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Whirlpool, i conti disastrosi provocano la grande purga dei manager: defenestrato il n.2 Liotine

Crollano fatturato e utili del gigante degli elettrodomestici e le teste dei supermanager rotolano una dopo l’altra

Whirlpool, i conti disastrosi provocano la grande purga dei manager: defenestrato il n.2 Liotine

Quello che per decenni è stato il numero uno mondiale (in valore) degli elettrodomestici si avvia malinconicamente al declino in termini di fatturato (-10,3 per cento nel 2022), di utili, della internazionalizzazione e anche del management. Nella notte americana – e cioè alle 8 di questa mattina per l’Italia – la Whirlpool ha infatti reso noto non solo il bilancio finale di un anno tumultuoso e negativo e quello di un trimestre in linea su questo trend ma anche la clamorosa defenestrazione del presidente e Coo (Chief Operating Officer) di tutta la Corporation, Joseph T. Liotine, in carica soltanto dall’agosto 2021. 

Whirlpool dice addio al suo numero due, nel 2023 “strage di manager”

Liotine era il numero due della compagnia, sopra di lui c’era solo il mega presidente Marc Bitzer. Ma, a ben guardare non è stato l’unico ad essere messo alla porta: Whirlpool ha fatto strage di manager e sottomanager. Qualche esempio? L’addio del Coo era stato preceduto in grande riservatezza dall’allontanamento, il 9 gennaio, del Presidente della Whirlpool America Latina, Joao Carlos Costa Brega, nominato nel 2012 e che aveva voluto e seguito l’oneroso investimento di 52 milioni di dollari per una nuova fabbrica in Argentina (in pieno caos e ingovernabile). E poi subito dopo, il 13 gennaio, ecco le “dimissioni” di Vishal Bohola presidente solo dal 2021 di Whirlpool India, un Paese importantissimo per la Whirlpool, poiché in forte ascesa, ricco di manager di vaglia e soprattutto di una classe media sempre più internazionalizzata. E del resto, anche la Cina era stata lasciata in precedenza senza Ceo poiché il vertice di Whirlpool Asia-Cina era stato “dimissionato”, con anche la chiusura della mega fabbrica.  

I conti di Whirlpool 

La comunicazione della multinazionale americana indica un margine EBIT in corso per l’intero anno (non GAAP) del 6,9% e un utile corrente (non GAAP) per azione diluita di 19,64 dollari in un ciclo macro impegnativo (eufemismo). Quindi un margine di perdita netto GAAP del quarto trimestre del 32,6% e margine EBIT corrente (non GAAP)  del 3,5%, colpito da un’interruzione una tantum della catena di approvvigionamento in Nord America. Che è la più importante causa all’origine dei risultati negativi anche del competitor, quella Electrolux che starebbe lasciando il mercato americano, dove sta mettendo in atto il previsto piano di licenziamento di 4mila dipendenti per la grave crisi della domanda e il caos della logistica perdurante. 

Ma ciò che sta accadendo alla Whirlpool dovrebbe insegnare che tagliare i mercati, chiudere fabbriche e vendere i gioielli (come è da poco accaduto con l’accordo con la turca Arçelik), non serve a ridurre le perdite. Dovrebbe invece insegnare che in un mercato mondiale non più globalizzato, la gigantesca e incasinata centrifuga del reshoring rende strategiche le fabbriche di proprietà e di prossimità ai mercati. E del resto Electrolux, come sembrerebbe, lascia il mercato americano, ma mantiene e anzi rafforza i suoi investimenti nei siti produttivi europei e italiani in particolare. 

Europa: chi è il numero uno degli elettrodomestici?

La crisi perdurante della domanda di apparecchi domestici e elettronica di consumo mondiale rivoluzionerà in modo sconvolgente le quote, le classifiche e non solo i bilanci. 

Chi è il numero oggi degli elettrodomestici in Europa? Resiste il gigante tedesco BSH? E quali fabbriche europee della turca Arçelik sono doppioni? Cosa succederà in Russia, dove la Arçelik ha acquisito la fabbrica Whirlpool, a causa della guerra? Una cosa appare certa: la società turca dove si espande e compra aziende e siti produttivi non sostituisce  quasi mai i manager esistenti. Perché insieme all’inflazione, al crollo della domanda e della logistica, c’è un’altra pesante crisi, quella dei manager. Quelli bravi che conoscono bene i mercati europei, estremamente diversi e molto complicati, sono davvero pochi e qui primeggiano gli italiani. In generale, i risultati della gestione del mercato europeo all’“americana” da parte di Whirlpool Corporation della sua filiale europea lo hanno confermato: dopo decenni di strategie decise dall’alto in America e dopo la continua fuga di manager esperti, il gigante di Benton Harbor sta lasciando l’Europa e non solo l’Europa.

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