Le mosse di Donald Trump, annunciate ieri dopo la conferenza stampa con il segretario generale della Nato Mark Rutte nello Studio Ovale, segnano una svolta: la pazienza con Putin sembra finita. “Ho pensato che fosse il momento giusto per nuove sanzioni contro la Russia”, ha dichiarato il presidente americano, confermando che il vertice di Budapest è cancellato, “ma lo avremo in futuro”. “Ogni volta che parlo con Vladimir la conversazione va bene, ma non porta da nessuna parte. È il momento di fare un accordo.”
Le misure colpiscono direttamente i big oil russi, “che finanziano la macchina da guerra del Cremlino”, come ha precisato il segretario al Tesoro Scott Bessent, aggiungendo che Washington è “pronta ad andare oltre se necessario”. “Speriamo che Putin diventi ragionevole”, ha commentato Trump. “Speriamo che diventino ragionevoli entrambi. Zelensky e Putin si odiano. L’odio che c’è tra di loro è sostanziale”.
Trump alza il tiro contro Putin e si allinea alla Ue
Spazientito dalla mancanza di progressi sul fronte ucraino, Trump ha deciso di allinearsi con l’Unione europea e di intensificare la pressione su Mosca. Le sue affermazioni rappresentano il culmine di giorni di tensione, conclusisi con il rinvio del vertice di Budapest.
Il presidente ha anche anticipato un nuovo capitolo della sua diplomazia: “Incontrerò Xi in Corea e parlerò con lui di come chiudere la guerra. Credo che sarà molto ricettivo. Ha una grande influenza su Putin. È un uomo rispettato, un leader molto forte, e parleremo sicuramente di Russia e Ucraina.” Ma niente Tomahawk per Kiev: “Ci vuole un anno per imparare a usarli. Gli ucraini non possono farlo. L’unico modo in cui un Tomahawk può essere sparato è se lo lanciamo noi, e non intendiamo farlo.”
Vertice a rischio flop
Negli ultimi giorni Trump era tornato a punzecchiare Putin, minacciando nuove forniture di armi e sanzioni secondarie per bloccare le esportazioni energetiche russe. Ma il Cremlino ha saputo giocare d’anticipo: una telefonata del 16 ottobre – alla vigilia della visita di Zelensky a Washington – è bastata a riportare il presidente americano su posizioni più morbide.
Aveva così negato i missili e ripreso la retorica di Mosca, invitando il leader ucraino a “cedere l’intero Donbass per non essere distrutto”. Poi, l’annuncio del vertice di Budapest.
Rutte, forte del patto Nato che spinge i Paesi membri a investire il 5% del Pil in difesa, ha capito che era il momento di intervenire. È volato a Washington per “raddrizzare” la linea americana.
Nel frattempo, la diplomazia è tornata in stallo: Lavrov ha chiarito al segretario di Stato Marco Rubio che Mosca non intende accettare una tregua e pretende “l’intero Donbass”, oltre alla rimozione delle “cause di fondo” del conflitto. Ma Rubio ha cercato di riaprire spiragli: “Vorremmo ancora incontrare i russi”, ha detto ai giornalisti. “Saremo sempre interessati a un dialogo se ci sarà l’opportunità di raggiungere la pace.”
Zelensky apre al compromesso, Putin sempre più isolato
Risultato: Budapest cancellata. Ma l’incontro con Rutte resta, e serve a ricucire i rapporti tra Washington e gli alleati. Zelensky tende la mano: “Congelare la guerra lungo la linea attuale del fronte, come proposto dal presidente Trump, sarebbe un buon compromesso.”
Anche gli europei si allineano. Proprio oggi a Bruxelles si apre il Consiglio europeo, dove i 27 leader hanno approvato il 19esimo pacchetto di sanzioni contro la Russia. Tra le novità, stop graduale alle importazioni di gas russo, divieti su banche e sistemi di pagamento, restrizioni sulle criptovalute e colpi alle entità di Paesi terzi che provano a eludere le misure. Nuovi limiti riguardano anche commercio, tecnologia e circolazione dei diplomatici russi. La Slovacchia ha tolto il veto dopo garanzie sull’energia. L’Alta rappresentante Kaja Kallas sottolinea: la Russia dovrà pagare per i danni in Ucraina, con tutti gli Stati membri pronti a condividere il rischio. Così, Putin si ritrova isolato: insistendo sulla resa totale di Kiev, conferma di essere l’ostacolo numero uno alla pace.
Pressione su Mosca e caso Storm Shadow
Rutte sembra aver convinto Trump che è tempo di aumentare la pressione. Le nuove sanzioni, annunciate dal segretario al Tesoro Bessent, saranno “le più grandi fino ad ora” e colpiranno direttamente Rosneft e Lukoil.
Nel frattempo, il Wall Street Journal rivela che Washington avrebbe dato il via libera all’uso dei missili britannici Storm Shadow, già impiegati per colpire l’impianto russo di Bryansk, dove si producono esplosivi e carburante.
Trump ha smentito qualsiasi coinvolgimento negli attacchi, ma resta un fatto: per colpire la Russia, Kiev ha bisogno dell’intelligence americana. I Tomahawk servirebbero allo stesso scopo, ma il presidente frena, sperando che le nuove misure economiche bastino a spingere Putin al tavolo dei negoziati.
Ultimo aggiornamento giovedì 23 ottobre 2025 alle ore 11.30