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Ucraina e Moldavia: via libera storico del Consiglio Ue alla candidatura. Delusi i Balcani

La mossa metterebbe Kiev sulla strada per Bruxelles, ma non c’è alcuna garanzia che ci arrivi – Sul tavolo dei 27 anche price cap e il caso Kaliningrad

Ucraina e Moldavia: via libera storico del Consiglio Ue alla candidatura. Delusi i Balcani

Porte aperte a Kiev. Il Consiglio Ue ha dato il via libera all’allargamento dell’Unione all’Ucraina e alla Moldavia e si è invece limitato ad esaminare le candidature degli Stati dei Balcani occidentali. I leader dell’Ue a Bruxelles hanno dunque approvato la raccomandazione della scorsa settimana della Commissione europea, e concesso all’Ucraina lo status di candidato. Dopo il viaggio di Draghi, Macron e Scholz a Kiev, il via libera del Consiglio europeo era ampiamente previsto, ma questo non vuol dire che da un giorno all’altro l’Ucraina entrerà nell’Ue come il 28esimo Stato del blocco.

Tanti i temi che affronteranno i 27 Capi di Stato in questo ultimo vertice Ue prima dell’estate: nelle giornata di giovedì 23 e venerdì 24 giugno si discute, oltre all’allargamento dell’Ue, degli sviluppi della guerra e del sostegno europeo a Kiev, della crisi umanitaria, alimentare ed energetica del conflitto e le ricadute su imprese e famiglie, dei seguiti della Conferenza sul futuro dell’Europa. Ma senza ombra di dubbio l’Ucraina sarà la protagonista di questo vertice.

Il presidente del Consiglio europeo Charles Michel ha parlato di “un momento storico sul piano geopolitico”. L’accelerazione sull’adesione di questi Paesi è una scelta che va fatta oggi e che riguarderà il futuro dell’Unione europea, la nostra stabilità e la nostra sicurezza, la nostra prosperità”, ha aggiunto Michel definendo la questione dei Balcani occidentali come “una priorità”. “Impiegheremo tutte le energie in questo processo politico con i leader di questi Paesi e poi parleremo di una decisione estremamente rilevante per il futuro: la prospettiva europea dell’Ucraina”, ha concluso il numero uno del Consiglio Ue.

Ucraina nella Ue: cosa significa per Kiev?

Lo status di candidato è un primo passo ufficiale sulla lunga strada verso l’adesione all’Ue, se concesso non implicherebbe tuttavia l’ingresso automatico, ma aprirebbe la possibilità dei negoziati che potrebbero durare anche anni. Sebbene la Commissione europea raccomandi se l’Ue debba concedere questo status a un candidato, l’ultima parola spetta ai governi membri dell’Ue, che devono agire all’unanimità per dare la loro approvazione.

Sul piano pratico, dunque, l’ingresso dell’Ucraina nell’Ue richiederà molto tempo. Kiev dovrà soddisfare condizioni politiche ed economiche, come il rispetto dei principi democratici. Essa dovrà introdurre provvedimenti per garantire l’indipendenza del potere giudiziario, per contrastare la corruzione, per neutralizzare il potere degli oligarchi, per proteggere i diritti delle minoranze linguistiche, oltre che per adeguare la propria legislazione all’insieme di regolamenti e direttive che regola il funzionamento del mercato interno. Secondo i diplomatici, il processo potrebbe richiedere un decennio per essere completato.

Tuttavia, lo status di candidato ha un valore simbolico. Per i Paesi che aspirano a far parte del club politico ed economico più importante d’Europa, lo status di candidato equivale a un primo sigillo di approvazione.

Alla luce degli ultimi avvenimenti, la nomina dell’Ucraina invierebbe anche un segnale forte alla Russia: l’Ue non si lascia intimidire da Mosca.

Chi sono gli attuali candidati all’adesione?

Durante il Consiglio Europeo si discuterà anche dell’allargamento dell’Unione ai Balcani occidentali: Albania, Macedonia del Nord, Montenegro, Serbia hanno tutti lo status di candidati all’adesione; il Kosovo e la Bosnia-Erzegovina sono classificati come “candidati potenziali”. Ma i leader balcanici sono arrivati senza troppe aspettative, profondamente delusi i governi di Albania e Macedonia del Nord per la sfiducia incassata dal governo bulgaro che avrebbe dovuto rimuovere il veto sull’inizio dei negoziati. Meno preoccupata la Serbia.

Capitolo a parte è la Turchia: dal 2005 si rimandano i negoziati per la piena adesione al consesso europeo.

Prima del Consiglio europeo, i 27 capi di stato e di governo dell’Ue e dei Balcani occidentali si sono riuniti a Bruxelles per discutere dei progressi relativi all’integrazione nell’Ue e delle sfide derivanti dal conflitto in Ucraina. La riunione è stata anche l’occasione per fare il punto sui progressi compiuti in merito agli investimenti chiave nell’ambito del piano economico e di investimenti per i Balcani occidentali, nonché per discutere di questioni geostrategiche, esaminare modi per favorire i contatti interpersonali e promuovere l’allineamento con i valori dell’Ue e con la politica estera e di sicurezza comune.

Ucraina nella Ue: sul tavolo anche gas, spread e crisi alimentare

Il Consiglio Ue affronterà i temi scottanti del gas russo, inflazione, spread e crisi alimentare venerdì. Il price cap sul gas, caro all’Italia, è entrato indirettamente in agenda. Per il presidente del Consiglio Mario Draghi la misura resta una priorità europea ed ha anche una sua valenza politica, quella di una contro-sanzione al Cremlino che sta piano piano sta chiudendo i rubinetti all’Europa. Nell’ultima versione della bozza di conclusioni del Consiglio europeo è stato inserito un riferimento al price cap, una soluzione che però all’Italia non è bastata. Dal summit, infine, non uscirà alcuna decisione operativa sul punto ancora controverso.

Anche il caso Kaliningrad, l’exclave russa situata tra Baltico, Polonia e Lituania, dove il governo lituano ha interrotto da qualche giorno l’arrivo di merci dalla Russia e lo scudo anti spread della Bce planeranno sul tavolo dell’Eurosummit. 

Ultimo aggiornamento venerdì 24 giugno alle 08:01

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