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Venezia/Giudecca Fotografia – TRE OCI TRE MOSTRE

Tre Oci Tre Mostre, format di successo giunto alla terza edizione, inaugura la stagione espositiva 2015 della Casa dei Tre Oci, dedicata alla fotografia. Un percorso di ricerca articolato su più livelli, che trasforma i Tre Oci in una vera e propria Kunsthalle.

Venezia/Giudecca Fotografia  – TRE OCI TRE MOSTRE

Tre proposte espositive differenti fra loro che cercano di interpretare l’essenza della fotografia di oggi in una logica che si muove verso il superamento dei generi e la trasversalità alla Casa dei Tre Oci di Venezia dal 07 febbraio al 12 aprile 2015.

La mostra è allestita su diversi piani, al pianterreno della Casa, Sessanta ritratti, tra bianco e nero e colore, di personalità della cultura italiana dai 24 ai 104 anni. Tra vuoti e pieni. Tra silenzi e sussulti. Toni Servillo, Dario Fo, Bernardo Bertolucci, Peppe Barra, Claudia Gerini, Margherita Hack, Gillo Dorfles, Valerio Mastandrea, Luciana Savignano… Sono solo alcuni dei personaggi che abitano
questo percorso. E per essere un personaggio è d’obbligo che ci sia l’obiettivo di una fotocamera da guardare e un occhio speciale che guarda nel mirino, quello di Francesco Maria Colombo.

Ci si ritrova a guardare questi ritratti per restarne profondamente affascinati. Per Francesco Maria Colombo, fotografare è quasi leggere nel pensiero, tanto è forte la capacità di cogliere l’intimità dei soggetti rappresentati.
Di fatto, quando l’empatia tra l’autore e il suo soggetto si manifesta in fotografia, quest’ultima acquisisce maggiore espressività e il suo impatto sugli sguardi esterni si risolve in un invito a immaginare e a pensare alle ragioni dello scatto.
Osservare le fotografie di Francesco Maria Colombo ci porta a questo. Ogni suo ritratto appare come un gesto meditato che corrisponde a un attimo di disattenzione del soggetto, che si è lasciato ritrarre quasi per errore. E proprio dentro quell’errore, dentro il cedimento del soggetto, si può cogliere il centro d’interesse delle immagini. Il loro aspetto quasi drammatico, certamente unico e distintivo. Immagine dopo immagine, scompaiono tutti i dubbi (e anche i sorrisi si fanno rari) ed è possibile accorgersi di un duplice livello progettuale da parte di chi ha scattato queste fotografie.

Il primo ha a che fare con le pose schive e riservate dei soggetti che in questa galleria di ritratti esprimono se stessi nei luoghi a cui appartengono. Il secondo è, invece, legato a una sottile e costante ricerca dell’ideale fotografico da parte dell’autore.
Alla luce di tali livelli di lettura, ognuno corrispondente al punto di vista del fotografo e del soggetto, le immagini di Francesco Maria Colombo sembrano svelarci l’atto finale di una ricerca che segue, esplora e stana il suo soggetto fino al momento in cui sceglie di aprirsi all’obiettivo della macchina fotografica. In questo senso ogni ritratto della sequenza sembra svelare un segreto. Ogni bocca è sul punto di dire qualche cosa. E spesso ci si chiede: ma che cosa c’è stato tra quei due.
Le fotografie di Francesco Maria Colombo appaiono come l’esito di un percorso di conoscenza che esplora l’universo culturale, della scienza e della ricerca attraverso l’arte del ritratto. I soggetti sono trattati nella cornice unitaria di un mondo così attraente da destare interesse in ogni suo punto, volto o ambiente. Sono attori, filosofi, musicisti, scrittori e
scienziati, tutti colti nel proprio contesto, liberi di scegliere gli ambienti e gli attributi della propria raffigurazione. Per loro la scena si ripete ogni volta con un input diverso, seppur sempre dettato dall’intenzione dell’autore di comprendere fino in fondo il soggetto prescelto.
Allora anche i personaggi più schivi e reticenti all’obiettivo della macchina fotografica si abbandonano a quest’ultima, e si esprimono nelle pose più autentiche. In quegli attimi tanto rari quanto fugaci, la strada attraverso la quale il fotografo può realizzare il suo sogno inizia pian piano a delinearsi. Da quel momento in poi sarà più facile, per lui, raggiungere
quell’ideale della rappresentazione che conserva in fondo allo sguardo e al cuore.

Nei saloni del piano nobile, la mostra: Le gallerie veneziane e la fotografia.
Nell’ambito della rassegna, la Casa dei Tre Oci ha scelto di ospitare 6 gallerie veneziane (Bugno Art Gallery,Ikona Gallery,La Salizada Galleria, Giorgio Mastinu Fine Art, Galleria Michela Rizzo, Galleria Upp,
che da sempre operano nel campo della fotografia.
Approfondire la conoscenza, lo studio e la valorizzazione della cultura fotografica in un territorio, come quello di Venezia, molto legato per ragioni storiche alla fotografia, è tra gli obiettivi principali della Casa dei Tre Oci. L’interazione con il territorio ha trovato uno sbocco naturale nel confronto con le gallerie veneziane dedicate al settore. Il risultato è
uno specchio variegato, da cui si originano molteplici spunti di riflessione.

Al secondo piano, il programma espositivo del Circolo Fotografico La Gondola si articolerà in tre sezioni.
Quel che resta del giorno, riprendendo il titolo di un fortunato film di James Ivory, è il tema che ha visto riflettere quest’anno 31 soci del Circolo. Due i principali ambiti di ricerca.
Il primo, e forse il più importante, riguarda la memoria personale formata non già dagli avvenimenti salienti di una vita ma dai piccoli dettagli, dai particolari marginali, dai riverberi di azioni banali che per effetto della trasfigurazione fotografica assumono valore altro, simbolico e aperto a più significati.
Non si tratta di registrare il diario visivo di una giornata (come il titolo potrebbe far pensare) ma dare consistenza a dettagli del proprio vissuto, non importa se recente o lontano.
Una sorta di evocazione intima, profonda, di cui rendere partecipe lo spettatore. Altra possibile lettura è la parafrasi della labilità del vivere e l’assenza di autentici valoridi riferimento nella società contemporanea; si prendono in considerazione i manufatti umani di cui si vogliono cogliere il disfacimento, il degrado che essi subiscono per effetto dell’uso, dell’azione del tempo e il loro successivo abbandono che spesso dà luogo a nuove evidenze dense d’ inaspettati significati.
Ma non solo; l’antropizzazione del territorio, l’inarrestabile avanzata degli insediamenti umani modificano temporaneamente o definitivamente situazioni e ambienti ritenuti per molto tempo immutabili.

La Fondazione di Venezia, negli anni ha acquisito vari archivi e fondi fotografici consentendone la fruizione e promuovendo in generale la diffusione della cultura fotografica in Italia, in particolare a Venezia dove ha aperto al pubblico la Casa dei Tre Oci. Qui la fotografia ha trovato la propria casa: con mostre, workshop, seminari, laboratori, convegni, e importanti esposizioni monografiche dei grandi maestri della scena internazionale.
Il progetto Tre Oci è sviluppato in collaborazione con Civita Tre Venezie e con il sostegno di Veneto Banca e Grafica Veneta.

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