Il colosso finanziario elvetico Ubs Group ha registrato un utile superiore alle aspettative nel secondo trimestre e ha segnalato che la prospettiva di un raffreddamento delle tensioni commerciali globali dovrebbe sostenere i risultati con la ripresa dell’attività degli investitori.
La banca, con sede a Zurigo, ha comunicato stamane che l‘utile netto è stato di 2,4 miliardi di dollari nei tre mesi terminati a giugno. L’attività dei clienti presso la principale divisione di gestione patrimoniale hanno raggiunto i 23 miliardi di dollari, in linea con le previsioni. “Le conversazioni con i nostri clienti e le pipeline di accordi indicano un elevato livello di attività tra investitori e aziende, pronti a investire capitale, mentre si rafforzano le prospettive macroeconomiche”, ha detto la banca nelle sue previsioni.
Da mesi, il colosso internazionale della gestione patrimoniale aveva lanciato l’allarme: l’incertezza sui piani tariffari del presidente degli Stati Uniti Donald Trump stava tenendo gli investitori in disparte e ostacolando gli accordi. Ma ora, il fatto che i principali partner commerciali, tra cui l’Unione europea e il Giappone, stanno raggiungendo un accordo con la Casa Bianca, sta dissipando alcuni timori, sebbene occorra tener conto dell’imprevedibile. “Prima di tutto dobbiamo raggiungere degli accordi e poi si deve vedere se c’è un certo grado di prevedibilità e stabilità in questi accordi“, ha detto l’amministratore delegato di Ubs, Sergio Ermotti, in un’intervista di Bloomberg Television a Zurigo.
Le azioni Ubs sono balzate fino al 3,7% dopo l’apertura a Zurigo per poi retrocedere, ma mantenendo comunque un rialzo di oltre l’1% a 30,98 franchi svizzeri.
Salgono del 20% i ricavi da negoziazione di azioni
La performance di Ubs nel trimestre è stata favorita dai risultati della banca d’investimento, in particolare da un incremento del 20% dei ricavi da negoziazione di azioni, in linea con quelli dei competitor statunitensi. Il risultato è stato trainato anche da fattori tecnici, tra cui un leggero utile nell’unità che liquida gli asset di Credit Suisse e lo scioglimento di accantonamenti relativi a una causa legale pregressa.
L‘utile ante imposte dell’unità di gestione patrimoniale è stato inferiore alle stime, con un reddito basato sulle transazioni inferiore alle aspettative.
Il macigno dei maggiori requisiti patrimoniali chiesti dal governo elvetico
Ubs si trova a dover affrontare requisiti patrimoniali più elevati, fino a 26 miliardi di dollari, nell’ambito di una riforma del governo elvetico che vuole prevenire un’altra crisi come quella vista con il crollo di Credit Suisse. Il prezzo delle azioni di Ubs ha risentito di questa riforma e il titolo risulta ancora in svantaggio rispetto ai competitor internazionali, nonostante una recente ripresa.
I vertici della banca stanno valutando soluzioni per mitigare l’impatto, continuando a cercare di convincere il governo che le regole dovrebbero essere allentate. “Ridurre deliberatamente le dimensioni della banca per ridurre il fabbisogno di capitale non è “un’opzione” per Ubs, ha detto Ermotti. “Avere un business diversificato a livello globale è un punto di forza per noi e per la Svizzera”. La banca sta anche valutando la possibilità di trasferire la propria sede centrale all’estero, secondo quanto riportato da Bloomberg.
All’inizio di questo mese, Ubs ha lanciato un riacquisto di azioni proprie, precedentemente annunciato, fino a 2 miliardi di dollari per la seconda metà di quest’anno, portando il totale per quest’anno a 3 miliardi di dollari.
I rendimenti di capitale per gli investitori oltre quest’anno sono meno certi e la banca ha dichiarato che pubblicherà un aggiornamento sui risultati annuali all’inizio del 2026.
Ermiotti minimizza il dossier dello scandalo delle perdite dei clienti sui derivati
Ermotti in questi mesi ha dovuto affrontare in Svizzera uno scandalo che riguarda le ingenti perdite subite dai clienti legate a complessi prodotti derivati, a causa delle oscillazioni valutarie all’inizio di quest’anno.
“La situazione non mi segnala problemi di governance o controlli di adeguatezza” ha detto Ermiotti a Bloomberg TV dicendo invece che le perdite sui derivati sono state “la sfortunata conseguenza di un utilizzo improprio da parte di chi li utilizza”. L’evento avverso si è verificato quando le valute sottostanti i derivati hanno preso direzioni inaspettate, causando ad alcuni clienti perdite superiori a quelle inizialmente investite. Ubs all’inizio del mese ha riesaminato il ruolo di sei manager coinvolti nella situazione e alcuni di essi hanno già lasciato la banca.
“Si tratta di una questione che riguarda meno di 200 clienti in località molto specifiche” e “una manciata di consulenti”, ha affermato Ermotti. “Avevamo più di 3.000 clienti che utilizzavano questi prodotti nell’ambito di un quadro di allocazione delle attività e propensione al rischio molto definito”. I prodotti noti come Range Target Profit Forwards sono derivati valutari complessi e difficili da comprendere per gli investitori inesperti, secondo l’associazione svizzera degli investitori al dettaglio Sasv, che afferma di essere in contatto con i clienti interessati.