Condividi

Vaccini: ritardare o no la seconda dose? Le posizioni in campo

Mettere completamente in sicurezza i più fragili o estendere subito la platea da vaccinare? In tutto il mondo si discute della possibilità di estendere l’intervallo di tempo fra prima e seconda dose del vaccino Pfizer per fare la prima iniezione a più persone nel minor tempo possibile – La comunità scientifica non è unanime sul tema – Aifa: “Attenersi alle indicazioni approvate”

Vaccini: ritardare o no la seconda dose? Le posizioni in campo

Sarebbe utile rinviare la seconda dose del vaccino Pfizer-Biontech per fare la prima iniezione al maggior numero di persone nel minor tempo possibile? La comunità scientifica internazionale non risponde con una sola voce a questa domanda. Il risultato è che in diversi Paesi si discute dello slittamento per ovviare a due problemi ancora irrisolti: la scarsità di vaccini a disposizione e le difficoltà logistiche poste da una somministrazione di massa.  

Ad alimentare il dibattito in Italia è il professor Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto Negri, che in un’intervista al Corriere della Sera si schiera a favore del rinvio: “Meglio vaccinare un grande numero di persone con una dose singola che un piccolo campione con due dosi. Si può ipotizzare di non fare il richiamo prima che siano passati 120 giorni”.

L’Agenzia italiana del Farmaco (Aifa) si limita a scrivere che il vaccino viene somministrato in due iniezioni “a distanza di almeno 21 giorni l’una dall’altra”. Quell’almeno non aiuta a risolvere il problema. Nemmeno l’Agenzia europea per i medicinali (Ema) indica con precisione entro quanto tempo effettuare la seconda somministrazione. In ogni caso, nella documentazione che ha portato all’autorizzazione del vaccino, l’ipotesi di rinviare la seconda dose non è contemplata.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) si è espressa invece in modo più esplicito, aprendo alla possibilità di estendere da 21 a 42 giorni (6 settimane) l’intervallo di tempo tra le due dosi. L’opzione, tuttavia, si può valutare solo in due casi eccezionali: “Problemi di fornitura” e “situazione epidemiologica grave”, precisa l’Oms.

L’Autorità statunitense del Farmaco (Food and Drug Administration, Fda), si è invece schierata in modo netto contro l’ipotesi del rinvio: “Sono opzioni ragionevoli da considerare e valutare negli studi clinici – hanno dichiarato i funzionari dell’agenzia – Tuttavia, in questo momento, suggerire modifiche al dosaggio autorizzato dalla Fda o ai programmi di questi vaccini è prematuro e non è saldamente radicato nelle prove disponibili. Senza dati appropriati, corriamo un rischio significativo di mettere a repentaglio la salute pubblica, minando gli storici sforzi di vaccinazione per proteggere la popolazione”.

Contrario anche il virologo americano Anthony Fauci, confermato come consigliere medico anche nell’amministrazione Biden: “Sappiamo dalla sperimentazione clinica che il momento ottimale per darla è il giorno uno e poi aspettare 28 giorni per il vaccino Moderna e 21 per quello Pfizer”.

Sul fronte dei singoli Paesi, la Gran Bretagna si è schierata per prima dalla parte del rinvio e sta pensando di estendere l’intervallo fra prima e seconda dose addirittura a 12 settimane, il doppio di quanto raccomandato dall’Oms.

Il governo degli Stati Uniti, al momento, trattiene il 50% della fornitura di vaccini per garantire che le seconde dosi siano disponibili, ma il presidente eletto Joe Biden – che entrerà ufficialmente in carica il 20 gennaio – ha annunciato l’intenzione di rilasciare immediatamente ogni dose disponibile.

La discussione è accesa anche in Germania, dove il governo vorrebbe accelerare la diffusione del vaccino e diversi esponenti delle autorità sanitarie hanno detto di essere favorevoli a un approccio simile a quello britannico.

La Danimarca, infine, ha deciso di ritardare la seconda somministrazione fino a sei settimane.

Per quanto riguarda le case produttrici, nella sperimentazione del vaccino Pfizer e BioNTech hanno preso in considerazione solo il caso delle due dosi somministrate a tre settimane di distanza e raccomandano di attenersi a questa indicazione.

AGGIORNAMENTO 13 GENNAIO

Il Comitato Scientifico per la sorveglianza dei vaccini Covid-19 (Csv) dell’Aifaritiene necessario attenersi alle correnti indicazioni di somministrazione di due dosi per i vaccini finora approvati”, si legge sul sito dell’Aifa nella sezione Faq, che è stata da poco aggiornata. “Non sappiamo quanto si prolunghi l’immunità dopo una prima dose – rileva il Csv – Una popolazione vaccinata con una sola dose vede il suo rischio di ammalarsi di Covid soltanto dimezzato”.

Commenta