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Vertice Salvini-Orban: divisi su tutto, uniti per affossare l’Europa

A Milano l’incontro tra i due leader, uniti dall’anti-europeismo, dal sovranismo e dall’avversione a Soros ma divisi dalla politica sui migranti: Salvini vorrebbe la redistribuzione, Orban no e non vuole riformare Dublino – Manifestazione di protesta di sinistra e associazioni a piazza San Babila – A Roma Conte incontra il ceco Babis, altro membro di Visegrad.

Vertice Salvini-Orban: divisi su tutto, uniti per affossare l’Europa

Divisi su tutto, uniti contro l’Europa. E’ lo strano caso dell’amicizia, forgiata a botte di sparate populiste e sovraniste, tra il ministro dell’Interno Matteo Salvini e il presidente ungherese Viktor Orban, che – nonostante la presa di distanze dei pentastellati -si incontrano oggi a Milano in Prefettura: ad unirli c’è sicuramente il linguaggio della “pancia” e una forte avversità nei confronti dei vincoli europei, che siano essi di natura finanziaria o legati ad altre questioni, come la redistribuzione di migranti. Ecco, è proprio su questo punto che emerge la più vistosa incompatibilità tra i due “uomini forti”: l’italiano chiede da mesi che i migranti in arrivo sul territorio italiano (o sulle imbarcazioni della Guardia Costiera italiana, che giuridicamente sono anch’esse territorio italiano), siano poi equamente redistribuiti tra i vari Paesi.

Una richiesta concettualmente non sbagliata, ancorché portata avanti con metodi che hanno costretto la magistratura ad aprire un’inchiesta sul titolare del Viminale dopo il caso della Diciotti a Catania: ma è davvero Orban il cavallo giusto su cui poggiarsi per portare avanti questa battaglia? Non esattamente, visto che il leader magiaro, membro del cosiddetto gruppo di Visegrad (che comprende anche Polonia, Repubblica ceca e Slovacchia), è tra i primi oppositori della redistribuzione. E finora in Europa ha vinto la sua linea, diversa e contraria a quella di Salvini.

In comune, tuttavia, hanno di certo il sovranismo. Nell’Ungheria di Orban tutto quello che viene dall’esterno è visto come un pericolo per la nazione e, per evitare queste influenze, il leader di Fidesz ha realizzato già negli anni scorsi un controllo quasi totale che tocca tutte le leve dello Stato. Quando Orban ha pensato che il governo non detenesse tutto il potere necessario a raggiungere il totale controllo ha approvato una riforma costituzionale e la conquista degli organi di informazione per puntare all’obiettivo. Orban, che ha ovviamente compreso il ruolo fondamentale dei media si è politicamente appropriato, del controllo di testate giornalistiche e canali televisivi che potessero assicurargli il controllo della popolazione. Un po’ quello che ora il governo legastellato sta facendo tramite la rete e sta provando a fare mettendo le mani sulla Rai.

Un altro punto di incontro è la cosiddetta linea “anti-Soros”, inaugurata da Orban e subito sposata da Salvini (e da altri, come Giorgia Meloni): il magnate ebreo è accusato di finanziare le Ong, a loro volta accusate, in un delirio di collegamenti apparentemente logici ma assolutamente indimostrabili e fasulli, di essere “in combutta” con i trafficanti di esseri umani dall’Africa all’Europa. Entrambi insomma detestano l’immigrazione ma soprattutto detestano l’Europa, la vorrebbero unione di nazioni ognuna sovrana a casa propria salvo quando c’è bisogno degli altri, come nelle richieste del governo italiano. Padroni a casa nostra con le persone migranti a casa vostra, è quello che in sostanza unisce i due leader.

Una specie di “euroegoismo” militante, che sarà anche incoerente ma che intanto preoccupa (e che tra l’altro non convince del tutto nemmeno i grillini): proprio per questo, oggi a Milano, alle 17 e quindi in concomitanza con l’incontro tra i due leader, è previsto a piazza San Babila un grande presidio che riunirà il mondo della sinistra, della solidarietà e delle Ong. “Europa senza muri” è il nome della manifestazione (accompagnata dagli hashtag #stayhuman #stophate e #OrbanNotWelcome), che allude anche al famoso muro che Orban fece erigere, in stile Trump, nel 2015 al confine con la Serbia per bloccare il transito di profughi. L’incontro Salvini-Orban non è l’unico segnale: oggi a Roma si incontrano anche il premier Giuseppe Conte e il primo ministro della Repubblica Ceca Andrej Babis, altro esponente di Visegrad e altro leader che sui migranti ha già detto no all’Italia.

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