“Stiamo adattando rapidamente il business ad un mondo che diventi pian piano meno globalizzato. L’anno scorso, ad esempio, Whirlpool ha riportato a Siena una linea produttiva di congelatori a pozzo che era prima dislocata in Cina, e che serve il mercato nordamericano. Disponibilità di un sito in un punto geograficamente strategico (vicinanza a porti e zone logistiche come Livorno/Civitavecchia), capacità produttiva ottimizzabile e boom di domanda hanno permesso una operazione che – per tutto il 2021 – ha anche visto l’inserimento di 60 interinali e il ritorno all’orario produttivo pieno. La linea ha portato con se anche circa 5milioni € di investimenti nel 2020-21″.

Qualche anno fa avete trasferito i dipendenti amministrativi in una società creata appositamente, Whirlpool srl, separandola dal personale delle manifatture. E questo, come è accaduto in altre situazioni, viene considerato come uno dei modi di “alleggerire” la manifattura rendendola più appetibile per eventuali compratori….. 

“Nel 2022 abbiamo completato l’ultimo step dell’integrazione societaria di Indesit. Si tratta di normali prassi di organizzazione societaria, che negli ultimi 6 anni hanno visto diversi cambiamenti di assetto (da Indesit Company a Whirlpool Europe, poi a Whirlpool EMEA e Whirlpool Italia, poi a Whirlpool Management). Si tratta di normali operazioni di assetto societario che non hanno nulla a che vedere con presunti piani di ristrutturazione od altro. 

Anzi, in Italia Whirlpool ha investito dal 2015 al 2021 837 milioni di Euro, e ne sta investendo 87 nel solo 2022 tra prodotto, processo, innovazione e tecnologia. dall’inizio dell’anno, nel solo sito di Cassinetta sono stati assunti a tempo indeterminato 180 dipendenti e altri 100 sono in via di assunzione in questo mese. Nel consumer service, tra l’altro, siamo gli unici ad avere un centro completamente internalizzato che – da Fabriano – gestisce con oltre 110 operatori a tempo indeterminato tutta la gestione del post vendita. In generale, direi che tutti questi dati dimostrano a mio parere che Whirlpool è ancora ben salda in EMEA e che la tendenza della crescita delle quote di mercato è un ulteriore rafforzativo della bontà della strategia attuata”.

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