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Twitter è di Elon Musk, che l’acquista per 44 miliardi di dollari e infiamma Wall Street

Colpo di scena a Wall Street: il cda di Twitter approva all’unanimità la vendita al miliardario Ceo di Tesla – Una volta completata l’operazione Twitter lascerà Wall Street

Twitter è di Elon Musk, che l’acquista per 44 miliardi di dollari e infiamma Wall Street

Elon Musk riaprirà le porte di Twitter a Donald Trump? I media Usa si fanno questa domanda dopo la svolta delle trattative tra il tycoon dell’auto elettrica e i principali azionisti del social network, che ha chiuso in rialzo del 5,5%. Grazie a un’offerta di 44 miliardi di dollari, Musk potrà acquistare l’intero capitale dell’uccellino e ritirarlo dalla Borsa. Per farne cosa? Una voce “libertaria”, insofferente dei veti anche nei confronti dei predicatori d’odio? Uno strumento per migliorare le relazioni con la Cina, con cui Musk ha buoni rapporti? La novità ha comunque scosso gli equilibri di Wall Street, risvegliando la politica interna Usa e aprendo virtualmente la campagna elettorale per le elezioni di novembre.

Trump alle prese con le multe della procura di New York

Trump ha già risposto che Twitter non gli interessa perché già dispone di un suo network. Semmai, lo preoccupa l’ordinanza del giudice di New York che lo multa di 10mila dollari al giorno finché non consegnerà documenti all’indagine per evasione fiscale.

Recuperano i listini Usa, nella convinzione che la stretta della Fed, tutto sommato, non potrà essere così pesante come temuto. Frena l’aumento delle obbligazioni e l’ascesa del dollaro, comunque ai massimi da sei anni. A restituire un po’ di ottimismo al Toro, infine, arriva da Pechino nella notte l’impegno della Banca centrale a sostenere l’economia e a risollevare così le borse, scivolate ai minimi dopo cinque sedute al ribasso. In questa cornice passa in secondo piano la cronaca della guerra ucraina, ormai destinata a tempi lunghi. Così come le sanzioni Ue sul petrolio, che slittano di una settimana.

Riparte il tech, ma fa paura il lockdown di Pechino

Prepotente il rimbalzo delle borse dell’Asia Pacifico dai minimi di periodo toccati ieri; a guidare il movimento sono i tech cinesi. L’Hang Seng Tech di Hong Kong guadagna il 5,5%, dal -5% di ieri. Tutti e trenta i componenti sono in positivo. XPeng +10%. JD.Com +9%, Baidu +8%.

L’Hang Seng di Hong Kong è in rialzo dell’1,9%, CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzen +1,4%. Torna ad apprezzarsi lo yuan, dopo cinque sedute consecutive di ribasso.

Restano però in piedi le preoccupazioni per la svolta dirigista dell’economia, che coincide con la campagna Covid zero. Dopo Shanghai, anche Pechino rischia una stretta feroce alle attività. Ma la banca centrale ha allentato la stretta tagliando la riserva obbligatoria delle banche a fronte della liquidità in valuta estera.

Sale Tokyo, la BoJ alle prese con lo yen debole

Il Nikkei di Tokyo è in rialzo dello 0,7% e il cross dollaro-yen è poco mosso, a 128,1, alla vigilia della riunione della Banca centrale.

Kospi di Seul +0,5%. Nel primo trimestre del 2022 l’economia della Corea del Sud è cresciuta del 3,1% anno su anno. Il consensus era +0,7%.

Nasdaq in ripresa grazie alla cybersecurity e a Musk

Ieri Wall Street ha messo a segno un forte recupero nell’ultima parte della seduta: l’indice S&P500 ha chiuso in rialzo dello 0,7%. Nasdaq +1,3%.

Il Treasury Note a dieci anni tratta a 2,85%, in discesa di tre punti base rispetto a ieri. Si schiaccia la curva dei tassi: lo spread due anni-dieci anni si porta a 19 punti base, da 23 di ieri e circa 40 di dieci giorni fa.

Petrolio WTI in recupero dell’1%, a 99,4 dollari il barile dopo il tonfo di ieri. Gli stati membri dell’Unione europea discuteranno questa settimana un possibile accordo per una suddivisione dei costi di acquisto del gas per ripristinare le scorte e creare delle riserve di fornitura in vista del prossimo inverno.

Eurostoxx, future in ripresa. L’euro rimbalza dai minimi

Dopo l’avvio tormentato di ieri, i mercati sembrano pronti a una correzione: i future dell’Eurostoxx sono in rialzo, l’euro tratta a 1,072, di poco sopra i minimi da due anni toccati ieri.

È scesa intanto la febbre delle obbligazioni. Il tasso del Btp decennale si porta nel finale sotto la soglia di 2,60% e lo spread su Bund poco oltre i 170 punti base dal massimo di 175.

La situazione si fa meno tesa perché il raffreddamento dello scenario sulle commodity fa tornare qualche acquisto sulla parte lunga della curva: Treasury Note a dieci anni a 2,78% da 2,95% della settimana scorsa. Bund tedesco a 0,85%.

Listini europei in rosso nonostante la vittoria di Macron.

Male Parigi, -2,01%, zavorrata da Arcelormittal (-8,35%) e da titoli del lusso come Kering (-4,29%) ed Hermes (-3,87%), sempre attenti alle prospettive del mercato cinese.

All’assemblea di Vivendi (+0,22%), il pdg Arnaud de Puyfontaine ha parlato di Telecom Italia (-2,44%). Con il principale azionista Vivendi (+0,22%) che, per bocca dell’amministratore delegato Arnaud de Puyfontaine, dice che la manifestazione d’interesse del fondo Kkr non si è mai trasformata in una concreta offerta: “In ogni caso, abbiamo ambizioni molto più importanti sul valore di Tim”.

Tracollo di Philips: -11% sul calo degli utili

Ribassi robusti anche a Francoforte (-1,59%) e Londra (-1,89%), legata alle materie prime. Limita le perdite Madrid (-0,89%).

Crolla Philips (-11,25%), ai minimi dal 2016, dopo aver riportato un calo degli utili del primo trimestre a causa di una carenza globale di componenti e un massiccio richiamo di ventilatori.  

A Milano solo 6 blue chip in positivo: -1,51%

Piazza Affari scivola a 23.908 punti e arretra dell’1,53%, in una seduta dai volumi ridotti per la festa del 25 Aprile.

Nel finale solo 6 blue chip hanno un segno positivo davanti, sui 40 componenti del FTSEMIB. Tra i pochi titoli in terreno positivo alcune utilities, promosse dal report di Deutsche Bank.

Brilla solo Enel. Verso la vendita di Celg in Brasile (2 miliardi)

Su tutte Enel (+1,5%), maglia rosa di giornata. Secondo indiscrezioni, il gruppo sta trattando la vendita di Celg-D, la sua società di distribuzione di energia in Brasile, operazione che potrebbe valere due miliardi di dollari di valore. Tra le aziende interessate all’acquisto della società che distribuisce energia nello Stato centro-occidentale brasiliano di Goias e serve 3,27 milioni di clienti ci sono le brasiliane Cpfl Energia, Neoenergia e Edp Energias do Brasil.   

Seguono A2a (+0,3%) e Snam (+0,1%). Tra le altre blue chip chiudono in territorio positivo campari (+0,4%), Azimut (+0,3%) e, tra i bancari, Banco Bpm (+0,7%).

Male automotive e moda. Crollano i petroliferi

In fondo al listino i petroliferi: Tenaris -6,8%, Saipem -6,4%. Male anche l’automotive: si deprimono Cnh (-5,4%), Iveco (-3,34%) e Stellantis (-2,38%). Nel lusso cede Moncler (-4,68%).

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