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Ue taglia stime di crescita Pil: un punto in meno nel 2023 ma 2022 migliore del previsto. Sale l’inflazione

Secondo le previsioni economiche dell’Ue, inflazione media annua verso massimi storici nel 2022, Pil al 2,7%. Gentiloni: “Preoccupato stupore” per la crisi politica

Ue taglia stime di crescita Pil: un punto in meno nel 2023 ma 2022 migliore del previsto. Sale l’inflazione

Gli shock scatenati dalla guerra in Ucraina, insieme al riaccendersi della pandemia da Covid-19 mordono la ripresa economica nell’Ue. Nel complesso, il Pil reale dovrebbe crescere del 2,7% nel 2022 e dell’1,5% nel 2023 nell’Ue e del 2,6% nel 2022 e dell’1,4% nel 2023 nell’area dell’euro. L’inflazione media annua dovrebbe raggiungere i massimi storici nel 2022, attestandosi al 7,6% nella zona euro e all’8,3% nell’Ue, per poi scendere rispettivamente al 4% e al 4,6% nel 2023. Maglia nera all’Italia, che addirittura torna a fermarsi, risultando nuovamente all’ultimo posto per performance di andamento del Pil nel 2023. Tuttavia, dato che l’andamento della guerra “e l’affidabilità delle forniture di gas non sono noti, questa previsione è soggetta a un’elevata incertezza e a rischi di revisione al ribasso”, lo ha detto Paolo Gentiloni, Commissario per l’Economia, mentre presentava le previsioni economiche d’estate della Commissione europea. Quanto inciderà su questa stime l’imminente crisi di governo? “Seguiamo gli ultimi eventi politici dell’Italia con preoccupato stupore”, è stata la risposta dell’eurocommissario ed ex premier italiano.

Il rapido aumento dei prezzi delle materie prime energetiche (con le quotazioni del gas vicini ai massimi storici) e alimentari sta alimentando le pressioni inflazionistiche globali, erodendo il potere d’acquisto delle famiglie e innescando una risposta di politica monetaria più rapida di quanto ipotizzato in precedenza. Inoltre, la decelerazione della crescita negli Stati Uniti si sta aggiungendo all’impatto economico negativo della rigorosa politica zero-Covid della Cina.

L’Ue taglia sensibilmente stime Pil 2023

Il tasso di crescita annuale previsto per quest’anno è sostenuto dallo slancio accumulato con la ripresa dello scorso anno e da un primo trimestre più forte di quanto stimato in precedenza. Entrambi portano la crescita acquisita al primo trimestre di quest’anno a un solido 2,7% per l’Ue e al 2,4% per l’area dell’euro. Si prevede che l’attività economica si sia indebolita nel secondo trimestre, ma dovrebbe riprendere quota durante l’estate, grazie a una promettente stagione turistica. Nel 2023, la crescita economica dovrebbe riprendere un po’ di slancio, grazie alla tenuta del mercato del lavoro, alla moderazione dell’inflazione, al sostegno del Pnrr e a una quantità ancora elevata di risparmi in eccesso.

Tuttavia, su base annua si registra una revisione al ribasso di quasi un punto percentuale rispetto alle previsioni di primavera, in cui si stimava una crescita del Pil reale sia nell’Ue che nella zona euro al 2,7 % per l’anno in corso e al 2,3% per il 2023. L’inflazione era vista al +6,1% nel 2022, per poi scendere al 2,7 % nel 2023.

Picco dell’inflazione nel terzo trimestre 2022, calo nel 2023

Si prevede che l’inflazione nell’area dell’euro raggiunga un nuovo picco record dell’8,4% nel terzo trimestre del 2022. Con l’attenuarsi delle pressioni esercitate dai prezzi dell’energia e dai vincoli di approvvigionamento, si prevede che l’inflazione diminuisca costantemente e scenda sotto il 3% entro la fine del 2023. I tassi annuali del 7,6% nel 2022 (8,3% nell’Ue) e del 4% nel 2023 (4,6% nell’Ue) implicano revisioni al rialzo di oltre un punto percentuale rispetto alle previsioni di primavera.

Tutto dipende dall’evoluzione della guerra. Ulteriori aumenti dei prezzi del gas potrebbero rafforzare le forze stagflazionistiche attualmente in gioco che non solo peserebbe sulla crescita, ma anche sulla stabilità finanziaria. Allo stesso tempo, le recenti tendenze al ribasso dei prezzi del petrolio e di altre materie prime potrebbero intensificarsi, determinando una più rapida decelerazione dell’inflazione. Inoltre, i consumi privati potrebbero dimostrarsi più resistenti all’aumento dei prezzi se le famiglie utilizzassero maggiormente i loro risparmi. Infine, la ripresa del Covid rimane un fattore di rischio.

Le previsioni per l’Italia: Pil sopra le attese nel 2022 ma frenata nel 2023

All’inizio del 2022 l’economia italiana si è dimostrata più resistente di quanto previsto in primavera, grazie alla vivace attività edilizia. Nel breve termine, la crescita del prodotto è sostenuta dall’aumento dell’attività dei servizi a seguito dell’abolizione di quasi tutte le restrizioni legate alla pandemia e da una produzione ancora robusta nel settore delle costruzioni. La crescita del Pil reale nel 2022 è prevista al 2,9%, beneficiando di un sostanziale effetto di trascinamento dal 2021 e di una revisione al rialzo della crescita del Pil nel 1° trimestre 2022.

Tuttavia, la perdita del potere d’acquisto reale delle famiglie, il calo del sentimento delle imprese e dei consumatori, le persistenti strozzature dell’offerta e l’aumento dei costi di finanziamento mettono in ombra le prospettive economiche. Pertanto, si prevede che la crescita rimanga contenuta nell’orizzonte di previsione. La crescita del prodotto è stimata solo allo 0,9% nel 2023, anche in considerazione del previsto debole slancio riportato da quest’anno. I rischi per le prospettive di crescita sono inclinati verso il basso, in particolare in vista di potenziali interruzioni delle forniture di gas naturale, data la dipendenza ancora consistente del nostro Paese dalla Russia, nonostante i recenti sforzi di diversificazione.

La spesa per consumi è destinata a rallentare

La spesa per i consumi è destinata a rallentare notevolmente nell’orizzonte di previsione. Le perdite di potere d’acquisto reale delle famiglie, causate dall’impennata dei prezzi dell’energia e dei generi alimentari e dallo shock dei redditi indotto dall’energia, sono solo in parte compensate dalle misure governative e dai risparmi accumulati. Gli investimenti sono aumentati a un ritmo elevato nel primo trimestre del 2022 e continueranno a essere sostenuti dall’attuazione del programma nazionale di ripresa economica. Tuttavia, si prevede che il deterioramento delle prospettive della domanda e l’aumento dei costi di finanziamento incideranno sugli investimenti delle imprese, soprattutto in macchinari e attrezzature. In linea con l’indebolimento delle prospettive globali, le esportazioni di beni sono destinate a rallentare. Per contro, le esportazioni di servizi dovrebbero beneficiare di un’ulteriore normalizzazione dei flussi turistici internazionali.

Il forte aumento dei prezzi dell’energia e dei generi alimentari, unito alle persistenti strozzature dell’offerta, sta facendo lievitare i prezzi al consumo. Si prevede che l’inflazione salga al 7,4% nel 2022 e raggiunga una media del 3,4% nel 2023. Mentre le pressioni sui prezzi dovute alle ristrettezze dei mercati delle materie prime energetiche dovrebbero attenuarsi solo l’anno prossimo, la grave siccità che ha colpito l’Italia settentrionale potrebbe aggravare l’impennata dei prezzi alimentari per i consumatori. Le pressioni salariali sono destinate ad aumentare nel periodo di previsione.

Tuttavia, il passaggio dell’aumento dei prezzi al consumo al costo del lavoro dovrebbe avvenire solo parzialmente e con un certo ritardo, data la lunga durata degli accordi salariali attualmente in vigore e il restante rallentamento del mercato del lavoro. Infine, si prevede che l’inflazione di fondo aumenti fortemente quest’anno e rimanga vicina all’inflazione complessiva nel 2023.

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