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Unicredit, l’Eba boccia la richiesta di Caius: No a indagine sui cashes

Secondo l’autorità bancaria europea, la banca guidata da Jean Pierre Mustier ha contabilizzato correttamente i cashes e dunque non c’è bisogno dell’indagine ripetutamente chiesta dal fondo Caius che però non ci sta: “L’Eba non è entrata nel merito delle nostre accuse”

Unicredit, l’Eba boccia la richiesta di Caius: No a indagine sui cashes

Unicredit vince la battaglia contro Caius Capital. L’hedge fund però non ha alcuna intenzione di arretrare nelle sue accuse nei confronti della banca guidata da Jean Pierre Mustier.

L’Eba – European Banking Authority – ha deciso di non aprire nessuna indagine sulla questione dei cashes (strumenti ibridi usati dalla banca in relazione all’aumento di capitale del 2008) e bocciare de facto la richiesta presentata da Caius, confermando la posizione del 2012. Preso atto con soddisfazione della scelta dell’organismo Ue, la banca milanese ha anche chiesto alle autorità competenti del mercato di verificare se ci siano stati possibili abusi di mercato da parte del fondo, valutando inoltre “qualsiasi altro ricorso al fine di tutelare i propri stakeholder, azionisti e obbligazionisti”.

“Questo (la decisione dell’Eba, ndr.) conferma quanto dichiarato da Unicredit in precedenza, ovvero che il trattamento dei Cashes è stato esaminato e confermato da tutte le autorità competenti e che le azioni ordinarie di UniCredit devono essere computate come CET1”, si legge nella nota dell’istituto di Piazza Gae Aulenti.

Le novità positive per la banca hanno dato linfa al titolo che, in una giornata molto difficile per il Ftse Mib e per i titoli della Galassia Agnelli, si posiziona in cima al listino guadagnando l’1,4%. Secondo gli analisti di Mediobanca Securities, la decisione dell’Eba ha chiuso “su una nota positiva una settimana difficile di Unicredit”, che ha perso quota a Piazza Affari (-22% da maggio).

Anche per gli analisti di una primaria Sim milanese la decisione dell’Eba è “positiva”, perché “pone fine alla diatriba sul trattamento dei cashes di Unicredit” e “conferma la visione della Banca centrale europea che li aveva già riconosciuti come strimenti elegibili al calcolo del Cet1 capital”. Secondo gli esperti, “Unicredit potrà chiudere il secondo trimestre con un Cet1 ratio in area 12,7% in linea con le indicazioni fornite”.

In questo contesto però Caius Capital non molla e continua ad attaccare Unicredit: “La risposta dell’Eba non entra nel merito della sostanza delle nostre gravi accuse. Restiamo convinti che le transazioni sui cashes non rispetta importanti requisiti del Crr (il regolamento europeo sui requisiti prudenziali dei fondi propri degli enti creditizi e delle imprese di investimento”, ha commentato Toby Dodson, partner del fondo. Come si legge in una nota di Caius, “l’Eba ha semplicemente rinviato la soluzione della questione ai programmi di sorveglianza annuale della Bce nell’ambito del Single Supervisory Mechanism (Ssm) piuttosto che aprire un’indagine immediata sul corretto operato della Bce sui Cashes. Una decisione deludente e con implicazioni di lungo termine, che lascia gli azionisti delle banche europee alle prese con una continua incertezza”.

 

 

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