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Trimestrali Usa, Musk sempre più su: ora punta a doppiare VW

La sfilata dei conti dei colossi Usa della tecnologia conferma che sono loro i nuovi leader dell’economia. Tesla manterrà le promesse? Per alcuni è una follia. E Facebook già controlla una quarto della pubblicità mondiale su Internet

Trimestrali Usa, Musk sempre più su: ora punta a doppiare VW

E chi li ferma più i padroni del futuro? Elon Musk, in attesa di completare il razzo che lo porterà su Marte, festeggia i nuovi record di Tesla, che da sola vale di più delle nove case a quattro ruote che la seguono in classifica. Mark Zuckerberg, osteggiato da politici, intellettuali e dal fuoco di fila innescato dalle accuse di un ex dipendente, Frances Haugen, in tour per l’Europa a denunciare le sue malefatte, inonda il mercato di dollari e si prepara ad annunciare lo sbarco sul “metaverso”, l’Internet in 3 D dove le sue leggi varranno più dell’Antitrust. E la replica di Jeff Bezos, il terzo “master of the universe”, non si è fatta attendere: sarà sua la prima stazione permanente nello spazio, abitata tutto l’anno. E così via. La sfilata dei conti dei colossi Usa della tecnologia offre l’occasione per prender atto che, nonostante le levate di scudi Antitrust e le timide riforme fiscali, la bilancia del potere pende sempre di più a favore dei nuovi leader dell’economia (Apple, Alphabet e Microsoft compresi) spesso in odore di monopolio. Vincenti anche se, ormai, più temuti che simpatici.

E’ il caso anche di Elon Musk, premiato lunedì a Wall Street da un rialzo del 12% abbondante che ha catapultato il titolo Tesla oltre la soglia di mille miliardi di valore, dentro un ristretto club cui appartengono Apple, Alphabet, Microsoft, Amazon e Facebook (oggi “solo” a 962 milioni) e la saudita Aramco. A questi prezzi, il pacchetto di Musk in Tesla, cresciuto del 40% da gennaio, vale 172 miliardi di dollari, più del valore di Exxon Mobil o di Toyota. Solo una tappa nella scalata dell’inventore che, secondo Morgan Stanley, sarà il primo uomo a possedere più di mille miliardi di dollari, grazie alla prevedibile ascesa di Space X che si accinge a coprire lo spazio di satelliti per la trasmissione di Internet e non solo. 

L’occasione per l’ennesimo boom di Tesla è stato il maxiordine di Hertz, la società di noleggio auto appena rilanciata sul mercato che ha deciso di acquistare centomila Tesla in un colpo solo. La reazione di Musk? ”Non capisco il perché di questo rialzo. Tesla non ha il problema di vendere, semmai di fornire al mercato tutte le auto che chiede”. E qui un’altra delle sue scommesse all’apparenza pazzesche: da mezzo milione di auto all’anno ad oltre 20 milioni nel 2030, il doppio di Volkswagen. Andrà così? 

Una parte del mercato ci crede: già quest’anno del resto decollerà la fabbrica di Shanghai così come quella di Berlino o la terza unità negli Stati Uniti. Ma, dice Pierre Ferragu di New Street Research che ha per Tesla un target price di 1.400 miliardi di dollari, la scommessa è un’altra: da costruttore di auto Tesla è destinata a diventare soprattutto un fornitore di software, a partire dai sistemi di guida autonomi. Così come capita già per il “full – self driving”, il sistema di guida autonomo che costa 10 mila dollari (o 199 dollari/mese in affitto). Per ora non è autorizzato ma, secondo Ferragut, “nel 2030 rappresenterà il 75 per cento delle entrate di  Tesla”.

Altri sono assai più scettici. Uno studio di Mirabaud rileva che l’ordine di Hertz vale 4,2 miliardi di dollari ma ha provocato un rialzo in Borsa di 80 miliardi. “E’ una follia” ripetono in coro altri analisti, come Bernstein che si domandano come Tesla possa raggiungere certi obiettivi con soli quattro modelli”. Ma, a proposito di Musk, più dei numeri conta la fama del tycoon.

Non è più così per Mark Zuckerberg, nel mirino di autorità, Ong e delle accuse di un’ex dipendente basata sui documenti interni da cui risulta che, invariabilmente, ha privilegiato i profitti all’etica. “Sono documenti scelti apposta per fornire un’immagine sbagliata”, ha replicato il proprietario di Facebook consolandosi con 7,9 miliardi di profitti in un trimestre ricavati soprattutto dalla pubblicità digitale: il 23.7% del mercato mondiale, una posizione quasi inattaccabile. 

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