Era una delle sue promesse elettorali più ripetute: “Con me, la guerra finisce in 24 ore”. Ma oggi quella dichiarazione sembra dissolversi nel duro realismo della guerra tra Russia e Ucraina. In un’intervista alla Nbc, Donald Trump ha ammesso che “forse la pace non è possibile“, a causa dell’”odio tremendo” che separa Volodymyr Zelensky e Vladimir Putin.
“Stiamo parlando di un odio profondo tra questi due uomini e tra i loro generali. Combattono duramente da tre anni”, ha detto il presidente, lasciando però aperto uno spiraglio: “Ci sono comunque ottime possibilità di farcela”.
Intanto, il processo diplomatico appare bloccato. Il Cremlino ha ignorato la proposta americana di un cessate il fuoco di 30 giorni, avanzando invece un’offerta di tregua limitata a tre giorni per le celebrazioni del Giorno della Vittoria, il 9 maggio. Kiev ha respinto l’idea, denunciando i continui raid russi e definendo la proposta “cinismo di altissimo livello”.
Putin, dal canto suo, si dice sicuro di poter vincere “senza l’uso dell’arma nucleare” e parla di una futura “riconciliazione inevitabile”. Ma i bombardamenti su Kiev e sulla regione di Sumy – dove si sospetta la creazione di una zona cuscinetto – raccontano una realtà opposta. “Non ci fidiamo”, ha dichiarato Zelensky.
Nel frattempo, la Casa Bianca rafforza il sostegno militare all’Ucraina. Secondo il New York Times, un sistema di difesa Patriot attualmente operativo in Israele sarà trasferito a Kiev. Un chiaro segnale che l’amministrazione Trump, pur scettica sulla possibilità di pace, si prepara a un conflitto ancora lungo.
Niente terzo mandato ma sulla Costituzione: “Non so se devo rispettarla”
Nel corso dell’intervista, Donald Trump ha escluso l’ipotesi di un terzo mandato – vietato dal 22° emendamento della Costituzione americana – ma ha già indicato due nomi per la possibile successione: il segretario di Stato Marco Rubio e il vicepresidente J.D. Vance. Una mossa che suggerisce la volontà di consolidare l’eredità politica e portare a termine in tempi rapidi un’agenda ambiziosa e radicale.
Poi un nuovo passaggio sull’ipotesi di annessione della Groenlandia, rilanciata come obiettivo “strategico” del secondo mandato. Trump ha invece smentito le voci su una possibile inclusione del Canada: “Non sarà il 51° Stato americano”, ha precisato, chiudendo ogni speculazione.
Molto più controverso, però, il passaggio dedicato alla Costituzione. Interrogato sul diritto al giusto processo per i migranti, il presidente ha risposto: “Non lo so. Non sono un avvocato. Non so se è mio compito rispettare la Costituzione“. Una frase che ha riacceso le polemiche sul suo approccio ai limiti del potere esecutivo.
Dal suo insediamento, Trump ha firmato oltre 140 ordini esecutivi, molti dei quali diretti a restringere l’immigrazione, indebolire normative ambientali e ridurre le tutele federali.
Dazi al 100% contro i film stranieri: “Hollywood è sotto attacco”
Terminata l’intervista, Donald Trump è tornato a farsi sentire dal suo social Truth con una nuova proposta sui dazi. Nel suo sforzo dichiarato di “proteggere l’identità americana”, Trump ha annunciato l’avvio di un processo per imporre dazi del 100% su tutti i film prodotti all’estero. Secondo il presidente, “l’industria cinematografica americana sta morendo”, a causa degli incentivi offerti da altri Paesi per attrarre registi e produzioni lontano dagli Stati Uniti.
“Questa è una minaccia alla sicurezza nazionale“, ha scritto su Truth Social, “è propaganda”. Il provvedimento, che minaccia di sconvolgere gli equilibri del mercato globale dell’intrattenimento, è già al vaglio del Dipartimento del Commercio.
Alcatraz riapre: “Per i criminali più spietati”
Infine un altro gesto simbolico, come già fatto in altre circostante (si veda il cambio nome al Golfo d’America). Trump ha annunciato la ricostruzione e la riapertura del carcere federale di Alcatraz, chiuso da oltre sessant’anni. La famigerata prigione sull’isola della baia di San Francisco, celebre per aver ospitato Al Capone e altri detenuti di massima pericolosità, tornerà a funzionare per accogliere – secondo le parole del presidente – “i criminali più spietati e violenti d’America“.
Trump ha dichiarato che il penitenziario sarà “sostanzialmente ampliato” e dotato delle “più avanzate tecnologie di sorveglianza e detenzione”. Un ritorno al passato che punta a rafforzare la linea dura in materia di ordine pubblico e repressione, uno dei pilastri del secondo mandato presidenziale.