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Vivendi, De Puyfontaine in Senato: “Con Telecom per creare un player mondiale”

Il Ceo del gruppo francese a Palazzo Madama: “Vogliamo sviluppare un piano industriale strategico, non ci muoviamo per conto di terze parti” – “Non c’è nessuna politica congiunta con Iliad e Xavier Niel” – “Il livello di indebitamento non è uno svantaggio per la capacità di finanziamento degli investimenti”.

“Vogliamo costruire a livello europeo soggetti forti che possano diventare player mondiali. E’ una questione strategica: c’è una possibilità con la nostra posizione di creare un soggetto sudeuropeo con una base solida e che possa competere ad armi pari con i grandi soggetti americani”. Lo ha detto Arnaud de Puyfontaine, Ceo di Vivendi, nel corso di un’audizione al Senato. Il gruppo francese è il primo socio di Telecom Italia, di cui è recentemente arrivato a detenere il 21,4%.

“Noi siamo investitori a lungo termine – ha continuato il manager –, vogliamo sviluppare un piano industriale strategico, non ci muoviamo per conto di terze parti”. Il Ceo ha quindi sottolineato che “con Iliad e Xavier Niel c’è un accordo per la distribuzione di Canal Plus attraverso operazioni ben definite. Punto. Non abbiamo mai discusso la partecipazione di Iliad in Telecom Italia e il potenziale di una politica comune, congiunta con Telecom. Non c’è nessuna politica congiunta, non esiste”. 

De Puyfontaine ha poi fatto l’esempio Netflix: “Pensate a dove era 5 anni fa e a dove è oggi. E’ nelle piattaforme top, fornisce accesso al pubblico in tutto il mondo, investe molto nella produzione dei contenuti e diventa concorrente di Vivendi. La nostra mossa con Telecom Italia va vista nel contesto di questa strategia in cui crediamo. Dal punto di vista dell’industria culturale e dei media ci sono buone opportunità per collaborare con l’Italia e con Telecom Italia. Ci sentiamo molto vicini all’Italia”.

In prospettiva futura, perciò, Telecom “ha il potenziale per pensare alla propria strategia e per pensare al futuro e a più servizi – ha aggiunto il Ceo – non vediamo il livello di indebitamento come uno svantaggio per la capacità di finanziamento degli investimenti”.

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