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Tiene la Cina, ancora record a Wall Street, l’Europa guarda a Nizza

Dati macro cinesi tutti sopra le attese – Negli Usa le trimestrali e i dati sul lavoro riaccendono la propensione al rischio – In Europa Milano ha chiuso 5 sedute al rialzo su 6 – Unicredit apre all’aumento di capitale, Mps beneficia dell’attesa sull’imminenza di un accordo sugli Npl – Offerte Rcs: ultima giornata, Cairo punta sui fondi

Tiene bene l’economia cinese, che registra a fine giugno una crescita del 6,7% (contro il 6,6% del primo trimestre). L’industria frena ma meno del previsto grazie al sostegno dello yuan debole. A garantire la crescita sono stati gli investimenti nell’immobiliare e nelle infrastrutture sostenuti dall’aumento della spesa pubblica (a giugno +19,9%). In ogni caso i dati macroeconomici sono tutti sopra le attese. Un quadro migliore del previsto, che ha consentito ai mercati asiatici di avviarsi a chiudere in bellezza la settimana: a Tokyo l’indice Nikkei avanza di un altro 1,2% portando a +9% il bilancio delle ultime cinque sedute. Le altre Borse dell’emisfero Asia-Pacific sono ai massimi da 8 mesi.

Le tensioni geopolitiche, compreso l’ultimo, terribile attentato di Nizza, non frenano più di tanto l’energia del Toro, repressa da inizio anno dal timore di un rallentamento della crescita Usa. Svanita questa paura i mercati hanno preso velocità. In questa cornice passa in secondo piano il mancato taglio del tasso di sconto inglese. E l’Europa scommette che una soluzione per i problemi delle banche italiane, a questo punto, è solo questione di tempo.

CONTI RECORD PER JP MORGAN. SI RIACCENDE LA BATTAGLIA MONSANTO

La Borsa americana ha abbattuto così altri record. L’indice Dow Jones (+0,73%) ha aggiornato il massimo storico a quota 18.537,57. Idem per lo S&P 500, che ha toccato quota 2.168,99, con chiusura in rialzo dello 0,52%, mentre il Nasdaq è salito dello 0,57%. La Borsa americana è arrivata così al quarto giorno consecutivo da record per l’S&P500: una sequenza del genere non si vedeva dal 2004.

I dati macroeconomici segnalano un’assenza di tensioni nel mercato del lavoro ed un lieve surriscaldamento dell’inflazione. Le richieste settimanali di sussidi di disoccupazione sono rimaste invariate a quota 254 mila unità, rispetto alle 265 mila attese dal consenso. I prezzi alla produzione per la domanda finale invece sono saliti dello 0,5% a giugno e quelli core dello 0,4% (per entrambi i dati il consenso prevedeva un aumento dello 0,2%).

Il denaro sta lasciando i rifugi, risale la propensione al rischio e il bond decennale degli Stati Uniti è salito di 5 punti a base a 1,54%, massimo delle ultime due settimane. Il petrolio Brent ha chiuso in rialzo del 2,4% a 47,4 dollari il barile.

Decisiva anche la spinta dei conti trimestrali di JP Morgan (+2,5%), che ha trascinato l’intero settore bancario Usa in rialzo dell’1,7%. La prima Banca degli Stati Uniti ha comunicato di aver chiuso il secondo trimestre con un utile per azione di 1,55 dollari, 8 centesimi di dollaro in più delle aspettative grazie ai ricavi da trading migliori del previsto.

Sul fronte societario si riaccende la partita Monsanto. La tedesca Bayer ha reso pubblica ieri la nuova offerta per il gruppo Usa: 125 dollari per azione, ovvero oltre 64 miliardi di dollari. A complicare l’operazione è il possibile inserimento nella sfida di Basf. La posta in gioco è la creazione del più grande fornitore agrochimico e di semi del mondo.

Brillano a Wall Street i titoli giapponesi. Le azioni di Line, rivale giapponese (ma di proprietà di una società coreana) di WhatsApp hanno messo a segno ieri un rialzo del 35% nel giorno del debutto Usa. Il titolo Nintendo è salito in settimana di circa il 50% dopo lo straordinario successo ottenuto da Pokemon GO. Niantic, la controllata di Google che ha collaborato al progetto (di cui è azionista), ha anticipato che faranno la comparsa nel gioco dei luoghi sponsorizzati, dove gli utenti dovranno andare per catturare Pokemon rari o per prendere i regali del PokéStop. 

BERNANKE SUGGERISCE A TOKYO UN BOND PERPETUO

A sostenere l’avanzata dei listini è, al solito, l’atteggiamento delle banche centrali. Tre membri del board della Fed (James Bullard, Denis Lockhart e Robert Kaplan) hanno sostenuto ieri che, in attesa degli sviluppi della Brexit, “non c’è fretta per intervenire sui tassi”.

Ma l’attenzione è concentrata sull’esito della visita a Tokyo dell’ex presidente della Fed, Ben Bernanke, dedicata, secondo le indiscrezioni, a mettere a punto nuovi programmi espansivi per sconfiggere la recessione ormai pluridecennale dell’economia giapponese. Tra i possibili strumenti potrebbe figurare un bond perpetuo, ovvero senza la previsione di un rimborso (in pratica denaro a gratis) da emettere per dare ossigeno ad un vasto programma di investimenti pubblici. È questo, secondo Bloomberg, il progetto che Bernanke ha illustrato nei giorni scorsi ai politici giapponesi, a partire da Etsuro Honda, una delle menti della politica economica di Shinzo Abe.

MILANO +1,6%: CINQUE SEDUTE AL RIALZO SU SEI

Pur condizionata dalla Brexit ed ancor di più dal problema del risanamento delle banche, anche l’Europa si è agganciata al rally dei mercati. Milano ha messo a segno cinque sedute al rialzo sulle ultime sei. Così Piazza Affari si accinge a chiudere una settimana largamente positiva: l’indice Ftse Mib è salito dell’1,6%, a 16.797 punti. Il tasso sul Btp decennale è risalito a quota 1,18%, dopo essersi portato in mattinata a 1,13%, appena sopra il recente minimo di 1,12%, il livello più basso da marzo dell’anno scorso. Lo spread Btp/Bund si conferma sotto i 130 punti base.

Bene Francoforte (+1,5%), Parigi (+1,3%) e Madrid (+0,6%). Londra ha perso lo 0,1% nel giorno dell’inaspettata decisione della Banca d’Inghilterra di confermare i tassi di interesse allo 0,5%: il consensus si aspettava un taglio di 25 punti base, sarebbe stata la prima riduzione del costo del denaro dal 2009. La sterlina si spinge a 1,334 da 1,314 di ieri contro dollaro, massimo delle ultime due settimane. Nel comunicato, l’istituto di credito centrale del Regno Unito afferma di essere pronto all’azione, rimanda ad agosto eventuali nuove misure di stimolo, anche su più fronti. La decisione è stata votata a larga maggioranza, 8 membri contro 1. 

UNICREDIT APRE ALL’AUMENTO DI CAPITALE

A Piazza Affari, sull’onda delle indiscrezioni sulle trattative sul sistema del credito, le banche hanno inserito il turbo. L’indice del settore bancario italiano sale del 3,64%. A guidare la corsa è stata Unicredit, che ha chiuso con un balzo in avanti del 6,5% a 2,15 euro. Stamattina Citigroup alza la raccomandazione a Buy dal precedente Neutral. Il target price è stato alzato a 3,15 euro da 2,40 euro.

Ma il propellente del rialzo l’ha fornito il presidente Giuseppe Vita, dicendo a Reuters che Unicredit dovrà studiare un aumento di capitale perché le recenti cessioni potrebbero non essere sufficienti a soddisfare le richieste della Banca Centrale Europea. Il mercato si aspetta che la prossima mossa del nuovo amministratore delegato Jean Pierre Mustier arrivi dalla Turchia. Dopo la cessione delle quote in Fineco e Bank Pekao, presto potrebbe toccare a Yapi Kredi. 

MPS, PIÙ VICINA LA CURA PER GLI NPL

Anche Monte Paschi è stata tra le migliori blue chip con un rialzo del 4,25%, a 0,3432 euro: è stata la quinta seduta positiva di seguito. La perdita da inizio anno si riduce al 70%. Il tema principale sul mercato riguarda lo smaltimento degli Npl di Mps e l’ipotesi di intervento nel capitale della Banca da parte dello Stato. La Banca senese sta lavorando con il fondo Atlante sul piano per abbattere il fardello delle sofferenze, operazione che è destinata a diventare il punto di riferimento per tutto il settore. JP Morgan dovrebbe gestire la maxi cartolarizzazione di crediti deteriorati su cui potrebbe essere applicata una forma di garanzia statale. Complessivamente il deal potrebbe interessare un pacchetto di Npl (crediti deteriorati) dal valore nominale di almeno 10 miliardi, ma è possibile che l’ammontare finale sia superiore.

Recuperano anche gli istituti più penalizzati nella seduta precedente: Ubi Banca+5,3%, Banco Popolare +5,5%, B. Pop. Emilia Romagna +4,4%. I vertici di Carige (+2,9%) hanno chiesto ad Apollo e all’ex management danni per 1,25 miliardi euro. La prima udienza di trattazione della causa è stata fissata nella prima decina di giorni di maggio del prossimo anno. In grande evidenza anche le assicurazioni: Generali +2,6%, UnipolSai +3,1%.

RIMBALZA FCA. HSBC TAGLIA TELECOM

Deboli le utilities: Snam -0,5%, Terna -1%. Citigroup ha tagliato entrambi i titoli a Sell da Neutral.  Rimbalza Telecom Italia (+1,6%). “Trovo che i prezzi di mercato del nostro titolo non corrispondano ai reali valori della società, attuali e prospettici. Per noi parleranno a breve i fatti. Non ho altro da aggiungere”, ha dichiarato l’ad Flavio Cattaneo. Ieri HSBC ha tagliato la raccomandazione a Hold da Buy, abbassando il prezzo obiettivo a 0,75 euro da 0,80 euro.

Leonardo Finmeccanica (+2%): la società fornirà un servizio integrato di supporto avionico alla flotta degli Eurofighter Typhoon inglesi, il contratto ha un valore stimato di oltre 600 milioni di euro. Bene l’automotive: Fiat Chrysler avanza del 3%.

RCS AL RUSH FINALE: BONOMI OLTRE IL 30%, CAIRO PUNTA SUI FONDI

Oggi gran finale della battaglia per il controllo di Rcs Mediagroup, che ieri ha perso il 7%. La ragione della caduta sta nel fatto che le azioni acquistate da ieri pomeriggio non potranno più essere consegnate all’Opa della cordata di Andrea Bonomi o all’Ops di Urbano Cairo. 

La cordata Bonomi&C ha centrato il primo obiettivo, ossia il raggiungimento della soglia minima per l’accettazione dell’Opa lanciata 1 euro. Le adesioni all’Opa sono salite ieri al 30,35% superando così lo scoglio del 30%. Ieri sera l’Opas promossa da Cairo Communication registrava adesioni pari al 22,03% del capitale. Ma all’appello mancano ancora diversi fondi ed altri investitori che potrebbero consentire a Cairo di avvicinare la soglia minima di validità dell’offerta, ovvero il 35%.

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