Condividi

Trevi, Caselli: ricapitalizzazione, boom di Borsa e ora “una nuova vita”

INTERVISTA A GIUSEPPE CASELLI, nuovo Ad del Gruppo Trevi – Dopo il rafforzamento patrimoniale promosso da Cdp e sostenuto da Polaris e Intesa Sanpaolo, il titolo del gruppo di ingegneria del sottosuolo sta facendo scintille in Borsa e nel 2020 è quasi raddoppiato di valore – “Ora possiamo finalmente pensare al prossimo futuro e impegnarci sul rilancio industriale”, ma l’ingresso nel polo delle costruzioni raccolto intorno a Webuild non è in agenda.

Trevi, Caselli: ricapitalizzazione, boom di Borsa e ora “una nuova vita”

“Terminato il rafforzamento patrimoniale della società possiamo finalmente pensare al prossimo futuro e impegnarci sul rilancio industriale”, esordisce così Giuseppe Caselli, dallo scorso autunno amministratore delegato del gruppo Trevi, intervistato da FIRSTonline. Manager con un passato professionale di rilievo, vissuto prevalentemente all’estero fra Africa orientale, Medio Oriente, Asia centrale e Norvegia al servizio di Saipem, prima del Covid-19 Caselli ha preso in mano il timone della società leader mondiale dell’ingegneria del sottosuolo, determinato, insieme ad altri dirigenti di comprovata esperienza e professionalità, a cambiarne la storia recente, ma soprattutto futura. “Stiamo già lavorando a 360 gradi sul rinnovamento dei processi, dei prodotti e dei mercati senza trascurare nessun aspetto che possa ottimizzare la marginalità. La rinnovata fiducia che Cdp Equity, tramite FSI Investimenti, e Polaris Capital Management ci hanno dimostrato sottoscrivendo parte consistente dell’aumento di capitale, ci sprona e ci incoraggia in questo progetto di rilancio della società”.

Ingegner Caselli, Trevi è in questo momento uno dei titoli più spumeggianti della Borsa italiana: nel 2020 ha guadagnato oltre il 90%, nell’ultimo mese il valore è triplicato, con exploit a doppia cifra anche in questa settimana. E’ l’effetto del rafforzamento patrimoniale legato all’aumento di capitale appena realizzato e la riconferma da parte di soci d’eccellenza come la Cdp attraverso FSII e Sace, Polaris e banche del calibro di Intesa Sanpaolo?

“E’ sempre complicato interpretare il mercato azionario, ma sicuramente la positiva conclusione del piano di ristrutturazione e il buon posizionamento del gruppo sul mercato hanno inciso. Voglio rimarcare anche la grande resilienza di questo gruppo perché – nonostante le innumerevoli difficoltà dirette e indirette collegate al processo di ristrutturazione ed il suo protrarsi, basti pensare che per quasi 2 anni abbiamo dovuto operare con scarsissime capacità economiche e finanziarie – è comunque riuscito a completare lavori importanti e soprattutto a conquistarne di nuovi. Ad esempio, solo per citarne alcuni, la nuova metro di Parigi, la diga di Herbert Hoover negli Stati Uniti, il nuovo complesso residenziale e direzionale di Francoforte e il ponte di Chacao in Cile. Un segnale concreto che riconferma la credibilità e la capacità tecnologica che il mercato mondiale riconosce al gruppo Trevi”.

Messo alle spalle il rafforzamento patrimoniale, il gruppo Trevi può concentrarsi sull’evoluzione industriale: che cosa ha in mente e qual è il suo programma in tal senso?

“Abbiamo diversi cantieri di lavoro aperti, se così possiamo dire, anche all’interno della nostra organizzazione. Come prima cosa abbiamo guardato al mercato riorganizzando e ottimizzando la nostra presenza all’estero, concentrandoci sulle aree di maggiori potenzialità, con una migliore marginalità e possibilmente minori rischi, avviando nuove partnership commerciali con i players mondiali dell’EPC, cioè le società che gestiscono tutte le fasi, dall’ingegneria all’approvvigionamento di materiali, dalla costruzione alla messa in servizio dei lavori per grandi opere infrastrutturali e impianti. In parallelo stiamo accelerando sull’ammodernamento dei processi interni per avere un maggiore controllo ed una migliore gestione, avere informazioni puntuali unitamente ad una rapidità decisionale… il tutto si traduce in maggiore efficienza. La svolta che stiamo imprimendo viene agevolata anche da una nuova politica sulle risorse umane improntata alla ricerca di talenti e alla valorizzazione delle professionalità preesistenti”.

Il Governo sembra orientato a lanciare finalmente il piano sblocca-cantieri con cui rafforzare la dotazione infrastrutturale del Paese che può trainare la crescita allontanando lo spettro della recessione: per voi può essere un volano della definitiva svolta?

“Potrebbe rappresentare un’importante opportunità di crescita sia in termini di ricavi che di professionalità, in quanto il mercato domestico rappresenta oggi soltanto il 10% dei nostri ricavi totali. Dopo la cessione della divisione Oil&Gas, conclusa a fine marzo 2020, il gruppo è tornato a concentrarsi sul core business delle fondazioni speciali: in Trevi realizziamo tutte le opere specialistiche nel settore delle costruzioni e infrastrutture (metropolitane, reti ferroviarie, ponti, dighe, porti, banchine, edilizia civile e industriale e lavori ambientali), mentre con Soilmec progettiamo e produciamo le macchine funzionali a fare le opere. Sottolineo che il valore aggiunto generato dallo scambio di conoscenze e competenze fra l’ingegnerizzazione e realizzazione delle opere specialistiche (Trevi) e la produzione di macchine operatrici (Soilmec). Questo scambio virtuoso da un lato genera la possibilità di realizzare opere per il sottosuolo sempre più innovative e sicure, e dall’altro macchinari sempre più performati e tecnologicamente avanzati”.

La carenza di adeguate infrastrutture in Italia ha sicuramente molte cause tra cui il ruolo frenante della burocrazia: qual è il suo giudizio e che cosa occorre che succeda perché stavolta il piano del governo funzioni e permetta davvero di superare il gap infrastrutturale con altri Paesi?

“Le rispondo con 3 parole: convinzione, volontà e determinazione. Occorre prendere consapevolezza che le infrastrutture sono fondamentali per il rilancio, ma anche per lo sviluppo del Paese perché creano lavoro nell’immediato, aiutano il Sistema Paese e restano un lascito importante per le generazioni future”.

Negli ultimi giorni la Borsa ha premiato le società di costruzioni con un occhio alle mosse del Governo ma anche ai piani di rilancio delle opere pubbliche e delle infrastrutture nel mondo, a partire dalle promesse di Donald Trump negli Usa: per Trevi come va la raccolta di ordini nel mondo?

“La pandemia del Covid-19, che tanti problemi ha creato e sta creando, ha accelerato la presa di coscienza, non solo in Italia, ma in gran parte del mondo, che dobbiamo rilanciare il mercato delle costruzioni e infrastrutture. Negli Stati Uniti, ad esempio, dove Trevi ha un’organizzazione stabile che concorre al 20% dei nostri ricavi totali, il presidente Trump dovrebbe annunciare a breve un piano di investimenti straordinario sulle infrastrutture da quasi 1.000 miliardi di dollari”.

Nei prossimi giorni Trevi terrà la sua assemblea di bilancio: si può sintetizzare in pochi numeri lo stato di ritrovata salute e le prospettive generali del gruppo?

“Il gruppo Trevi riparte da una manovra finanziaria che complessivamente ha avuto effetti di ricapitalizzazione per circa 400 milioni di euro ed ha ridotto i debiti verso le banche a livelli sostenibili, con un focus strategico definito ed un management per perseguirlo”.

Nei mesi scorsi la Cassa depositi e prestiti si è impegnata per realizzare intorno a Salini Impregilo (oggi Webuild) un polo nazionale delle costruzioni che rilanciasse un settore decisivo per la crescita economica dell’Italia e si è a più ripresa ipotizzata la possibilità che nel polo entrino a far parte nuovi soggetti come Trevi: è un’ipotesi attuale e che può portare all’entrata in campo di Trevi? Che cosa significherebbe per il vostro gruppo?

“Ho letto anche io queste indiscrezioni sui giornali che, per altro, sono già state smentite e quindi non ha senso commentarle”. 

Commenta